Oggi, 18 febbraio 2021, Alfredo Martini avrebbe compiuto cento anni.
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Professionista dal 1941 al 1957, Martini era nato a Calenzano nel 1921. Nel suo palmares un Giro del Piemonte e una tappa al Giro d’Italia 1950: la sua carriera raggiunse l’apice quando venne nominato commissario tecnico della Nazionale Italiana di ciclismo su strada nel 1975.
Nei 22 anni alla guida degli Azzurri, Martini collezionò ben 6 Campionati del Mondo. Il 25 agosto 2014 scomparve a Sesto Fiorentino, nella casa dove abitava con la moglie, a 93 anni.
In occasione del centenario dalla sua nascita, Davide Cassani lo ha ricordato con un lungo post su Facebook: “Mi promise – scrive l’ex CT azzurro – che avrebbe fatto di tutto per non morire. Non ci riuscì. La promessa di vivere fino a 100 anni è la sola che ha mancato nella sua vita”.
Cassani ricorda Martini come un secondo padre, un grande amico, un maestro di vita e di morale: nel 2014 fu proprio da Martini che Cassani raccolse l’eredità di CT della Nazionale: “Ora tocca a te Davide”, le parole che Alfredo mi disse e che ancora oggi frullano nella mia mente”, si legge nel post.
“Era un uomo con una testa d’oro, un cervello finissimo che aiutava a risolvere le più difficile situazioni in corsa. Era per così dire un ‘uomo faro’, un capitano sul campo, una intelligenza aggiunta”, prosegue Cassani.
Di Martini, Cassani, ha ricordato anche la capacità di mettere gli altri davanti a se stesso e di aver saputo gestire ed appianare – spiegando cosa è il senso di armonia e di collaborazione in una squadra – le rivalità e i conflitti tra Moser e Saronni.
“Alfredo è riuscito in questa impresa e questo è stato il suo grande merito, non soltanto come CT della nazionale ma per tutto quello che ha voluto dire nella vita perché il senso di squadra non vale soltanto nello sport”.
“La grande lezione di Alfredo Martini – continua Cassani – è sempre stata davanti a me e davanti a tutti perché il ciclismo tutto ha preso lezioni di vita da Alfredo. È il mio punto di riferimento, un esempio, qualcosa in cui credere e qualcosa da prendere come lezione. Il senso della squadra, il senso dell’armonia e il senso dell’unità non mi abbandoneranno mai e se io oggi in qualche misura riesco, da CT, a fare una parte di tutto questo lo devo al grande insegnamento di Alfredo”.
“Una delle ultime volte che lo vidi – conclude – ero convinto che sarebbe arrivato fino 100 anni. E questa è stata l’unica delusione che mi ha dato in tutta la vita. Sarebbe stato straordinariamente bello, oggi, andare a casa sua, abbracciarlo, fargli gli auguri per i suoi 100 anni e ringraziarlo per tutto quello che ha fatto per me e per il ciclismo. Anche se avrei dovuto fare la fila perché, come me, altre decine, centinaia, migliaia di persone avrebbero voluto abbracciarlo e ringraziarlo”.
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