Carissimi lettori di InBici Magazine, dopo aver seguito un’intera stagione di ciclismo su strada siamo arrivati al momento di esprimere le nostre opinioni sulle 18 formazioni World Tour, quelle che rappresentano l’èlite del ciclismo mondiale. Tutti noi giornalisti di InBici Magazine abbiamo fornito delle opinioni su queste squadre, esaminandone in poche parole i pro e i contro della stagione che si è appena conclusa.
Training Camp Spagna Costa Blanca
A Gennaio e Febbraio pedala con la tua bici
dove si allenano i campioni del Tour de France, Giro d'Italia e Vuelta Espana
Scopri di più
Il paglione è diviso in tre parti. Oggi iniziamo con le prime sei squadre World Tour, in ordine alfabetico.
Ag2r La Mondiale
Carlo Gugliotta: Quando la squadra è impostata su un unico capitano, vale a dire Romain Bardet, il 90% della stagione viene caratterizzata dal suo rendimento. la maglia a pois salva parzialmente il Tour, ma non una stagione nella quale non siamo riusciti nemmeno a vedere il migliore Tony Gallopin. Bene Oliver Naesen, che ha conquistato il podio alla Sanremo e numerosi piazzamenti: un uomo importante nelle corse di un giorno.
Davide Pegurri: Ridateci la Gioconda! Ancora una volta la formazione francese disputa una pessima stagione. Pochissimi successi e per lo più in corse non di primo livello. Unico acuto degno di nota, la vittoria di tappa al Giro di Nans Peters. Non pervenuto Romain Bardet che non riesce a ripagare la fiducia incondizionata che il team li riserva da qualche anno a questa parte.
Gianluca Santo: Stagione sicuramente segnata dal fallimento, e non posso che chiamarlo così, di Romain Bardet al Tour de France. La maglia a pois per un corridore come lui non può che rappresentare un contentino e probabilmente anche la dirigenza non ha gradito. Tra gli altri, Oliver Naesen non ha fatto il salto di qualità definitivo nelle grandi classiche, ma ha dimostrato di potersela giocare con costanza con i migliori. Per il resto si segnala qualche buon risultato di Benoît Cosnefroy, ma le vittorie del team sono state poche e di scarsa qualità. Nel finale di stagione, buone cose anche da Latour, da valutare più attentamente nel 2020.
Riccardo Zucchi: La formazione francese ha ottenuto tanti piazzamenti durante l’anno, ma il bottino finale parla solo di 14 vittorie di cui 2 ottenute in corse WT. Pesa nel bilancio la prova di Bardet al Tour dove è rimbalzato in classifica e la conquista della maglia a pois non serve a salvare il giudizio complessivo. Qualcosa in più ci si poteva aspettare anche da Latour, condizionato anche da alcuni infortuni. Nel finale di stagione per lo scalatore sono però arrivati alcuni buoni piazzamenti che fanno ben sperare. Fra i capitani si salva solo Naesen soprattutto grazie al podio alla Sanremo e alla Gent – Wevelgem. Positiva la crescita di alcuni giovani talenti come Cosnefory e Peters.
Astana Pro Team
Carlo Gugliotta: E’ stata davvero una grande stagione per il team di Alexandre Vinokourov, trascinata da un grande Jakob Fuglsang, vincitore non solo della Liegi-Bastogne-Liegi ma anche del Giro del Delfinato. Un peccato che al Tour non sia andato bene, ma sicuramente questo corridore non finirà di stupire. Molto bene anche Lutsenko, Pello Bilbao e il sempreverde Dario Cataldo: dispiace solo come sia finito il Giro d’Italia di Miguel Angel Lopez, fermato da un tifoso a bordo strada (con conseguente reazione del corridore).
