Abbiamo raggiunto telefonicamente Wladimir Belli, professionista dal 1992 al 2002, in carriera ha totalizzato 11 vittorie.
Nato in Svizzera a Sorengo, ma bergamasco di Sedrina, Belli è passato tra i professionisti con la Lampre come stagista al Giro del Portogallo nel luglio 1992 e dopo cinque stagioni ha vestito successivamente le maglie Brescialat, Festina e Fassa Bortolo prima di tornare alla Lampre nel 2003. Poi l’esperienza in Domina Vacanze nel 2005 ed infine ha chiuso la carriera con la Selle Italia di Gianni Savio nel 2007.
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Wladimir è stato un buon scalatore, ha contribuito al successo di Tonkov al Giro d’Italia 1996 e, tra le altre, è riuscito ad entrare nella top10 al Giro d’Italia 1997, dove ha chiuso sesto. Poi da rimarcare anche due settimi posti nel 2000 e 2004 e un decimo nel 2003 sempre alla Corsa Rosa. In carriera ha vinto il Giro del Trentino nel 1996, il Gran Premio di Camaiore e una tappa al Giro di Svizzera nel 2000, conquistando poi il gradino più basso del podio l’anno seguente alle spalle di Lance Armstrong e Gilberto Simoni. E’ stato direttore sportivo e preparatore della Gazprom e ha seguito Alexandr Vlasov nel 2018, l’anno in cui ha vinto il Giro d’Italia tra i dilettanti. Oggi è voce tecnica ai microfoni di Eurosport.
Qual è il bilancio dopo le prime tre frazioni ungheresi?
“E’ un Giro d’Italia bello e aperto, senza un grande favorito. Ci sono tanti pretendenti alla vittoria finale anche se Carapaz sulla carta è il favorito numero uno. Mathieu Van der Poel poi è sempre un grande protagonista. I nostri italiani stanno correndo abbastanza bene anche se non abbiamo l’uomo di punta, ma ammetto di aver visto bene Giacomo Nizzolo. Anche Nibali è partito bene, ha fatto una buona cronometro ma dopo la tappa dell’Etna bisognerà vedere se proverà a fare classifica o meno”.
Alla luce di quanto visto sino ad ora chi può dare secondo te del filo da torcere a Richard Carapaz?
“E’ presto dirlo ma direi Simon Yates. Però non c’è solo lui, anche Joao Almeida può fare bene così come Tom Dumoulin, Miguel Angel Lòpez, Mikel Landa ma anche Romain Bardet lo vedo bene”.
Ti saresti aspettato qualcosa in più da Carapaz nella prova contro il tempo?
“No, sinceramente no perché è stata una crono corta con tante curve e rilanci e soprattutto bisogna risparmiare le energie. Quello di quest’anno è un Giro con subito delle salite importanti e quindi bisogna essere pronti sin dall’inizio e difendere per tutte e tre le settimane. L’Etna ci darà delle risposte e ci farà capire chi è troppo indietro con la preparazione”.
Ti ha sorpreso la vittoria di Yates nella cronometro?
“Sì, è riuscito a battere un ottimo Van der Poel. Yates è arrivato alla Corsa Rosa in ottima condizione. Cosa gli manca? A differenza di Carapaz, la squadra”.
Quest’anno sono 45 gli italiani al via. Chi secondo te potrà ambire alla top10?
“Domenico Pozzovivo, Giulio Ciccone e forse Lorenzo Fortunato”.
E Nibali?
“Nibali sta andando forte ma bisognerà vedere come starà prossimamente. Già l’Etna ci darà qualche risposta in più”.
Che settimana sarà questa?
“Una settimana interlocutoria. Qualcuno potrebbe già provare a fare la differenza anche se credo che la maggior parte risparmierà le energie”.
Chi vedi favorito sull’Etna?
“Simon Yates”.
Chi sarà secondo te la rivelazione di questa Corsa Rosa?
“Tobias Foss, è un corridore giovane che potrebbe avere spazio in squadra”.
Dove si deciderà secondo te la corsa?
“Bella domanda. Credo nella tappa di Cogne”.
Secondo te chi vincerà questa 105esima edizione del Giro d’Italia?
“Il mio favorito è Carapaz”.
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