Fino a pochi giorni fa ne avevo solamente sentito parlare, ma finalmente è giunto il momento di raccontarla. Questa cosa nacque a metà marzo, non nel cuore della magnifica Toscana, bensì in Lombardia: Livio e Angela curano anche l’ufficio stampa del Trofeo Alfredo Binda, la classica di primavera più importante in Italia presente del calendario UCI Juniores ed Elite femminile. Era il 19 marzo di quest’anno e fu lì che mi venne chiesto: “Ci sei mai venuto a “L’Eroica”?” Io risposi di no e che non avevo mai assistito ad una manifestazione come questa. Grazie a loro vi lascio questo racconto-reportage.
Training Camp Spagna Costa Blanca
A Gennaio e Febbraio pedala con la tua bici
dove si allenano i campioni del Tour de France, Giro d'Italia e Vuelta Espana
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Venerdì 29 settembre parto di prima mattina per il mio viaggio che mi conduce verso il Chianti, storica regione eno-gastronomica tra incantevoli colline toscane. Cerco di arrivare a Gaiole il prima possibile, alle ore 11 si inaugura un’ala di Casa Eroica, la sede ufficiale e definitiva dell’evento sorta al posto delle ex Cantine Ricasoli, la Casata antica del paese chiantigiano situato appena oltre l’aretina Valdarno. L’arrivo a Gaiole in Chianti è un po’ impegnativo, i parcheggi sono piuttosto limitati ed il centro storico è già chiuso al traffico a causa della presenza di stand degli sponsor della manifestazione.
Mi rendo subito conto che quello a cui assisterò nelle ore seguenti sarà unico al mondo, basta leggere i numeri della vigilia: 9000 iscritti che avranno a disposizione cinque percorsi da affrontare con biciclette ed abbigliamento d’epoca, con una ampia percentuale di stranieri da tutti e cinque i continenti. Arrivano anche ex professionisti e atleti Elite ancora in attività, come Davide Cassani, Alessandro Ballan, Edita Pucinskaite, Mario Beccia, Anna Trevisi, Beppe Saronni, Gilberto Simoni, Maria Cressari, Tista Baronchelli e Michal Kwiatkowski. A loro si sono uniti personaggi che nel mondo del ciclismo sono promotori di campagne dedicate alla sicurezza stradale, come Paola Gianotti di “Io rispetto il ciclista” e Marco Scarponi, creatore della fondazione dedicata a Michele, il grande campione del Team Astana che ci ha lasciati tragicamente nel 2017.
Il primo giorno procede con l’inaugurazione di Casa Eroica, a cui sono intervenute autorità politiche locali, tra cui il Presidente della Toscana Eugenio Giani, il Sindaco Michele Pescini e l’ideatore Giancarlo Brocci. Passeggiando poi per le vie si incontrano tanti amici, a partire da Silvia e Furio, che erano venuti all’Inbici Trainingcamp in Spagna e sono arrivati a Gaiole in bicicletta venerdì mattina direttamente da Firenze. Il negozio ufficiale di L’Eroica è colmo di appassionati e curiosi che acquistano gadget, libri ed abbigliamento prodotto dal maglificio Santini. All’esterno, nei bar ed ai vari stand è possibile bere in compagnia o partecipare a dei giochi dove si possono ricevere alcuni regali. E non mancano le bancarelle dedicate allo shopping, mentre si osserva la gente che ritira il ricchissimo pacco gara nella sua classica scatola di latta. Allo stand di Colnago Mary Cressari, ex primatista dell’ora e pioniera del ciclismo femminile, si è confrontata con Anna Trevisi, ciclista del Team UAE – Adq sulle differenze tra il ciclismo di una volta e quello attuale, ormai completamente diverso.
Si arriva a sera ed è ora di cena: è il momento di decidere il programma del sabato e scelgo di fare la pazzia: sveglia alle 3 di notte in hotel a Siena in modo da essere operativi già alle 4:30 per le prime partenze a Gaiole in Chianti, quelle del percorso lungo di 209 km e con quasi 4000 metri di dislivello. Ma c’è di più, perché a quell’ora partiranno solamente con biciclette ed abbigliamento risalenti ad oltre l’anno 1930. Si torna all’epoca dei pionieri, delle strade sterrate, le imprese mitiche che partivano in piena notte e si concludevano dopo ben oltre dieci ore coprendo distanze anche di 400 chilometri. Al momento del via non sono moltissimi i “coraggiosi” che partono per primi, ma sono assolutamente da ammirare perché sono tutti felici e sorridenti: non esistono classifiche ne agonismo, ci si può fermare per scattare foto, si trovano le aree di ristoro in vari punti del percorso, si scende di bici se la fatica è troppa e ci si aiuta in caso di incidenti meccanici e di cadute. Ed all’arrivo i sorrisi restano per continuare la grande festa, tutti insieme.
