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INGRAVEL MORELLINO: IL RACCONTO DI UN WEEKEND SULLE STRADE STERRATE DELLA MAREMMA 


Prima edizione di InGRAVEL: 13-14-15 ottobre 2023. Siamo in Maremma, Toscana, Scansano, provincia di Grosseto. Lo so, non ho (ancora) una gravel, ma a questo evento voglio comunque partecipare: userò la mtb. Farò più fatica – penso – ma poco importa. Dopo un anno a scorrazzare per la Maremma on road – da fine novembre 2022 vivo qui, a pochi chilometri dal mare, ad Alberese, nel Parco dell’Uccellina – questa è un’occasione troppo ghiotta per non approfittarne. Ne parlo con il mio compagno, Andrea. Siamo d’accordo: Ingravel sia. È arrivato il momento di iniziare a scoprire la Maremma off road un po’ più seriamente.

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Ci siamo. Punto la sveglia alle 5,45 di sabato 14. Alle 7,15 io e Andrea siamo in macchina verso Scansano. Arriviamo alla location di partenza (e arrivo), l’Antico Casale di Scansano, alle 8 precise. Il resort è avvolto da una coltre grigia, strano vedere sullo sfondo Scansano circondata dalle nubi. Dicono che il sole arriverà, speriamo.

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Gli organizzatori (Andrea, Corrado, Caterina) ci danno il benvenuto. Ci prepariamo, timbriamo la nostra carta di viaggio al gazebo Oakley prima dello start e alle 9,15 partiamo tutti assieme, in salita, verso Scansano. I percorsi sono due: uno più corto di 45 chilometri e uno più lungo di 75. Prima dello start sento l’organizzatore che dice “entrambi impegnativi”. Con il senno di poi, sottoscrivo: non proprio da “gita in famiglia” il percorso corto. Non proprio. Forse non proprio da gravel, il lungo. Non proprio.

Siamo un bel gruppone, a occhio una sessantina, chi in gravel, chi in mtb, chi con la bici assistita. Chi in coppia, chi in gruppetti di amici, chi da solo, chi proveniente dalla Maremma, chi da altre regioni d’Italia, una coppia di ragazzi persino da St. Moritz (Engadina). Alla fine dell’evento, con il lui dell’Engadina ci ho fatto due chiacchiere. Ha invidiato me e Andrea con la nostra mtb in alcuni punti del corto, con la gravel dice che se lo è goduto a metà.

Riccardo Magrini e Alessandro Ballan aprono le danze subito dietro la macchina che ci scorta fino al campo sportivo oltre Scansano. Da qui inizia il nostro viaggio. E che viaggio!

Abbandoniamo subito la provinciale, svoltiamo a sinistra e iniziamo a scendere in picchiata verso la località Salaioli: non piove da un bel po’, la polvere che si solleva dalla strada sterrata al nostro passaggio ci inzacchera tutti, da capo a piedi. C’è chi perde la borraccia, chi buca, chi si ferma per il pit stop. Quando finalmente spiana, iniziamo a vedere oltre la polvere e a goderci un po’ il paesaggio circostante. Non per molto, a dire il vero: si imbocca quasi subito la discesa verso Cerreto Piano per poi girare verso Colle di Lupo. Ecco qui il primo strappo, breve ma impegnativo. Vedo Riccardo Magrini davanti a me e penso: se ce la fai lui, ce la devo fare anche io!, e con questo mantra arrivo in cima senza fermarmi. Tiro il fiato quel poco e di nuovo la strada riprende a salire, un po’ più morbida ma sempre severa, fino al primo ristoro: siamo al Big Mench di Magliano. La vista è mozzafiato, come poche. Faccio due chiacchiere con Riccardo Magrini e scambio due battute con Alessandro Ballan, Andrea scatta qualche foto e ripartiamo. Riccardo è davanti a noi, Alessandro ha deciso di aspettare gli attardati. Dopo pochi chilometri ci attende la discesa verso la chiesa di Santa Maria a Colle di Lupo. La parte finale si chiama, guarda caso, Viale dei cipressi: una strada sterrata bianca che scende diritta tra due lunghissimi filari di alti cipressi. Sembra una cartolina. La porterò a lungo con me, nel mio cassetto dei ricordi più suggestivi. Mi viene in mente il senese. Ogni tanto anche la Maremma offre lo stesso incomparabile spettacolo. Un drone sopra le nostre teste fa le riprese, che poi vedremo nella pagina Instagram di Ingravel.