Davide Pegurri: Una prima parte di stagione a tutta, con un coinvolgente testa a testa nei successi con la Deceuninck Quick Step, per poi tirare un po’ i remi in barca negli ultimi mesi. Nel complesso è stata un’annata molto positiva per la formazione di Alexander Vinokurov. Sicuramente la Liegi, vinta da Jakob Fuglsang, è stata la ciliegina sulla torta e proprio il ciclista danese ha dato vita, in più occasioni, a una emozionante rivalità con Julian Alaphilippe. Altro valore aggiunto è stato la continua crescita di Lutsenko.
Gianluca Santo: Senza dubbio promossi. Quantità, specialmente nei primi mesi di gare, e qualità, con la perla di Jakob Fuglsang alla Liegi-Bastogne-Liegi in una primavera in cui solo un super Julian Alaphilippe gli ha tolto la possibilità di ottenere qualche vittoria in più. A Lutsenko si può rimproverare solo una campagna sulle Ardenne al di sotto delle aspettative, mentre Miguel Angel Lopez non ha compiuto i passi avanti che ci si attendevano, confermandosi più o meno sugli stessi livelli del 2018. Da sottolineare le tre vittorie di tappa al Giro d’Italia con Pello Bilbao (2) e Dario Cataldo.
Riccardo Zucchi: Altra stagione da protagonista per la squadra kazaka. Il bilancio parla di 38 vittorie tra cui una classica monumento. Il grande protagonista è stato ovviamente Fuglsang autore di una primavera da protagonista con il podio della Tirreno e lo show alle Ardenne culminato con la vittoria della Liegi. A giugno arriva anche la vittoria del Delfinato prima di un Tour non brillantissimo chiuso con un ritiro forzato. Molto bene anche Lutsenko che centra 10 vittorie mentre stagione da rivedere per Lopez che vince il Catalunya e si piazza nella Top7 sia al Giro che alla Vuelta, ma forse proprio nei due GT ci si aspettava qualcosa in più.
Team Bahrain Merida
Carlo Gugliotta: Per la Bahrain-Merida è stata una stagione soddisfacente fino a giugno, perché il secondo posto di Vincenzo Nibali al Giro d’Italia è un risultato davvero ottimo. Proprio dal Giro, però, le cose sono cambiate: l’allontanamento di Alex Carera dallo staff, il caso di Rohan Dennis al Tour e lo scarso rendimento di Vincenzo alla corsa francese hanno complicato le cose. Sonny Colbrelli è stato autore di un discreto finale di stagione, ma sotto le aspettative.
Davide Pegurri: Una stagione non brillante per la Bahrain che aveva puntato tutto su Vincenzo Nibali. Il secondo posto al Giro e la vittoria di tappa al Tour de France del siciliano non possono soddisfare una formazione che a inizio 2019 partiva con ben altre ambizioni. Il caso Rohan Dennis ha destabilizzato l’ambiente e ha tolto la serenità necessaria per affrontare l’ultima parte della stagione. Alcune gioie però sono arrivate anche dalnostro Sonny Colbrelli e dai giovani talenti come Padun e Teuns.
Gianluca Santo: A Vincenzo Nibali e Sonny Colbrelli sono mancate le vittorie di peso, ma di fatto sono stati i migliori della squadra. Se lo Squalo non è riuscito ad addentare le Monumento di inizio stagione, si è comunque consolato con un secondo posto al Giro d’Italia e una tappa al Tour de France. A Colbrelli, invece, sono mancati i risultati nelle corse più importanti, dato che dice molto di una stagione inferiore alla precedente, con tre vittorie all’attivo. Dagli altri pochi risultati concreti, salvo la vittoria a La Planche des Belles Filles di Dylan Teuns. Da rivedere la gestione di un corridore come Rohan Dennis.
