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ILIC DALFIUME, STORIA E ANEDDOTI DI UN ARTISTA DEL TELAIO


Ilic Dalfiume – destinato a passare alla storia delle due ruote come uno dei più grandi costruttori di telai – nasce a Bologna nel 1959 da una dinastia di ciclisti.

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Lo zio Sergio, negli anni 50, fu un promettente dilettante. Vinse diverse gare, tra cui la prima edizione della coppa Varignana. Aveva davanti a sé un futuro luminoso, ma un incidente stradale in allenamento stroncò la sua carriera e, purtroppo, anche la sua giovane vita.

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Ancora oggi esiste una corsa – riservata alla categoria Elite e Under – dedicata a lui: il “Gran Premio Varignana Cablotech Biotraining Coppa Dal Fiume 1952”

Anche il padre di Ilic era un corridore, ma Giorgio – come tanti ciclisti in quegli anni – dovette abbandonare la carriera per colpa delle difficoltà economiche. Lasciò dunque spazio al fratello più giovane e promettente.

In un’Italia che, in quegli anni, attraversava la fase delicata della ricostruzione, il giovane Ilic corse ad ottimi livelli, vinse nelle categorie giochi della gioventù, allievi e juniores, arrivando molto spesso tra i primi dieci.

In quegli anni frequenta l’Istituto Agrario ma lo studio non è il suo forte. La passione per la bicicletta prevale su tutto e, all’età di 17 anni, decide di interrompere la scuola per iniziare a lavorare.

La ditta Piazza di Osteria Grande in provincia di Bologna à la destinazione ideale perché gli offre la possibilità di lavorare e, nel contempo, di continuare ad inseguire il suo sogno di diventare un corridore.

L’azienda produce telai per cicli&moto e il maestro Ettore Buratti, un’icona dell’artigianalità italiana, insegna al giovane Ilic tutti i “trucchi del mestiere”

All’epoca esisteva un solo materiale per le biciclette: l’acciaio (soprattutto tubazioni Columbus) ed un unico metodo di costruzione: la saldo-brasatura di tubi e congiunzioni. La lima, insomma, regnava sovrana.

Si producevano piccole serie e telai da corsa su misura. La produzione era principalmente conto terzi: in officina venivano i negozianti con la “scheda misure cliente” e commissionavano il telaio. Per costruire un modello ci volevano circa 8/12 ore. Il lavoro era impegnativo, ma appassionante e così, intuendo la sua strada, Ilic decide di abbandonare l’attività di ciclista.

Al ritorno dal servizio di leva rileva, assieme a un collega, il reparto corse (macchinari e attrezzature) della ditta Piazza creando la ditta T.S.C. (telai speciali corse) e gli stabilimenti produttivi si trasferiscono ad Ozzano Dell’Emilia.

Ilic aveva grandi aspettative, ma la crisi economica e la scarsità di lavoro lo condanna ad un epilogo imprevisto: la chiusura della ditta nel 1984.

Ma Ilic è ormai molto conosciuto e dunque non gli mancano di certo le offerte di lavoro. Quella più interessante arriva da Luciano Paletti che gli consente di continuare a costruire telai da corsa nella sede di Modena.

Per lui si apre un periodo di grandi soddisfazioni professionali. Cresce il prestigio della sua clientela e, molto presto, comincia a creare i primi telai per le squadre dilettanti e professionistiche (Team Giacobazzi e Dromedari).

Vista la notevole distanza da casa, alla fine degli anni ’80, decide però di terminare l’esperienza alla ditta Paletti e apre un’attività in proprio: la Ditta Dalfiume (costruzione telai e bici da corsa). Ormai per tutti, Ilic è “il telaista”.

Il lavoro non manca, molti privati si rivolgono a lui e così comincia a lavorare anche come terzista per conto di Paletti, FRM, Dosi ed altri brand ciclistici di prestigio.

Fin dalla sua prima esperienza presso la ditta Piazza, aveva conosciuto Walter Dosi e con lui nasce un binomio destinato a durare a lungo.

Sul finire degli anni ’80 – inizi ’90 comincia a costruire i famosissimi telai Futura e Dosi e tra i suoi clienti c’è anche il Team Giacobazzi nel quale muove i primi passi un certo Marco Pantani.

