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JAIR TJON EN FA, DAL SURINAME ALLE OLIMPIADI CON UN SOGNO NEL CUORE


Con appena mezzo milione di abitanti spalmati su una superficie di 163mila chilometri, il Suriname, ex colonia olandese, è la più piccola repubblica del Sud America. In questo angolo incantevole dell’emisfero Atlantico, dove l’economia è basata prevalentemente sull’estrazione della bauxite (la roccia che serve per produrre l’alluminio), è nato – 28 anni fa nella capitale Paramaribo – Jair Tjon En Fa.

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Si tratta di un pistard di valore internazionale che, nella specialità della velocità, si è già fatto notare.

La sua è una favola dei tempi moderni, quella di un ragazzino che, stanco della polvere delle cave, decide di salire sui pedali e di correre verso il suo sogno: diventare professionista e portare i colori della sua nazione alle Olimpiadi.

Jair, la tua favola comincia a Minsk 2013, il tuo primo campionato del mondo…

“Lo ricordo come fosse ieri. All’epoca avevo 18 anni, gareggiavo in pista da pochi mesi e i risultati furono modesti, ma fu comunque un’esperienza preziosa che mi fece crescere sia come uomo che come atleta”.

Come è nata, a Paramaribo, la passione per il ciclismo?

“Essenzialmente guardando la tv perché, nel Suriname, di ciclismo si parla raramente. Anche per la mancanza di tecnici e di strutture l’inizio non fu per nulla semplice. Mi inserirono subito nelle categorie Elite, fu un percorso di crescita laborioso ma veloce. E, alla fine, abbinando alle mie potenzialità fisiche una tecnica di base, sono riuscito a diventare un pistard di buon livello e, nel 2014, ai giochi centroamericani di Veracruz, a vincere la medaglia di bronzo”.

Poi l’arrivo a Miami e il salto di qualità…

“Avevo bisogno di strutture professionali per potermi allenare nel modo giusto e, allora, assieme a mio fratello, sono andato negli negli Stati Uniti dove, per la prima volta nella mia carriera, ho iniziato a prepararmi da professionista”.

La tua specialità è lo sprint…

“Sì, fra tante discipline, è quella che più si addice alle mie caratteristiche. Lavoro tanto anche in palestra perché, sull’anello, contano le gambe ma anche la forza nelle braccia”.

Infine, il trasferimento in Svizzera e quel sogno olimpico diventato ormai realtà…

“In Svizzera ho trovato la mia vera dimensione. Anche con i compagni con cui mi alleno c’è stato subito feeling e oggi spero di poter andare alle Olimpiadi di Tokio. Per me e per il Suriname sarebbe un’occasione storica”.

a cura di Leonardo Serra ©Riproduzione Riservata-Copyright© InBici Magazine

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