Con Daniele, un collega fotoreporter, percorriamo gran parte del percorso lungo, prima sosta a Piazza del Campo, nel cuore di Siena. Qui, sotto la Torre del Mangia (mai nome più adatto per scegliere dove rifornirsi di cibo e bevande), c’è una prima area di ristoro. Gli “Eroici” ci sono arrivati usando le torce per pedalare al buio di notte, ed hanno già percorso il classico strappo del Castello di Brolio, nella cui discesa ci sono le fiaccole ad illuminare i lati della strada: “E’ uno dei punti più belli di tutto il percorso, ti mette i brividi se ci passi di notte”, ci racconta Paolo Rinaldi detto “Gino”, uno dei temerari partiti alle 4:30. Piazza del Campo a Siena è già affollata di partecipanti, che sentono già la fatica accumulata nei primissimi chilometri. Ma siamo solamente all’inizio, i chilometri da fare sono ancora moltissimi: 135 totali per chi andrà sulle celebri Crete Senesi, e 209 per chi farà la vera “Eroica”. Usciti da Siena arrivano nuovi settori di strada bianca, a Radi, Vescovado e Murlo.
In questa ultima località siamo accolti da personaggi in costume storico locale: “Buongiorno, benvenuti a Murlo!” sarà la frase di benvenuto che sentiremo nei minuti seguenti. All’interno del castello è stata allestita la seconda postazione di ristoro ed una piccola zona con i meccanici per la riparazione di bici. Ma non solo: potevano mancare personaggi in costume rinascimentale a raccontare i classici stornelli in vernacolo senese rigorosamente in rima? Assolutamente no! Ma dopo un bicchiere di vino novello, un cantuccio ed una fetta di crostata tocca ripartire e proseguire l’avventura. Ci sarebbe da tagliare per Buonconvento, ma la strada provinciale è chiusa e siamo obbligati a passare per Montalcino, la patria del Brunello e dove è organizzata un’altra Eroica, a fine maggio. Da Murlo ci si reca attraverso il settore di Castiglione del Bosco, già affrontato al Giro d’Italia: raggiunto il centro abitato di Montalcino si va giù verso la Val d’Orcia e a sinistra per Buonconvento. Qui ci si trova a circa metà del mitico percorso lungo di “L’Eroica”, e c’è da fare ancora tanta fatica in bicicletta.
Con l’auto io e Daniele optiamo per continuare sulla statale fino ad oltre il paese e rientrare sulle strade bianche poco oltre il centro abitato, in direzione Asciano. Il seguente settore è il più lungo e difficile, da Serravalle passando per Montaùto, lungo oltre 16 chilometri su e giù seguendo viali ricchi di cipressi e circondati da brulle colline che ben presto diventano calanchi: siamo arrivati nella zona delle Crete Senesi, scenografiche e suggestive, dove lo sterrato diventa anche pericoloso e se non si ha padronanza del mezzo è meglio scendere di bicicletta e proseguire a piedi. Agli eroici corridori questo non importa, la classifica non c’è e anche chi scende di sella lo fa con il sorriso ed è l’essenza di questa manifestazione. Per alcuni questo tratto è infinito, c’è chi fora e chi ha bisogno di medicazioni a causa di qualche scivolata, ed il primo punto di assistenza è ad Asciano, sede della prossima sosta e che anticipa il famigerato Monte Sante Marie.
All’area ristoro in centro paese c’è Alessandro Vanotti, ex professionista al Team Astana e gregario di Vincenzo Nibali: è la sua prima partecipazione all’Eroica di Gaiole, ma con gli Amatori Verrazzano ha pedalato alla edizione di Montalcino: “Che grande gioia essere qua, è un evento unico al mondo. Nonostante la sveglia alle quattro ci siamo messi in griglia e siamo partiti alle 5 per fare questi 209 chilometri e mi sono emozionato molto quando è spuntata l’alba. Sembra di essere tornati indietro agli anni ’60, nonostante io abbia gareggiato alla Strade Bianche, che ha un fascino altrettanto particolare. E’ stato bellissimo incontrare tantissimi stranieri e tutti quelli che mi hanno riconosciuto e salutato. Ho appena mangiato una ribollita buonissima e mi attende il Monte Sante Marie, magari mi da una bella carica per la parte finale!“.
