Un successo da incorniciare per Giulio Ciccone. Lo scalatore della Trek-Segafredo riesce a riscattare il suo Giro d’Italia 2022 con una grande vittoria nella quindicesima tappa con arrivo a Cogne, andando all’attacco fin dal mattino e scrollandosi di dosso gli ultimi avversari nella salita finale, nella fattispecie Santiago Buitrago (Bahrain-Victorious) ed Hugh Carthy (EF Education Easypost).
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Non sono stati giorni felici per il ragazzo nato a Chieti, andato in crisi sul Blockhaus, salita che conosceva come le sue tasche, uscendo di classifica. Però Ciccone ha trovato la forza di reagire con veemenza, tornando al successo dopo più di due anni (mancava dal Laigueglia 2020); bellissime le sue esultanze a favore di telecamere e soprattutto l’abbraccio nel finale di Juan Pedro Lopez, fino a ieri maglia rosa e ‘fratellino’ di Giulio.
Ai microfoni della Rai, l’uomo della Trek-Segafredo si esprime senza mezzi termini, togliendosi anche qualche sassolino dalla scarpa: “Oggi è stata una di quelle giornate in cui mi sentivo Ciccone, stavo bene, mi sentivo me stesso. Sapevo che la condizione al Giro poteva e doveva arrivare arrivare, è stata dura nell’ultimo periodo perché quando non riesci a riconfermarti e vincere vieni messo in dubbio costantemente, lo hanno fatto tutti. Ma dentro di me sapevo come stavano le cose, a cosa affidarmi e attaccarmi: ho fatto solo quello che mi riesce meglio“.
Quelli passati sono stati giorni difficili – prosegue Ciccone ai microfoni di Rai Sport -. Il Blockhaus è stata una batosta, ma il colpo vero sono stati i miei malanni fisici prima del Giro: ho avuto il Covid per la seconda volta e la bronchite con febbre alta, sono stato 15 giorni con antibiotici rovinando la programmazione, la mia stagione era tutta in funzione del Giro. È stato un periodo davvero duro. Dedico il successo alla mia famiglia, a Marco e alla mia ragazza, che mi è rimasta sempre vicina“.
Riascoltato dopo la festa del podio, Giulio analizza il risultato ottenuto, reputandola la vittoria più bella della carriera: “Arriva in un momento particolare. E arriva anche al Giro, ha più valore di tutte le altre, un successo importante per me. Non è facile riconfermarsi, tutti hanno aspettative alte e diventa più complicato. L’importante è ridere e scherzare sempre, il giorno dopo mi sveglio sempre con la stessa grinta che mi fa sempre tornare me stesso. Critiche? Ormai nemmeno le guardo. Di cattiverie ce ne sono tante, siamo personaggi pubblici. Me le faccio scivolare addosso e penso esclusivamente a me stesso“.
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