Svoltiamo a sinistra sull’Aquilaia, la provinciale che ben presto abbandoniamo continuando a salire sullo sterrato: altra strada bianca bellissima, che diventa poi terra secca, e dura. Sulla sinistra le vigne, che in verità ci circonderanno sempre lungo tutto il percorso. La salita, finora la più lunga e a doppia cifra, termina prima dell’abitato di Ghiaccioforte. Lo superiamo in discesa, reimmettendoci sulla strada Aquilaria. Fiato, per qualche minuto, guardandomi attorno, estasiata. Sono circondata dalla bellezza, penso. Si riprende quasi subito a salire sullo sterrato verso il secondo ristoro: l’azienda agricola Rocca pesta. Da qui fino a Poggioferro – sullo sfondo le pali di Murci – ricordo ancora solo salita, lunga, costante, a tratti tignosa. A Poggioferro posso decidere cosa fare: svoltare a sinistra per tornare verso Scansano e l’Antico Casale – percorso corto, così mi suggerirebbe la mia vocina saggia – o continuare il viaggio fino al Castello di Montepò. Ebbene: sull’onda dell’entusiasmo faccio la pazzia di giornata e decido per il lungo. Mentre seguo Andrea e svolto a destra lanciandomi in discesa sulla statale fino all’imbocco dello sterro in Località Ortaggi, ricordo, in un flash, le parole del tracciatore del percorso al secondo ristoro: quello verso il castello, sosteneva, era il pezzo più duro. “Maremma impestata” se aveva ragione!, e non aggiungo altro.

La discesa sterrata che da Ortaggi porta verso il torrente Tra subbie è velocissima e impegnativa, ma il bello inizia proprio qui, quando si finisce di scendere: attraversi il torrente – per fortuna secco, visto il gran caldo e la poca pioggia – e dopo pochi metri ti trovi a pedalare su un fondo di fango indurito che sale inesorabile. Sì, non è un tratturo e nemmeno una mulattiera quello che vedo davanti a me, ma una striscia di terra secca, tra due bei solchi, uno a destra e uno a sinistra, che sale decisa in mezzo al bosco. Dopo dieci metri, forse meno, decido che è meglio proseguire a piedi: guardando Andrea davanti a me che procede agilissimo aggrappato al manubrio della sua mtb, capisco che non è roba per me. Fa fatica lui, figurati io! Non sono una mt biker, non ho tecnica, ho solo allenamento e gambe da stradista e cuore, ma, ahimè, qui non bastano: affrontare una salita così con la scarsa dimestichezza alla guida che ho non è nelle mie corde, almeno non oggi dopo quaranta chilometri e quasi mille metri di dislivello nelle gambe. Così spingo la mia front in salita faticando e borbottando tra me e me. Questo viaggio non me lo voglio proprio rovinare, mi dico, prima o poi finirà anche questo duro solco di terra!

Finisce, sì, certo che finisce. E appena il paesaggio si apre tra le vigne, immense vigne, risalgo in sella e via sempre in salita verso il terzo ristoro: il Castello di Montepò. Finalmente, dopo un anno, lo posso ammirare anche io. “Ammirare” è la parola giusta, davvero. Pare che il peggio (tecnicamente parlando) sia andato, tiro un sospiro di sollievo, anzi due. Beviamo, mangiamo due pezzi di crostata alle noci e via!, si riparte ancora in salita sulla strada Montepò. Quando finalmente il percorso inizia a scendere verso Montorgiali, in un susseguirsi veloce di tratti in sterrato e tratti in cemento, penso figata!, posso tirare il fiato e rilassarmi un attimo. E invece, no: la discesa è anch’essa abbastanza tecnica, bisogna farci attenzione. Provo in ogni caso ad allungare la schiena, che inizia a essere dolente in zona reni. Nel farlo vado un po’ più piano di Andrea, che ogni tanto rallenta e mi aspetta – confesso che lo ha fatto spesso durante tutto il percorso –, ma questo è. Inizio ad avere anche un leggero fastidio anche alle mani: finora mi ci sono aggrappata non poco al manubrio della mia mtb, credetemi. Le salite continue a due cifre su sterro o terra mi hanno obbligata a “mangiarlo”, questo manubrio, se non volevo che la ruota anteriore si sollevasse da terra, se non volevo che la bici scivolasse troppo. So che a breve ci attende ancora una salita infinita – circa una decina di chilometri tra sterrato e cemento – verso la strada provinciale Aione, che segna l’inizio degli ultimi dieci chilometri di percorso, in puro asfalto, verso l’Antico Casale.

