Ormai ci siamo, tra poche ore inizierà la tanto acclamata fase 2! Più volte abbiamo scritto su Inbici del problema che la mobilità dovrà affrontare dal 4 maggio in poi, indicando anche l’uso della bicicletta come principale mezzo per fare fronte alle problematiche.
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Tuttavia, essendo il nostro territorio nazionale molto vario, occorre anche calarsi nelle realtà locali per comprendere meglio la situazione. A tal proposito abbiamo intervistato Matteo Pedrazzani, attuale Product Manager e figlio del fondatore di TITICI, chiedendogli anche un parere sui possibili sviluppi per il mondo delle due ruote.
Come hai affrontato questo periodo inusuale?
“Io personalmente, essendo ora dipendente, da metà marzo sono stato a casa in cassa integrazione. Essendo la nostra una filiera completamente italiana siamo stai costretti a fermare la produzione, adeguandoci anche alle disposizioni statali. Nonostante ciò siamo riusciti a portare avanti una minima attività di marketing attraverso i Social e varie iniziative”.
“Dal 4 maggio tornerò a essere operativo in sede. – continua Matteo – Il mio ruolo all’interno di TiTiCi è legato alla vendita e allo sviluppo dei progetti che di fatto, per poco più di un mese, si è fermato. In Europa, che rappresenta la fetta maggiore di mercato per noi, tuttavia qualcosa si è mosso. Alcuni ordini sono arrivati e ora dovremo provvedere a evaderli”.
Hai già pensato a cosa farai quando ritornerai in azienda?
“Prima di chiudere per via della situazione, eravamo pronti al lancio di un nuovo telaio su strada, il F-RI02, e ora al rientro arriverà il momento di avviare la produzione. Continueremo a lavorare sul mondo dell’elettrico e riprenderemo le consuete collaborazioni con i co-fornitori, tra i quali Shimano, che in questi giorni erano chiusi”.
In relazione a questa fase 2, pensi che le e-bike possano rappresentare una buona fetta di mercato per i prossimi mesi?
“È da anni che il mondo del ciclismo punta sulle e-bike. La nostra idea, condivisa anche dal titolare Marco Redini, è quella di puntare sulle biciclette elettriche, indipendentemente dalla situazione Covid-19. Credo che in futuro la richiesta di questi mezzi aumenterà. Ci sarà voglia di riscoprire una vita più green, anche nella quotidianità, magari pedalando per andare al lavoro”.
Solitamente c’è anche l’altra faccia della medaglia. Hai constatato anche delle criticità?
“Ho partecipato a qualche tavola attorno a questo tema. Abbiamo rilevato che la gente si lamenta soprattutto per la mancanza di strutture che diano più sicurezza. Secondo me è fondamentale, per raggiungere l’obiettivo, togliere corsie alla mobilità a motore e creare strade dedicate solo alle biciclette. In molte città europee questo si effettua già, in Italia servirà tempo”.
Basterà il tempo o occorrerà altro per fare questo passo importante?
“Servirà un cambio generazionale su più fronti. Tutto si deve muovere attorno alla sostenibilità, non solo nel nostro settore. Sarei curioso di vedere, quando tutto sarà terminato, l’esperienza del Covid a cosa ha portato a livello ambientale. Quali cambiamenti si sono verificati nei consumi e in tutta una serie di cose. Da lì magari potrebbero nascere nuove idee e sperimentazioni”.
a cura di Davide Pegurri per InBici Magazine