Riccardo Zucchi: Stagione particolare per la Bahrain – Merida. Sedici vittorie ed un secondo posto in un GT sarebbero un buon bottino per molte squadre, ma forse non per questa formazione. Il secondo posto al Giro di Nibali lascia l’amaro in bocca per alcune scelte tattiche che sono risultate poi decisive. Da dimenticare il Tour nonostante le due vittorie di tappe con i malumori con Nibali e il caso Dennis. La stagione comunque è servita per far crescere ulteriormente corridori come Teuns, Garcia Cortina, Mohoric e Colbrelli che il prossimo anno saranno chiamati a maggiori responsabilità dopo l’addio di Nibali.
Bora-hansgrohe
Carlo Gugliotta: Per tutto l’anno si è parlato di un Peter Sagan non brillante come nel recente passato, ma la Bora-hansgrohe ha vissuto una stagione spettacolare, a cominciare proprio dal corridore slovacco, che ha ottenuto la settima maglia verde al Tour, polverizzando il record di Erik Zabel fermo a sei. Non ci sono solo Sam Bennett e Pascal Ackermann, ma c’è anche Davide Formolo, campione d’Italia, così come Maximilian Schachmann e Buchmann. La squadra c’è, ed è competitiva con tanti uomini.
Davide Pegurri: Anche se forse un po’ in sordina la squadra tedesca ha disputato una grandissima annata e le quasi cinquanta vittorie lo testimoniano. Il team ha deciso di puntare tutto sulle ruote veloci ed è stato ricompensato soprattutto dai trionfi di Sam Bennett e Pascal Ackermann. Intramontabile il tre volte campione del mondo Peter Sagan che ottiene l’ennesima maglia verde al Tour de France.
Gianluca Santo: Se Peter Sagan fa cilecca… La squadra tedesca ha pagato senza dubbio la stagione opaca del suo leader, in strada come dal punto di vista dell’appeal al di fuori delle corse. Sole quattro vittorie in un 2019 in cui non è mai parso il vero Bomber. Pascal Ackermann, le sue vittorie e la sua crescita restano comunque un’ottima consolazione, al pari della solidità di Emanuel Buchmann, quarto al Tour de France nonostante le poche aspettative nei suoi confronti. Davide Formolo ha lasciato il segno alla Liegi, secondo, ma sembra ancora alla ricerca della sua dimensione. Grandi giri o Classiche?
Riccardo Zucchi: Miglior stagione della storia per la squadra tedesca numeri alla mano. Il bilancio finale parla di 50 successi con successi ottenuti su tutti i terreni. Dalle volate di Bennett ed Ackermann ai piazzamenti in Top10 nei tre Grandi Giri con Buchmann e Majka, la Bora è stata protagonista da gennaio a ottobre. Forse l’unico periodo no è stato quello delle Classiche, nonostante il doppio podio alla Liegi, con un Sagan sotto le aspettative sul pavé. Proprio dall’ex Campione del Mondo ci si aspettava qualcosa in più visto che il bilancio è il peggiore della sua carriera con quattro vittorie e la maglia verde al Tour.
CCC Team
Carlo Gugliotta: Sicuramente il 2019 è stato un anno di transizione per la CCC, nata sulle ceneri della Bmc dopo che quest’ultima ha interrotto la sponsorizzazione. Visto che a metà del 2018 non si avevano ancora certezze sul futuro, molti corridori sono andati via: l’unico che ha potuto fare qualcosa è stato Greg Van Avermaet, che ha mostrato la sua solita continuità ottenendo però pochi acuti.
Davide Pegurri: Anonima. Un’annata da cancellare per la squadra polacca che ha fatto sua l’ereditatà della Bmc. L’unico uomo che ha cercato di fare la differenza, pur disputando una delle sue peggiori stagioni, è stato il solito Greg Van Avermaet. Il vero errore però è stato fatto a monte, non si può pensare di essere protagonisti puntando solo sul ciclista belga. Per il prossimo anno servirà un deciso cambio di rotta.
