Vedere Geraint Thomas nuovamente a terra al Giro d’Italia è un’immagine che fa male. Il vincitore del Tour de France 2018 aveva un conto in sospeso con il Giro, visto che nel 2017 proprio una caduta non gli ha permesso di portare a termine la corsa rosa. Sembra quasi che la corsa italiana sia indigesta un po’ a tutti i capitani del Team Ineos, la ex Sky: l’unico di loro che è riuscito a mettere le mani sulla maglia rosa è stato Chris Froome, nel 2018. Anche lui è stato molto sfortunato, in quanto tutti ricorderanno la sua caduta nella cronometro a Gerusalemme e la grande fatica fatta nelle prime tappe. Ma poi, con un’azione eccezionale, è riuscito a ribaltare le sorti di quel Giro d’Italia.
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Il Monte Etna non è la parola fine sulla corsa rosa, è solo il primo arrivo in salita. Un test che ha fatto male a molti, in primis a Simon Yates, ma ha fatto bene ai nostri Vincenzo Nibali e Domenico Pozzovivo. Negli ultimi anni, il Giro è stata una corsa che ha lanciato nell’olimpo nomi molto importanti, come Tom Dumoulin o Richard Carapaz, vincitore lo scorso anno. Chissà se quest’anno potremo vedere qualche nome inaspettato lottare per la maglia rosa finale, come Wilko Kelderman (che si meriterebbe una vittoria importante) o lo stesso Caicedo, vincitore oggi. Ci sarebbe anche Pello Bilbao, un giovane di grandi speranze che si è già messo in evidenza in molte occasioni.
In questa situazione, mi verrebbe da dire che esiste una variante che ha un nome e cognome: Steven Kruijswijk. Il corridore olandese ha perso il Giro d’Italia nel 2016 dopo la cauta nella neve lungo la discesa del Colle dell’Agnello. Da quel giorno, sinceramente, lo abbiamo visto di nuovo competitivo solo nel 2019, quando ha chiuso il Tour in terza posizione nella classifica generale finale. Oggi non ha dimostrato di essere ancora al top, ma forse la squadra ha imparato dagli errori del passato. Mi viene da pensare che, già dopo l’Etna, potremo vedere una corsa rosa di grandi sorprese e di nomi inaspettati: in fondo il Giro d’Italia è anche questo.