Philippe Gilbert è già nella leggenda recente del ciclismo su strada. Vincitore di quattro delle cinque Classiche Monumento in calendario nel corso della carriera, il vallone si appresta a vivere le ultime stagioni di una carriera lunghissima e ricca di soddisfazioni con il grande obiettivo di conquistare anche la Milano-Sanremo e completare dunque la collezione delle corse di un giorno più prestigiose del calendario internazionale.
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Dalla prossima stagione Gilbert cambierà anche squadra, accasandosi alla Lotto Soudal con un contratto di tre anni, che lo porterà a correre fino a 40 anni, almeno secondo le idee del corridore e del team. Dopo una prima parte di carriera da vincente e dominatore su percorsi vallonati, che gli hanno consentito di vincere Il Lombardia e la Liegi-Bastogne Liegi tra 2009 e 2011, le ultime stagioni ci hanno consegnato un nuovo Gilbert.
Non più il corridore esplosivo, devastante sugli strappi e quasi imbattibile sul Cauberg, dove ha vinto a ripetizione tra Amstel Gold Race e i Mondiali del 2012 grazie ad una progressione inarrestabile nel finale di corsa. Abbiamo scoperto un corridore che fa della resistenza e del passo la sua forza, un corridore che attacca da lontano, con fantasia e coraggio. Un corridore maturo, che non sembra soffrire la pressione del risultato e si concede il lusso di rischiare di perdere per provare a vincere. Un corridore che è cambiato e probabilmente proverà a cambiare ancora, con l’obiettivo della Sanremo in testa. E proprio grazie a queste nuove caratteristiche, Gilbert ha vinto il Giro delle Fiandre nel 2017 con un assolo eccezionale e la Parigi-Roubaix nel 2019 con una prova di forza eccelsa proprio nelle fasi calde della gara.
La Sanremo è senza dubbio nelle sue corde. Il vecchio Gilbert è già salito a più riprese sul podio, ma non entra nei primi 10 ormai dal 2011. Un’eternità. Cipressa e Poggio possono giocare a suo favore, considerando che difficilmente potrà giocarsi le sue carte in una volata di gruppo, anche compatto, contro i velocisti puri. In un gruppetto ridotto, di una decina di unità, avrebbe maggiori possibilità di uscirne vincente, anche provando prima del rettilineo finale con un attacco deciso nel tratto in pianura tra la fine della discesa del podio e il traguardo.
I successi di Vincenzo Nibali e Julian Alaphilippe nelle ultime due edizioni hanno riportato alla Primavera il suo antico fascino da corsa senza padrone, senza favoriti. Come una roulette, su cui indovinare il numero corretto per sbancare il Casinò. Una sfida lunga 300 chilometri (distanza che Gilbert non teme), per eguagliare i suoi connazionali Eddy Merckx, Roger De Vlaeminck e Rik Van Looy, ed entrare nella storia del ciclismo su strada come ii quarto corridore di tutti i tempi ad aver vinto almeno una volta tutte le Classiche Monumento. E fare un altro passettino nella leggenda di questo sport, di cui è stato ed è tutt’ora un interprete indimenticabile.
Articolo a cura di Gianluca Santo per InBici Magazine