Gianluca Santo: Poco o nulla da segnalare. Si salva giusto Greg Van Avermaet con una bella vittoria a Montreal, pur in una stagione in cui gli è sempre mancato qualcosa per giocarsela con i migliori. Gli altri sono solo delle comparse grazie ad una maglia facilmente riconoscibile in gruppo, ma le 6 vittorie ottenute dal team la dicono lunga sulla stagione appena trascorsa. La speranza è che possano cambiare presto una tendenza che al momento non è per nulla positiva.
Riccardo Zucchi: Dopo la rivoluzione con l’addio dello sponsor BMC le aspettative intorno alla squadra polacca non erano altissime. Il roster fin da subito non sembrava di grande qualità, con pochi corridori in grado di fare la differenza e zero uomini per i Grandi Giri. Tutta la squadra ruotava intorno a Greg Van Avermaet che ha ottenuto tre vittorie e diversi piazzamenti, ma dal quale forse ci si poteva aspettare qualcosa in più soprattutto nelle classiche del nord.
Deceuninck-QuickStep
Carlo Gugliotta: L’ennesima stagione perfetta per gli uomini di Patrick Lefevre, che si sono confermati squadra più vincente del World Tour. L’unico passaggio a vuoto è stato al Giro d’Italia, con Elia Viviani che non è riuscito ad esprimersi al meglio, ma quest’ultimo si è rifatto con gli interessi, vincendo prima al Tour e poi l’europeo. Spettacolari i sigilli di Philippe Gilbert alla Roubaix e di Evenepoel alla Classica San Sebastian: quest’ultimo non è più una promessa per il futuro, ma è già il presente. Inoltre, non si può non citare un grande Julian Alaphilippe, soprattutto per essere andato vicino a conquistare il Tour de France.
Davide Pegurri: Sempre al top. Dopo un 2018 strepitoso, con il record di vittorie, sarebbe stato difficile per qualsiasi team fare il bis, non per la Deceuninck. La squadra belga, rinnovandosi ogni anno e trovando nuovi campioni, è sempre ai vertici mondiali da ormai anni e porta a casa poco meno di 70 vittorie. Julian Alaphilippe è il protagonista assoluto, corre e conquista quasi tutte le corse di un giorno e si afferma come personaggio dell’anno. Non ultimo, definitivamente sbocciato Remco Evenepoel, il futuro è assicurato!
Gianluca Santo: Dominanti. 68 vittorie, due Monumento, un Tour de France da antologia con Julian Alaphilippe, nonostante poi abbia mancato il podio. Vincono sempre, comunque e dovunque. Il francese è tra gli uomini simbolo del 2019, Philippe Gilbert ha aggiunto la perla della Roubaix alla sua carriera ed Elia Viviani si è confermato tra gli sprinter più forti al mondo. Il tutto in una squadra che sembra unita e funziona a meraviglia. Nelle classiche del Nord sono sempre davanti (menzioni per Lampaert e Stybar, oltre la scoperta Asgreen) e crescono i giovani in casa. Il tutto facendo quasi passare in secondo piano Remco Evenpoel: una scommessa per ora vinta, dopo un primo anno tra i professionisti in cui ha dimostrato tutto il suo valore vincendo a San Sebastian da campione affermato. In un contesto universitario, mi scapperebbe anche la lode.
Riccardo Zucchi: Passano gli anni, cambiano i corridori ma la formazione belga continua ad essere una delle migliori in assoluto. Ben 140 i podi stagionali con la firma di diversi elementi del roster. Gli uomini copertina sono sicuramente Alaphilippe, Viviani ed il giovane fenomeno Evenepoel che con solo 19 anni ha già confermato tutte le sue qualità anche fra i professionisti. Le uniche parziali delusioni sono arrivate dai due uomini di classifica al via per i grandi giri Jungels, complice la volontà di far bene anche alle classiche del nord, e Mas ma sono proprio due piccoli dettagli al margine di una stagione ottima complessivamente della squadra.