Il mese di agosto 2020 ha permesso al ciclismo di ripartire ufficialmente dopo la lunga pausa legata all’emergenza sanitaria Coronavirus, ma le prime gare dopo la ripartenza ci spingono a fare una riflessione sulla poca sicurezza che i corridori riescono ad avere durante le gare. Gli episodi sono tanti, e la cosa peggiore è che sono capitati in soli 30 giorni di gare: cosa accadrà fino alla metà di novembre, quando chiuderà questa anomala stagione ciclistica?
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Dopo un avvio abbastanza tranquillo, il primo grave incidente stradale in gara è avvenuto a Fabio Jakobsen. Terribili sono state le parole di Patrick Lefevre quando ha spiegato di aver incontrato il corridore dopo l’incidente al Tour de Pologne: Jakobsen ha 130 punti di sutura, un solo dente, il volto completamente distrutto e gli serviranno numerose operazioni prima di poter tornare in condizioni accettabili.
Poi il famoso incidente occorso a Remco Evenepoel a Il Lombardia. Qualcuno potrebbe obiettare che solo il belga è caduto lungo la discesa del Muro di Sormano, ma in realtà non è così: numerosi altri incidenti sono avvenuti in passato lungo questa discesa che rappresenta la storia della classica monumento italiana, su tutti quello che è capitato a Laurens De Plus.
La cosa che accomuna i due incidenti è il fatto che sembra quasi si voglia distogliere l’attenzione pubblica sulla sicurezza in corsa e concentrarsi su altri argomenti. Nel caso di Fabio Jakobsen, infatti, l’UCI ha subito preso posizione contro Dylan Groenewegen, reo di aver chiuso Jakobsen contro le transenne. Si è però cercato fin da subito di far calare il silenzio sulla pericolosità di quel rettilineo di arrivo al Tour de Pologne, con la strada che transita vicino ad una ferrovia e le transenne basse (grave errore, visto che sul traguardo ci dovrebbero essere quelle alte due metri) che non hanno retto il colpo.
Le transenne sono volate giù, dalle immagini sembra quasi si siano sciolte come neve al sole. Se avessero retto, Jakobsen non sarebbe finito lungo i binari della ferrovia, e forse la sua situazione non sarebbe così grave.
Anche dopo l’incidente di Remco Evenepoel si è aperto un nuovo argomento che rischia di far distogliere l’attenzione sulla sicurezza stradale: invece di capire la ragione per la quale quel tratto di discesa non sia stato messo in sicurezza, l’UCI ha deciso di concentrarsi sulle tasche del giovane belga e sul fatto che Davide Bramati gli abbia tolto qualcosa. Giusto indagare, ma non sarebbe giusto indagare anche sulla mancata sicurezza stradale in quel punto della corsa? Capiamo perfettamente che è impossibile mettere tutta la strada in sicurezza, ma su quella discesa si sono già tenuti altri incidenti in passato, e la storia dovrebbe insegnare a prevenire piuttosto che curare.
Gli incidenti a Jakobsen ed Evenepoel sono quelli che hanno avuto maggior clamore, ma non si può non parlare della clavicola fratturata di Maximilian Schachmann, che è stato investito da una signora che stava uscendo in macchina da casa sua mentre la corsa stava transitando. E’ impossibile non parlare anche della caduta occorsa ieri a Nacer Bouhanni in Belgio: è vero che l’asfalto era viscido per la pioggia, ma mettere la zona subito dopo l’arrivo in semicurva non è proprio il massimo che si possa chiedere ad una corsa. Infine, il Tour de France: nella prima tappa della corsa francese è bastata un po’ di pioggia per rendere le strade scivolose come sapone. Bollettino di guerra, molti corridori ritirati e stagione finita per alcuni di loro.
Il problema principale di tutti questi incidenti è molto probabilmente dovuta dal fatto che gli organizzatori si sono ritrovati a lavorare in fretta e furia per organizzare le gare dopo lo stop per l’emergenza Covid-19. Sicuramente anche i corridori non fanno altro che sgomitare: dopo il lungo stop, tutti vogliono mettersi in mostra per guadagnare un contratto in vista della prossima stagione, e per averne uno bisogna ottenere dei risultati in poco tempo. E così la bagarre diventa maggiore rispetto al passato.
Chiediamo quindi agli organizzatori di porre la giusta attenzione sulla sicurezza in gara, e chiediamo anche ai sindacati dei vari corridori di farsi finalmente sentire. E’ assurdo che il CPA non riesca a fare nulla in una situazione così grave come quella che il ciclismo mondiale sta vivendo. Agosto sta finendo, vediamo cosa porterà settembre.