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IL DESERTO DEL GOBI, IN INVERNO, TUTTO SOLO: L’IMPRESA DI OMAR DI FELICE

IL DESERTO DEL GOBI, IN INVERNO, TUTTO SOLO: L’IMPRESA DI OMAR DI FELICE


Nel corso di questi ultimi anni, Omar Di Felice ci ha abituati a delle imprese davvero straordinarie nei posti più freddi al mondo, come il raggiungimento di Capo Nord e la traversata della Dalton Highway in Alaska. Stavolta, però, la prossima impresa dell’ultracycler romano sarà ancora più estrema: l’obiettivo è quello di attraversare il deserto del Gobi, tutto solo, in modalità “unsupported”, ovvero senza alcun mezzo di supporto che lo seguirà. Ci sarà solo lui, per la prima volta in Asia, con la sua bicicletta e il grande freddo del deserto del Gobi, dove le temperature si aggirano sempre tra i -20 e i -40 gradi centigradi

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Rispetto a Capo Nord e all’Alaska, però, qui ci ritroviamo di fronte davvero a qualcosa di molto estremo. Le strade del deserto del Gobi non sono segnate, e per quanto Omar stia cercando di pianificare tutto, potrà capitare che una strada non sia percorribile o che ci possano essere altri problemi, come quello del meteo. 

La prossima impresa di Di Felice è stata presentata al Coni, sotto l’egida della Federazione Ciclistica Italiana. Il presidente Renato Di Rocco ha voluto sottolineare come l’approccio al ciclismo di Omar sia davvero positivo per tutti, al di là delle sue imprese: “E’ un ottimo approccio, non tanto per le distanze che copre ma per il modo non competitivo con cui affronta queste imprese. Fare ciclismo è principalmente stare bene con sé stessi, con le proprie famiglie, assaporare la natura e vedere tutto ciò che i paesaggi possono offrirci”. 

Alla presentazione non è mancato anche il prefetto Roberto Sgalla, che ha sottolineato come Omar riesca a condensare alcuni fattori principali del ciclismo come passione e sofferenza. Ci sarebbe anche un altro fattore da considerare, che è la sicurezza, ma purtroppo su quest’ultima c’è ancora molto da lavorare, come ha sottolineato lo stesso Sgalla. Im portante anche la presenza di Enrico Della Torre, che lavora per promuovere le bellezza italiane attraverso Appennino Bike Tour.

La partenza avverrà il 14 febbraio, data significativa per tutti gli appassionati di ciclismo: “Mi sono innamorato di questo sport grazie alle imprese di Marco Pantani – spiega Di Felice – e quindi partire quel giorno è+ una motivazione ulteriore per me. Non so quando tornerò, sicuramente ai primi di marzo, ma non ho una data precisa, in quanto le varianti possono essere davvero molte. Il percorso complessivo della traversata dovrebbe misurare tra i 2000 e i 2300 km: partirò dall’aeroporto di Ulan Bator, la capitale della Mongolia, e da lì inizierò la mia traversata. Avrò a disposizione scorte di cibo per due giorni con me, in modo tale che se qualcosa dovesse andare storto ci sarà tutto il tempo per i soccorsi di intervenire. Avrò con me una borsa, uno zaino, la tenda e il sacco a pelo”.

Per l’occasione, Wilier Triestina ha realizzato per Omar Di Felice una bici Gravel con una livrea tutta nuova, ma sarà presentata solo il giorno della partenza. Nonostante le temperature così rigide, Omar non rinuncia al carbonio, come già fatto in altre spedizioni precedenti, montando delle ruote Mavic ad altissima scorrevolezza e montando una componentistica Shimano, elementi che hanno già superato ampiamente la prova dell’Alaska e che ora saranno messi ancora una volta sotto stress. Come abbiamo già accennato, Di felice dormirà in una tenda Ferrino, la quale, testata sul Gran Sasso, permette di avere all’interno 10 gradi in più rispetto all’esterno. 

“La cosa più interessante sarà ancora una volta la ricerca della solitudine. Vedrò solamente una guida locale che mi sta aiutando nel tracciare i percorsi, ma sarò completamente solo nel deserto. La cosa che farà più piacere sarà vedere l’atteggiamento del popolo mongolo, che Messner ha definito come molto ospitale, lui che ha attraversato per la prima volta tutto il deserto. Ogni volta che parto per queste avventure porto avanti un percorso di crescita interiore e personale, e ogni volta torno con un bel bagaglio di esperienza personale in più”. In bocca al lupo davvero, Omar. 

A cura di Carlo Gugliotta per InBici Magazine 

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