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GHIROTTO E L’AUTOMOBILISTA NEGLIGENTE: “ZERO RISPETTO PER CHI VA IN BICI”

GHIROTTO E L’AUTOMOBILISTA NEGLIGENTE: “ZERO RISPETTO PER CHI VA IN BICI”


“L’appello che voglio lanciare è quello del rispetto. Del senso civico. Chi va in bicicletta merita rispetto. Non solo per chi si sposta per divertimento o passione, ma anche per chi si reca a lavorale”.

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Massimo Ghirotto, il “granatiere” della nazionale degli anni Ottanta e Novanta di Alfredo Martini, vincitore di tante corse e numerose tappe al Giro d’Italia, alla Vuelta e al Tour de France, quarto al mondiale su strada ad Agrigento nel 1994, è rimasto vittima ieri mattina di un incidente su strada mentre era in sella alla sua bicicletta. “Fortunatamente non ci sono fratture – dice – ma solo una forte contusione alla spalla, al braccio e all’anca destra. Mi sono ‘arrotato’ con un cicloamatore che viaggiava davanti a me per colpa di un’auto che si è sporta troppo avanti, per immettersi sulla strada mentre usciva dal cancello di una proprietà privata”.

L’amarezza di Massimo Ghirotto non è solo per la caduta: “Infatti, qui è una questione di senso civico – racconta il campione padovano -. Ho ormai 60 anni, sono sempre stato grande e grosso e a cadere adesso ci si fa male. Ero in allenamento con un cicloamatore che avevo incrociato in allenamento, mentre alle mie spalle c’era un amico con il quale sono solito uscire in bici. Il fatto è accaduto ieri mattina verso le 10,30 lungo la strada che da Sant’Elena porta verso Este. Stavamo andando a fare il classico giro sui Colli Euganei per mantenerci in forma e divertirci, e già venerdì avevo fatto 100 km. 

Un uomo sulla cinquantina usciva appunto da una proprietà privata, si è sporto oltre il dovuto costringendo chi mi precedeva ad evitarlo e ad inchiodare con i freni. E io gli sono andato addosso candendo rovinosamente. Tra l’altro facendomi finire a terra sul lato destro del corpo. Nella caduta ho picchiato con il gomito destro che, tra parentesi, ha ancora all’interno delle viti impiantate nel 1984 durante una caduta al Giro delle Fiandre al primo o secondo anno da professionista, in cui mi ruppi il capitello radiale e alla clavicola che ha delle placche inserite post caduta sempre in bicicletta a causa dell’attraversamento improvviso di un gatto. Ho pensato molto prima di scrivere un post pubblico – continua il campione veneto -. Ma ciò che mi ha fatto davvero male è stato il comportamento dell’automobilista. Che se né  andato via senza conoscere il mio stato di salute dopo la caduta e anche le eventuali rotture alla mia bicicletta da corsa. In tanti anni di carriera ciclistica e anche da semplice cicloamatore non ho mai avuto il minimo screzio con nessuno lungo la strada. Ma questo comportamento non lo posso accettare. Per chi va in bici ci vuole rispetto”. 

A cura di Tina Ruggeri ©Riproduzione Riservata-Copyright© InBici Magazine


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