Questa parte è quella cruciale della gara dei professionisti, un settore di strada bianca lungo 11.3 chilometri e con rampe dure, anche superiori al 15% ed intervallate da alcune contropendenze. All’ingresso dello sterrato si trova il cippo (ora un po’ sbiadito) dedicato a Fabian Cancellara, vincitore di ben tre edizioni. Poco lontano dallo scollinamento si trova un punto panoramico in cui si possono ammirare le Crete Senesi e la strada che porta al piccolo borgo di Monte Sante Marie, dove i corridori si fermano per la classica foto con il cartello stradale e per rifiatare. Verso Gaiole c’è ancora da passare per Castelnuovo Berardenga e gli ultimi sterrati nei pressi di Radda prima dell’arrivo a braccia alzate.
Alla sera c’è modo di stare tutti insieme a fare un aperitivo veloce e a cena con tanti amici: sono arrivati nel frattempo anche Monica e Stefano, coppia toscana che ho conosciuto personalmente un anno fa in Spagna al Trainingcamp: lui è Stefano del Re, meccanico professionista che ha lavorato al fianco di grandi campioni, uno fra tutti è Michele Bartoli. La sua carriera al servizio delle squadre elite è raccontata nel libro “Dietro le quinte del mondo delle due ruote”, dove sono presenti tantissimi aneddoti e ricordi di una vita in giro per il mondo vincendo tante corse importanti.
Con la squadra di Bicisport, il suo negozio nel cuore di Firenze, Stefano è un veterano dell’Eroica: “Quando nacque l’Eroica io organizzavo con BiciSport il Giro della Toscana, mentre Giancarlo Brocci si occupava della Chianti Classic, una manifestazione cicloturistica che partiva proprio da Gaiole. A lui venne l’idea di regalare l’iscrizione a questa “nuova” avventura sulle Strade Bianche, e partirono in 92. La fortuna fu che, non essendoci all’epoca eventi di questo genere, è riuscita a crescere negli anni diventando un prodotto internazionale a cui partecipano persone di varie nazionalità di tutto il mondo. Ogni anno c’è il sold-out delle iscrizioni, in controtendenza rispetto alle Granfondo, che in molti casi vivono attualmente una fase in calando. L’assenza della competizione, insieme alla magia dei paesaggi, della scenografia, dell’eno-gastronomia e dello stare insieme sulla bicicletta lascia un ricordo indelebile e felice a chi la vive. In ventisei edizioni si è arrivati a raggiungere il numero di novemila iscritti, che difficilmente trovi altrove: sono dati che aiutano a trovare sponsor di altissimo livello, come Colnago, Campagnolo, Elite, Vittoria ed Enel, insieme ai produttori e commercianti di bici ed abbigliamento che portano qui il materiale “vintage” acquistabile da appassionati e collezionisti. L’Eroica, quella vera, è a Gaiole in Chianti”.
C’è modo di incontrare a cena anche la squadra di telecronisti Rai composta da Francesco Pancani, Giovanni Visconti e Umberto Martini: il tre volte campione d’Italia ha corso tante volte la Strade Bianche ed è la sua corsa preferita in assoluto, ma è la prima volta da spettatore a L’Eroica. Chissà se nel 2024 lo vedremo pedalare. In serata sono arrivati anche Davide Cassani, Alessandro Ballan e Beppe Saronni. Purtroppo il vincitore del Mondiale di Goodwood 1982 non pedalerà: “Ho un problema alla schiena, ma con gli amici ex corridori ci stiamo organizzando per venire in bicicletta nel 2024. Essere all’Eroica mi fa tornare ragazzo, quando avevo iniziato a correre con questi materiali e le maglie di lana, incontriamo tanti appassionati e tifosi e si respira una atmosfera unica al mondo”.
