Un Mondiale che verrà ricordato da tutti gli appassionati, quello di Zurigo. L’attacco di Tadej Pogacar a 100 chilometri dal traguardo per mettersi addosso la maglia iridata quasi tre ore dopo è già leggenda. Tutti gli altri sono stati ridotti a figuranti, ma l’Italia forse è riuscita a fare ancora peggio.
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Non era la gara in cui la nazionale di Daniele Bennati si presentava con delle ambizioni concrete. La speranza era riposta su Antonio Tiberi, che veniva da un ottimo Giro di Lussemburgo, ma la maglia bianca all’ultimo Giro d’Italia non si è mai fatta vedere, chiudendo lontanissimo. Il migliore dei nostri è stato Giulio Ciccone, altro uomo che nella giornata giusta avrebbe potuto dire la sua, ma il venticinquesimo posto finale è davvero troppo poco.
Si sono visti soltanto un paio di flash di colore azzurro durante gli oltre 270 chilometri svizzeri. L’unico a rispondere al furioso attacco di Pogacar è stato Andrea Bagioli, che si presentava da terza punta, ma è stato rimbalzato in maniera prepotente, tanto da finire le energie e optare per il ritiro. Poco prima invece Mattia Cattaneo era entrato in un’azione potenzialmente interessante, con tanti uomini da non sottovalutare.
Ma poi l’attacco del cannibale sloveno ha sparigliato le carte, riducendo le varie selezioni soltanto ai capitani, ai deputati a giocarsi un piazzamento di rilievo. Ci ha provato Ciccone, provando a rimanere un po’ con i migliori ma evaporando in modo progressiva. Poco, troppo poco per una Nazionale con una tale storia, nonostante non fosse un Mondiale adatto alle nostre ruote migliori come Jonathan Milan o Filippo Ganna.
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Cicloturismo nelle Colline Romagnole: Un’Avventura su Due RuoteA cura della redazione di Inbici News24 e OA Sport
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