C’è una svolta nelle indagini sulla morte di Davide Rebellin. Gli inquirenti sono riusciti ad individuare la targa del camion che ha travolto ed ucciso il 51enne campione azzurro. Grazie ad alcune testimonianze e alle immagini di sorveglianza di un vicino ristorante, si è potuto appurare della presenza di un tir rosso con la targa tedesca nel parcheggio del locale e che è poi ripartito quando sono arrivati soccorsi e polizia.
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L’autista del tir è accusato di omicidio colposo e, non essendosi nemmeno fermato, è stata aggiunta anche l’aggravante dell’omissione di soccorso. L’incidente tra Rebellin e il tir è avvenuto a Montebello Vicentino e la bici dell’ex corridore è stata trovata ad una trentina di metri di distanza rispetto al punto dell’impatto.
Uno dei primi ad arrivare sul luogo dell’incidente è stato il fratello Carlo, che ha dichiarato: “Era partito la mattina su queste strade che ha fatto milioni di volte, le conosceva come le sue tasche. Anche se aveva appena chiuso la carriera, continuava ad allenarsi. Il ciclismo era la sua vita ed è morto facendo quello che ha sempre fatto e che amava. Aveva ancora tanti progetti. Non mi hanno fatto vedere il corpo, ma ho riconosciuto subito la sua bici”.
La notizia della morte di Rebellin ha ovviamente gettato nello sconforto tutti, dai corridori, agli ex compagni e rivali in gruppo, agli addetti ai lavori. Tra questi c’è anche Davide Cassani, che ha ricordato il campione azzurro con delle parole struggenti in un lungo messaggio sulle proprie pagine social.
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