Ilic realizzava principalmente telai con saldature fillett brazing molto belli, curati e innovativi per l’epoca. Nel 1991, Walter gli commissiona un telaio su specifica richiesta di Marco Pantani, fin da giovanissimo sempre molto pignolo verso i dettagli, in particolare il peso della bici. L’ordine prevede tubazioni Columbus EL e saldature a tig (acronimo di Tungstem Inert). Ilic, in un primo momento, rimane spiazzato perché non aveva mai utilizzato questa tecnica. Acquista così una saldatrice specifica e impiega poco più di una settimana per realizzarlo.

Le tubazioni avevano spessori sottilissimi mm 0,4/0,6 con diametri e sagome differenti e richiedevano una grande maestria artigianale.

Questo telaio realizzato per Pantani è rimasto impresso nella memoria del “telaista” per molteplici ragioni. In primis, perché fu realizzato per un grandissimo campione e secondo perché – durante la gara a Rocca delle Camminate – si ruppe il tubo orizzontale che era forato in due punti per consentire il passaggio cavo freno posteriore. Venne sostituito posizionando il passaggio cavo freno all’esterno del telaio esattamente come si presenta adesso.

Questo tipo di lavorazione fu però un “unicum” nella vita professionale del telaista che – consigliato anche da Franco Ricci Minganti (titolare della ditta FRM) – si concentrò in particolare sulla realizzazione dei telai con la tecnica fillett brazing.

La differenza tra le due lavorazioni sostanzialmente è che il tig fonde i metalli da unire, mentre il fillet brazed li “incolla” con l’apporto di una lega di metalli con punto di fusione più basso.

Minganti, nel 1991, fonda la Ditta FRM Bike Technology perché in America lo folgora un’ispirazione che diventerà poi la sua ragione di vita: importare in Italia la cultura della MTB, lanciando la sfida della prestazione e della leggerezza. Affidò a Ilic la produzione dei telai da MTB (il modello Race Ready ebbe un enorme successo) e corsa.

Questa tecnica artigianale, non adatta alla grande distribuzione, richiede un lavoro lento e impegnativo. Non altera l’equilibrio dei tubi, esteticamente è piacevole a vedersi (sembra un monoscocca), è molto confortevole in gara, pur mantenendo un elevato grado di elasticità.

Dalfiume lavorava tanto – ogni giorno dalle 8,30 fino alle 24 – con grandi soddisfazioni in quanto l’acciaio è un materiale vivo, con un’anima che conferisce vita al prodotto. Ilic prosegue questa lavorazione fino al 1997 circa. Poi arrivò l’alluminio, iniziò l’era dell’importazione dei telai: scende la qualità del manufatto, scoppia il boom delle MTB e il telaista, al cospetto di un mercato del tutto nuovo, è costretto a cambiare il suo tradizionale metodo di lavoro.

Inizia ad appaltare a terzisti la saldatura e riesce così a realizzare un maggior numero di telai per poter sopravvivere in un mondo in frenetico cambiamento.

Negli anni 2000 si passa dall’alluminio al carbonio ed Ilic decide di costruire una decina di telai ancora oggi molto belli prima di realizzare un vecchio sogno che aveva tenuto per troppo tempo nel cassetto: nel 2004 decide di affiancare all’attività di telaista quella di negozio vendita e riparazione bike e diviene anche un meccanico a 360°.

Nella sua lunga carriera Ilic il “telaista” ha prodotto telai che hanno consentito a vari ciclisti di vincere:

Campionato italiano dilettanti 

Campionato Mondo amatori

Campionato provinciale MTB anni 90 

Campionato italiano juniores ciclocross

Campionato Regionale strada

Campionato Regionale Montagna

Campionato italiano gran fondo UISP

Campionato italiano Crono individuale

Campionato Mondo Crono individuale

Campionato Mondo Crono coppie

Nel 2019 decide di chiudere il negozio essendo arrivato all’età pensionabile ed essendosi tolto tante soddisfazioni nel corso di 40 anni di attività. Oggi Ilic collabora con un team di assistenza alle gare ciclistiche con la mansione di assistenza tecnica-cambio ruote perché la passione… quella non va mai in pensione.

a cura di Sergio Biunno Copyright© InBici Magazine ©Riproduzione Riservata

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