E’ lo storico DS del Team Astana – Qazaqstan, per cui lavora da oltre un decennio, ma gli appassionati di ciclismo lo ricordano come colui che ha lanciato le carriere di grandi campioni italiani ed internazionali, da Claudio Chiappucci a Damiano Cunego, passando per Alberto Contador, Stefano Garzelli e Michele Scarponi. Ma i più importanti, per le vittorie ottenute e per le storie da raccontare, sono sicuramente Marco Pantani e Vincenzo Nibali.
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Giuseppe Martinelli è per tutti gli addetti ai lavori “Martino” o “Beppe”, e ieri sera si è raccontato a tutto tondo all’incontro organizzato da CentoCantù e dal C.C. Canturino 1902 con il Presidente Paolo Frigerio presso lo Yacht Club di Como. Nato a Lodetto (Bs) l’11 mrzo 1955 e residente a Rovato, Giuseppe ha un passato da professionista dal 1977 al 1985. Il Giro di Lombardia non lo ha mai finito: “Troppo duro per le mie caratteristiche, una volta mi feci accompagnare su un furgoncino fino alle docce all’arrivo di Como insieme ad un avversario belga”, ed a fine carriera salì in ammiraglia. Nel futuro dell’Astana c’è Simone Zanini, in forza al C.C. Canturino da Juniores, con due vittorie all’attivo quest’anno, e che nel 2023 salirà di categoria rinforzando la squadra Continental kazaka, riservata agli Under 23: “Sono un Direttore Sportivo esigente, chiedo a me stesso, al mio staff ed ai ragazzi di dare sempre il 100% e di non distrarsi soprattutto nei momenti fondamentali, a partire dalle riunioni prima di ogni gara. C’è sempre tempo per svagarsi quando è possibile.”
Il primo campione che ha lanciato fu “El Diablo” Chiappucci: “Con lui ci fu un rapporto in cui la separazione dei ruoli era netta, io ero il DS e lui il corridore”; poi alla Carrera fece lo stesso con Rolf Sorensen e soprattutto Marco Pantani. Martinelli seguiva il campione di Cesenatico già da Allievo, la prima gara fu la Bologna – Raticosa, dove Marco finì terzo: “Voleva la vittoria, mi diceva che c’era poca salita in quella corsa, e con qualche chilometro in più all’insù avrebbe vinto”.
Con il “Pirata” c’è un altro aneddoto particolare: “Alla prima gara da Pro di Marco, l’organizzatore del Gran Premio di Camaiore volle a tutti i costi al via Chiappucci. Non ci riuscì, Martinelli fece invitare Pantani dicendo: “Ti mando qui un futuro grande campione per i prossimi anni”. Il romagnolo non ebbe fortuna in quella occasione ma si rifece nelle stagioni a seguire, come tutti sappiamo. Ma pensando a Marco, Martinelli si è commosso: “Il bello di stare con Pantani non era solamente quando faceva le imprese in salita durante le gare, ma era speciale seguirlo in allenamento, da solo. Lì si capiva davvero la sua stoffa di fuoriclasse. Purtroppo sono state le sue amicizie a rovinarlo nei suoi ultimi anni di vita ed è stato veramente tremendo”.
Pantani è stato fondamentale al Giro 2000 per la vittoria di Stefano Garzelli: “Fece un lavoro incredibile, diede una mano al suo compagno per fargli vincere quel Giro. Con Stefano mi sento spesso e andiamo molto d’accordo. Per il suo lavoro in Rai ci si incontra ogni tanto alle gare ed è sempre una buona occasione per parlarci”.
Poi ci fu il dualismo tra Simoni e Cunego: “A quel Giro nel 2004 Damiano era imbattibile. Lo si era capito già nella prima settimana che aveva tanta classe e in quella famosa tappa di Falzes lo dimostrò. Simoni avrebbe dovuto attaccare per primo, ma poi lo fece Cunego e lo videro solamente all’arrivo”. Dopo la Saeco Martinelli andò alla Lampre per tre stagioni, infine passò per un anno alla Amica Chips ed infine all’Astana, di cui è il DS dal 2010. Il suo primo campione nel team kazako fu Alberto Contador: “Aveva una cura maniacale di tutto, dai materiali alle ricognizioni delle tappe. Mi chiamava spesso tutti i giorni per sapere ogni cosa, ogni dettaglio su tutto”. Poi arrivarono Fabio Aru, Michele Scarponi e Vincenzo Nibali: “Fabio è stato un vero potenziale campione: io e lui eravano caratterialmente agli opposti, ma siamo riusciti a ottenere i podi al Giro, la vittoria alla Vuelta ed al Campionato Italiano, infine i giorni in Maglia Gialla al Tour. Poi lui scelse di andare via ed arrivarono i problemi fisici ed il ritiro a soli 30 anni”.
Sull’Aquila di Filottrano torna la commozione: “Michele era un gran lavoratore: lo volli all’Astana nel 2011 ma poi il Giro vinto da Contador gli fu assegnato e rimase in Lampre fino al 2013. L’anno dopo arrivò finalmente con noi ed è stato un vero corridore: sapeva già cosa bisognava fare in gara prima delle riunioni. Per Vincenzo è stato preziosissimo e sapere poi cosa gli è accaduto è tragico. Un ragazzo straordinario ed un vero professionista”.
Vincenzo Nibali finirà sabato, insieme ad Alejandro Valverde, la sua carriera al Giro di Lombardia: “Il corridore con cui ho avuto il migliore rapporto professionale. Quando vinse la Vuelta in Liquigas ebbi modo di parlare con lui a Madrid e mi resi conto che Vincenzo è un grande uomo, oltre che un vero ciclista. Con lui abbiamo gioito spesso, ha una famiglia meravigliosa e mi rende orgoglioso che abbia scelto di tornare in Astana per chiudere la carriera. Sabato sarà una giornata agrodolce, il Giro di Lombardia è una corsa meravigliosa, speciale, dove il pubblico spinge con il proprio sostegno gli atleti sulle salite, ma poi ci sarà l’addio alle gare di un grande campione italiano e di un avversario leale e unico, quali sono Vincenzo e Alejandro. Quindi poi arriverà un po’ di tristezza, sono due campioni che in gruppo mancheranno molto a tutti”.
Il futuro del ciclismo italiano vive un momento di difficoltà ma Giuseppe Martinelli ha sottolineato cosa manca: “Nel periodo a cui Davide Cassani fu assegnato il ruolo di Commissario Tecnico dell’Italia anche io fui contattato per ricevere l’incarico, ma essendo sotto contratto con l’Astana dovetti rinunciare. Qui da noi è fondamentale avere una squadra World Tour, con i nostri atleti di riferimento. E’ quello che manca, adesso i corridori italiani lavorano principalmente come gregari in squadre straniere e non per vincere le corse. Le cose devono cambiare, trovando manager disposti a investire almeno venti milioni di euro per creare una squadra di altissimo livello in Italia. Nel mondo del ciclismo, in particolare nel World Tour, i team sono delle vere e proprie aziende, con migliaia di dipendenti”.
Un racconto che ha deliziato e commosso la platea presente, grazie alle parole di chi ha fatto davvero la storia del grande ciclismo. Grazie Martino.
A cura di Andrea Giorgini Copyright© InBici Magazine ©Riproduzione Riservata