E giunge il giorno finale, domenica 1 ottobre. Le partenze cominciano alle ore 7, è ormai quasi giorno a Gaiole in Chianti. Tocca ai tre percorsi meno lunghi, il “Cento Val d’Arbia” di 106 km, il “Corto Gallo Nero” di 81 e la “Passeggiata Valle del Chianti” di 46. La prima parte è in comune a tutti e tre e dopo il Castello di Brolio i tracciati si ramificano. Al via troviamo inizialmente Don Agostino Frasson, parroco e direttore della Casa Don Guanella di Lecco. E’ in partenza con una squadra di ragazzi diversamente abili e percorreranno i 106 km; ad accompagnarli c’è anche Fabio Triboli, campione paralimpico ai Giochi di Atene 2004: “L’emozione più grande è stato vedere pedalare quei ragazzi sui percorsi e noi cercavamo di dargli subito sicurezza e fiducia, fino a quando abbiamo tagliato il traguardo. Non sapevo come fosse organizzata l’Eroica, ora posso dire che va provata almeno una volta nella vita. C’è una passione a 360°, vedi persone di tutte le età, tutti puntano a divertirsi in bicicletta e a stare bene. Il Gruppo Allianz-Umanamente è stato coeso con tutti i ragazzi, la presenza di Don Agostino è stata importante: lui ha un carisma incredibile e quando dice una cosa non è mai banale. Ci auguriamo di farne altre in futuro”.
C’è anche una coppia italo-lussemburghese: Giada ha origini umbre e Dan è nel mondo del ciclismo grazie alla passione ed al lavoro di papà Roland. Per Giada questa è stata la prima volta a l’Eroica: “Mio marito è stato qui nel 2015 e nel 2017, è una corsa che gli è restata nel cuore. Avrei dovuto parteciparvi anche io qualche anno fa con lui ed altri amici lussemburghesi ma la gravidanza non me lo aveva concesso, così ho atteso questa sfida fino a oggi. Che percorso ho scelto? Quello di 81 chilometri, ci sono paesaggi mozzafiato, discese impegnative in cui è facile scivolare ma l’atmosfera è goliardica e trovi sempre qualcuno che si ferma a soccorrerti. Gli ultimi nove chilometri sembrano non finire mai, ma la gioia che provi quando tagli il traguardo non si può descrivere e ripaga gli sforzi e la fatica fatta. Chissà, magari nei prossimi anni ci tornerò!”.
Prima di lasciare l’area di partenza reicontro “Gino”, uno dei reduci della partenza alle 4:30 del sabato. Mi racconta che è partito con un amico di 64 anni: a quell’età è l’ultima chance a disposizione per poter fare il giro più lungo e mitico. E’ stato impegnativo, a volte il suo amico voleva mollare, ma alla fine ce l’anno fatta, e sono arrivati dopo 17 ore di grande fatica, di salite fatte anche a piedi e con tante soste. La missione è stata compiuta.
Uno dei punti più suggestivi è il passaggio da Panzano in Chianti, dove si trova la macelleria di Dario Cecchini, uno dei più noti macellai nel mondo. All’esterno del negozio è stato allestito un gazebo dove si possono degustare i suoi gustosissimi crostini di pane al burro del Chianti ed alla salsiccia, accompagnati da un ottimo vino. L’attività della famiglia Cecchini dura da ben otto generazioni ed ha aperto nuovi locali in altre zone della Toscana. Stefano e Monica mi avevano accennato qualcosa su questo posto, così ci sono andato con il fotografo Daniele ed una istituzione in queste manifestazioni: Michela Piccioni. “Mi sono avvicinata all’Eroica tredici anni fa grazie a Claudio Marinangeli, e poi sono stata Presidente del Giro d’Italia d’Epoca per vari anni e che racchiudeva numerosi eventi. All’Eroica ci sono tante storie da raccontare e che puoi capire sono essendoci presente. Si vive una grande festa unica al mondo, la storia del ciclismo si conosce anche da qui. E’ uno spettacolo indescrivibile”.
Al traguardo c’è anche la formazione della Fondazione Michele Scarponi, capitanata dal fratello dell’”Aquila di Filottrano” e con testimonial Gilberto Simoni. Portare avanti il messaggio di rispetto sulle strade è il lavoro che quotidianamente Marco e lo Staff stanno facendo per divulgarlo in tutto il territorio italiano.
Maurizio Coccia ed Alessandro Allegro sono da tanto tempo collaboratori di InBici Magazine: il primo è un affermato giornalista esperto di materiali e di tecnica, il secondo realizza i percorsi del TrainingCamp in Costa Blanca. Maurizio è un veterano dell’Eroica, Alessandro è al debutto: “Più che celebre cicloturistica” – racconta Coccia – “Più che “regina tra le ciclostoriche”, più che happening del ciclismo vintage, più di tutto questo L’Eroica del percorso lungo è un viaggio.
