Ritorniamo agli anni ’80 per ripercorrere la leggendaria storia della Metauro Mobili-Cicli Pinarello e del suo formidabile capitano, Lucien Van Impe
Agli inizi degli anni ottanta fu fondata a Pesaro una piccola squadra di esordienti e giovanissimi. Obiettivo: offrire ai giovani talenti la possibilità di correre in bici e divertirsi.
Molti genitori, tra cui alcuni ex corridori, dedicarono molto del loro tempo libero per dar vita a questa società che trovò il main sponsor nella generosità del Cav. Sauro Gennari.
La società si chiamò SAGME ARREDAMENTI e, grazie ad un direttore sportivo d’eccezione (Renzo Mazza) e ad un consiglio direttivo di appassionati – ricordiamo Mario Tittarelli (attuale dirigente FCI) e Amilcare Corsi (secondo direttore sportivo) – riuscì a portare cultura ciclistica nelle Marche e nelle regioni limitrofe, sfidando le tante squadre giovanili dell’epoca in un clima di sana competizione.
La squadra ottenne tante vittorie e piazzamenti, distinguendosi sempre per la serietà e la professionalità di atleti, accompagnatori e dirigenti.
La passione verso il ciclismo del Cav. Gennari e i suoi contatti a livello sportivo portarono in pochissimi anni a creare un nuovo Team professionistico denominato: METAURO MOBILI – CICLI PINARELLO e a continuare l’attività giovanile con squadre di esordienti e allievi.
Nel 1982 due realtà industriali (la Metauro mobili di Pesaro e la Cicli Pinarello di Treviso) si riunirono per dar vita ad un Team Professionistico di buon livello con partecipazione al Giro d’Italia e al Tour de France.
Il team riuscì a vincere, in soli due anni (1982-1983), le maglie di miglior scalatore al Giro e al Tour e a vincere la maglie di Campione d’Italia e Campione del Belgio.
Nella squadra militavano Alfio Vandi, Vittorio Algeri, Daniele Caroli, Groppo e Magrini.
Ma l’alfiere con il curriculum più ricco, nonchè Capitano in pectore del Team METAURO MOBILI-CICLI PINARELLO, era Lucine Van Impe, nato a Mere in Belgio nel 1946. Vincitore del G.P. della Montagna al Tour dell’Avvenire nel 1968 diventò professionista nel 1969. Van Impe partecipò a diversi Tour de France, arrivando sempre nelle primissime posizioni: 3° nel 1971 e vincitore della maglia a pois di miglior scalatore, 4° nel 1972 e sempre vincitore del G.P. della montagna, 5° nel 1973 , 3° nel 1975 e vincitore maglia a pois, 3° nel 1977 e maglia a pois, 2° nel 1981 e maglia a pois dietro a Bernard Hinault, 4° nel 1983. Riuscì finalmente a vincere il Tour de France nel 1976, correndo contro corridori del calibro di Zoetemelk, Poulidor, Merckx e Thèvenet e facendo valere le sue caratteristiche di eccelso scalatore.
Lucien Van Impe
Da ricordare, inoltre, il 4° posto al Giro d’Italia del 1982 e il 9° posto nel 1983 (in entrambe le stagioni vinse la maglia verde di miglior scalatore).
Vincitore di tappe al Tour de France, al Giro d’Italia, al Giro di Svizzera e alla Vuelta (con 5° posto finale), riuscì nella sua lunga carriera a mettersi in evidenza soprattutto in salita e risultò penalizzato nelle corse in linea dove le sue caratteristiche fisiche gli negarono spesso la gioia piena del successo.
Lucien Van Impe riuscì a vincere in ogni caso anche il Campionato nazionale del Belgio nel 1983 con la maglia della METAURO MOBILI-CICLI PINARELLO.
Negli anni 1982 e 1983 la CICLI PINARELLO fornì le biciclette a tutto il team professionistico e anche al team di esordienti ed allievi che imitavano i campioni del Giro e Tour.
Quella che vediamo in foto è la stessa Pinarello che Van Impe ha utilizzato sulle strade del Giro e Tour (seppure con una colorazione diversa).
La bici è interamente pantografata nell’attacco manubrio, reggisella, levette cambio e sulle congiunture del telaio (vedi l’attacco dei forcellini posteriori al blocco reggisella). Si può ammirare la perfetta congiunzione dei tubi del telaio (in acciaio rigorosamente Columbus) degno della maestrìa dei migliori telaisti italiani. La Pinarello qui in fotografia monta un gruppo Campagnolo Super Record del 1982.
Caratteristica di questo gruppo sono il cambio posteriore serigrafato in neretto, i pedali anodizzati neri in lega ed i mozzi record con anellino nero per coprire foro oliatore del mozzo stesso. Per i collezionisti o per chi vuole identificare l’anno di produzione del gruppo Campagnolo è necessario osservare la parte superiore del cambio posteriore vicino all’entrata del filo. Sul cambio, infatti, è impressa la scritta PAT 82 come riferimento all’anno di produzione. Anche le pedivelle riportano l’anno di produzione con un rombo (se prodotto nella decade 1980-1989) o un cerchio (se prodotte nella decade 1970-1979) inciso all’interno della pedivella ed un numero all’interno del cerchio o rombo in riferimento all’anno di produzione. La sella della bici è una San Marco modello Concor in quegli anni molto in voga per bellezza e confort.
Per curiosità il peso della bici raffigurata è di 10,6 kg. In trenta anni si è arrivati a biciclette di 6,8 kg (limite ammesso dall’UCI) ma anche di circa 6,2 kg. Si parla, in media, di circa 125-150 grammi l’anno di peso in meno, e in trenta anni significa una diminuzione di peso di circa 3,8-4,6 kg, corrispondente ad un 42%!.
Certamente la diminuzione di peso ha significato notevoli miglioramenti della performance, ma da quando le emozioni si pesano con la bilancia? Pedalare con una vecchia bici di acciaio sicuramente vi farà riscoprire vecchi sapori ed emozioni, e ricordare magari che la vostra Pinarello in carbonio aveva una cara nonna in acciaio altrettanto bella e affascinante… se non di più.
nella foto di copertina La Pinarello 1982 di Lucien Van Impe
Fonte ADRIANO VISPI/ Dottor DARIO CORSI Copyright © INBICI MAGAZINE