Superato Montorgiali, riprendiamo a salire verso Bivio Montorgiali, poi ancora qualche chilometro di discesa e inizia l’ultima vera fatica di giornata. Andrea mi rassicura, mi dice che non sarà una salita troppo dura, mi ripete che ci abitano persone qui, ci sono case… Sì, okay, ma vacca boia!, non termina più, penso a un certo punto. Nell’unico tratto dove la strada sterrata spiana, a circa due chilometri e mezzo dalla fine, ecco l’ultimo ristoro: facciamo rifornimento idrico, timbriamo e via, verso l’Aione, la strada provinciale che conosciamo bene perché da qui saliamo spesso verso Scansano. Sì, avete capito bene: si sale ancora per circa due chilometri, forse qualcosa meno, fino a Fontalcarpine, il campo sportivo di Scansano dove stamattina alle 9,30 è iniziato il nostro viaggio. Ma da qui all’Antico Casale è tutta discesa su asfalto, che percorsa sulla mtb front dopo quattro ore e mezza di sterro e polvere, di vigne e colline, di paesaggi da favola, di risate e smadonnamenti (i miei), fidatevi, è una vera goduria. Godimento massimoooo! Sono stanca, ma contenta. Molto. Dal non andare quasi mai in mtb all’avere percorso 75 chilometri con 1.800 metri di dislivello così alla “cieca”, senza conoscere assolutamente nulla di quello che sarei andata a fare, be’, che dire? Eureka! Il vero piacere, però, è l’avere scoperto, grazie a Ingravel, una Maremma a me finora ignota, e immagino anche ai più. Una terra straordinaria, dalle potenzialità infinite, che merita di essere valorizzata e visitata e gustata e apprezzata per tutto quello che ha da offrire. Che è tanto, credetemi. Di più.

E ora veniamo a noi. Due brevi parole su questo evento e i suoi organizzatori.

Se il cuore di Ingravel è stata la scoperta del territorio del Morellino con la pedalata di sabato 14, in realtà l’evento è stato spalmato su tre giorni: io, lo ammetto, ho disertato sia il primo giorno di venerdì 13 che il terzo giorno di domenica 15, ovvero la social ride che prevedeva la salita “cronometrata” al muro di Pantani, vicino a Saturnia, dove il Pirata aveva casa. Io e Andrea abbiamo deciso di non partecipare, perché i 59 chilometri di percorso previsti si sarebbero snodati quasi tutti su strada asfaltata ed entrambi non siamo gravel-muniti.

Sull’organizzazione c’è poco da dire: Ingravel è stato organizzato in modo impeccabile. E sottolineo: “im-pec-ca-bi-le”. Dieci ai ristori lungo il percorso corto (2) e lungo (4) di sabato 14 che hanno offerto di tutto: dal dolce (crostate di ogni tipo) al salato (panini dolci farciti da uno squisito prosciutto crudo), dall’acqua alla Coca-Cola, al caffè, frutta e barrette; dieci a come è stato segnato tutto il percorso, impossibile perdersi; dieci alla presenza di organizzatori/volontari/carabinieri ai bivi più importanti nei centri abitati; dieci alla location: l’Antico Casale di Scansano è un piccolo paradiso all’interno di un paradiso ben più grande, le vigne del Morellino che abbracciano tutte le colline circostanti a perdita d’occhio; dieci agli sponsor che hanno sostenuto l’evento, e qui la lista si fa lunga: Consorzio Tutela del Morellino, Regione Toscana Promozione Turistica, Saturnia Bike, Bmc, Garmin, Shimano, Lazer (tutti i partecipanti hanno avuto come gadget un casco Lazer), Oakley, Vittoria, Missgrape e Porsche. Ricordo i tre ambassador presenti, sui quali penso ci sia poco da aggiungere: Riccardo Magrini, Alessandro Ballan e Marta Giunti; e la presenza di alcuni esponenti del IV Stormo Caccia dell’Aeronautica militare, che quest’anno festeggia il suo centenario.

Insomma, direi niente male come biglietto da visita per questa prima edizione. Sui due percorsi (il corto da 45 chilometri e 1.000 metri di dislivello e il lungo da 75 con 1.800 metri), confermo le voci sparse raccolte a fine giornata: entrambi impegnativi, anche se i panorami mozzafiato hanno di gran lunga ripagato della fatica fatta. Forse percorsi troppo tecnici per chi come me pedala poco off road; o forse “nella norma” per chi ci pedala abitualmente. Una cosa, però, è certa: tecnica o meno, abitudine o meno allo sterro, richiedevano entrambi un discreto livello di allenamento. Ecco, forse, l’unico suggerimento che darei per la prossima edizione: qualche salita e qualche discesa in meno potrebbero rendere più godibile a tutti, anche ai meno allenati, il viaggio e il paesaggio. Penso che Ingravel, facendo tesoro di questa prima edizione “test” e con i giusti piccoli accorgimenti, possa diventare nel 2024 un evento alla portata di tutti coloro che vogliono scoprire off road questa terra straordinaria e ricchissima, la Maremma, che ha rubato il mio cuore. In questo confido davvero.

A cura di Monica Cuel Copyright© InBici Magazine ©Riproduzione Riservata

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