L’Eroica del “lungo” è un viaggio che attraversa un quarto di Toscana, forse la sua porzione più suggestiva dal punto di vista paesaggistico. L’Eroica del lungo è viaggio dal punto di vista delle distanze ed è viaggio tra la notte che diventa gradualmente giorno. È viaggio tra i sapori che ad ogni ristoro cambiano ed è viaggio di fatica, perché 209 chilometri tutti in un colpo sono cosa da affrontare preparati.
E tu sei sempre lì che pedali, lo fai su quei “pezzi di ferro” che sono un non senso su sterrate di quel tipo, ma che in fondo proprio per questo rende più affascinante percorrere questo folle “otto” che nel cuore cartografico della Toscana disegna il percorso da 209 chilometri.
L’Eroica del lungo è anche un viaggio nella storia del ciclismo, perché è solo con questa pazza ed estenuante pedalata che forse puoi immaginare di rivivere quel che facevano i pionieri del ciclismo di inizio secolo, che le tappe le facevano anche di quattrocento chilometri.
La mia L’Eroica 2023? È stata L’Eroica del caldo, L’Eroica di una polvere fine che non ti faceva quasi respirare; e che dal centocinquantesimo chilometro ti quasi impediva di mangiare cibi solidi, tanto era secca e impastata la gola.
Come al solito la mia L’Eroica è stata anche condivisione, con i tanti con cui ti trovi a pedalare lungo il percorso. Sono di quelli che L’Eroica la fa fondamentalmente in solitaria perché mi piace pedalare del mio passo, ma con tutta quella gente è impossibile e insano non condividere tratti di questo viaggio, che siano queste anche piccole porzioni.
La mia L’Eroica 2023 finisce come per tutti con la medaglia al collo e la bottiglia in mano che spetta a finisseur del percorso lungo. È la settima volta di fila che mi capita, la settima che “ci casco” e la settima che mentre pedalo mi dico “questa è l’ultima, lo giuro”. Dura poco: già non vedo l’ora che arrivi il 5 ottobre del prossimo anno e il mitico “lungo” de L’Eroica 2024”.
Alessandro prosegue: “Sono arrivato qui sabato sera dalla Sicilia ed è stata una grandissima esperienza. Grazie al Tour Operator che mi ha permesso di essere qui a vivere qualcosa di magico su ogni punto del percorso. La fatica è stata tanta ma mi aspettavo di peggio, a essere sincero, anche se non è stato facile abituarmi a guidare una bicicletta d’epoca. La cosa più bella è aver trovato sempre qualcuno che mi ha assistito quando ho bucato e quando sono scivolato, ci sono tanti partecipanti che sono stati gentilissimi e ho avuto modo di condividere qualche pedalata insieme. A Siena abbiamo trovato anche tanti turisti che quasi facevano a gara per fotografarci, pazzesco! E non mi aspettavo tutta quella folla ad applaudirci all’arrivo. Quest’anno ho fatto i 106 km ma il mio obiettivo è quello di farne 135 il prossimo anno e di prepararmi fisicamente nel modo migliore”.
E infine c’è Norma Gimondi, capitana della Squadra Salvarani, quella in cui militava papà Felice e con la quale ha affrontato i 135 chilometri: “È andata bene: malgrado la tensione alla partenza perché su quelle strade non sai mai cosa può capitare (la foratura o la caduta). Sulla salita del Castello del Brolio ho sentito che stavo bene perché la gamba girava e riuscivo a tenere la ruota di mio cugino Massimo senza fare fatica. E poi che fascino salire al Brolio nel buio della notte, con le fiaccole accese. Eravamo solo noi 4 del Team Salvarani e riuscivamo anche a parlarci e a scambiarci le emozioni che stavamo provando in quel momento. Discesa fatta piano da me perché con il buio avevo qualche timore malgrado il faretto montato sul manubrio. Poi sulla strada asfaltata ci siamo messi in riga, uno dietro l’altro con Massimo che ha fatto l’andatura. Siamo quindi arrivati a Siena con le luci dell’alba: cosa può sperare di più un ciclista? Arrivare con la sua bicicletta all’alba, con i suoi compagni, nella piazza più bella del mondo.
Da lì però hai la consapevolezza che la musica cambia: il percorso si fa duro! Ma pedalo a ruota di Massimo e mi pare di no fare fatica (siamo in orario con la tabella di marcia che ci siamo dati). Arrivano strappi duri sullo sterrato ma sono lì…a pochi metri dalla ruota di mio cugino che si gira per controllare dove sono e noto certo stupore nel suo sguardo perché mi trova sempre a pochi mesi da lui. William e Ginetto non mollano neppur loro. Arriviamo ad Asciano… rifornimento che mio cugino salta mentre William assaggia la ribollita e il Gino bene un bicchiere di rosso. Sono tesa perché so che ora c’è il tratto duro quello che ho sognato tutto agosto e settembre: Monte Sante Marie. Dopo 300 metri sono già a piedi con Gino che mi fa coraggio: ma la testa c’è quindi spingo le gambe e la bici sorridendo e ridendo perché alla fine sono lì e in cima ci arrivo, si che ci arrivo, anche se devo soffrire. Prima rampa fatta a piedi mentre il Gino fora. Massimo è avanti e non lo vedo più. William si ferma per aiutare il Gino: rimango sola senza compagni. Mi accorgo che non sono sola: ci sono passanti a piedi (come me) che mi riconoscono e mi incitano a non mollare. E no che non mollo: sono arrivata fino a qui e non mollo per nulla, ormai ci sono. Io spingo le gambe e la bicicletta, guardo avanti, guardo la seconda rampa che supero sempre a piedi e poi risalgo in bici. Arriva la terza rampa ridiscendo ma sono felice: ormai arrivo, ormai il peggio è passato. In cima a Monte Sante Marie trovo finalmente Massimo che è seduto al fresco della siepe e che ci aspetta: mi siedo con lui per recuperare un po’ di forze e gli chiedo se è riuscito a salire senza mettere il piede a terra. In quel momento arriva William ovvero la locomotiva di Carpi. E poi arriva il Gino al quale facciamo il tifo sgolandoci tutti e tre per incitarlo a fare un ultimo sforzo, a non mettere il piede a terra. Fotografia di rito sotto il cartello Monte Sante Marie: sarà forse l’unica occasione della mia vita e quindi non me la faccio scappare e poi io questi tre ragazzi li porterò sempre nel cuore perché sono stati fondamentali per arrivare fino a qui.
Si riparte mancano circa 30 km al traguardo: mi metto a ruota di Massimo che fa l’andatura andando via regolare. William e Gino si sfilano di qualche centinaia di metri. Si arriva all’ultimo rifornimento e mangio 3 biscotti con il cioccolato: mi devono dare la forza per arrivare a Gaiole. Ma ora sono convinta che ci arrivo! Ultimo tratto impegnativo fino al Castello del Brolio (Massimo mi aiuta) e poi giù in picchiata: ho dolori ovunque, alla schiena, al collo, alle braccia per non parlare del sottosella. Penso a mio padre che ha sofferto su queste strade e su questa bicicletta così pesante: quanti sacrifici per dare a me e a mia sorella l’opportunità di studiare e avere una vita più agiata. Ma io sono qui, su quelle stesse strade e su questa bicicletta e lo sento vicino: ora mi sta dicendo di andare regolare e non rischiare in discesa. Guardo Massimo disegnare le traiettorie delle curve e lo seguo. Dietro di me William mentre Gino si è sfilato perché è stanco. 5 km a Gaiole: pedala Norma, vai regolare che ormai ci siamo, è andato tutto bene, nessuna foratura, nessuna caduta, i ragazzi ti hanno riparata dal vento, ti hanno incoraggiata è fatto sorridere quando i muscoli sembravano scollarsi dalle ossa. Ecco il traguardo. Cerco con lo sguardo Massimo e William che sono accanto a me, guardie del corpo che mi hanno scortata dalle 5:45 del mattino sino a li. Taglio il traguardo e una ragazza mi infila la medaglia al collo dopo aver posto l’ultimo timbro sul mio certificato di partecipazione: anche questa volta obbiettivo raggiunto seppure sono sfinita dalla stanchezza e dal caldo, indossando questa maglia tanto cara a me e alla mia famiglia quanto calda per il sole ed il sudore. Duri questi 135 km, malgrado l’allenamento di due mesi, ho fatto davvero tanta fatica ma: come saranno i 209 km?!”
All’Eroica si fa fatica ma il bello di ciò è che ci si gusta l’impresa. E come ha scritto l’ideatore Giancarlo Brocci “ci vorrebbe un misuratore di sorrisi per dare l’idea più diretta del suo successo”.
Viva l’Eroica ed arrivederci all’anno prossimo.
A cura di Andrea Giorgini Copyright© InBici Magazine ©Riproduzione Riservata