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LA BICI D’EPOCA, IN SELLA AD UNA MOSER


Storia di un campione straordinario e delle sue speciali biciclette. Sempre proiettate verso il futuro

Training Camp Spagna Costa Blanca

A Gennaio e Febbraio pedala con la tua bici
dove si allenano i campioni del Tour de France, Giro d'Italia e Vuelta Espana


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Francesco Moser iniziò la sua carriera ciclistica solo a diciotto anni e nel 1972 arrivò ottavo nella prova in linea dei Giochi Olimpici a Monaco di Baviera del 1972. Durante il suo primo Giro d’Italia Professionisti nel 1973 si aggiudicò, a soli 22 anni, una tappa ed il vincitore nel Giro d’Italia vinto da un certo Eddy Merckx.

I primi risultati importanti arrivarono nel 1975 con le vittorie nel Campionato Italiano, al Trofeo Matteotti e al prestigioso Giro di Lombardia. Sempre nel 1975 partecipò per la prima ed unica volta al Tour de France vincendo la maglia di miglior giovane ed indossò la maglia gialla per sette giorni vincendo il prologo e una tappa. Il 1976 lo consacrò nell’olimpo dei grandi campioni del ciclismo. In quell’anno riuscì infatti ad aggiudicarsi la prima maglia iridata  nell’inseguimento su pista mentre giunse secondo nella prova iridata disputata ad Ostuni dietro il belga Freddy Maertens.

La seconda maglia iridata arrivò nel 1977 a San Cristobal in Venezuela nella prova in linea per professionisti. Vincitore di ben tre Parigi- Roubaix riuscì ad imporsi con la maglia di Campione del mondo dal 1978 al 1980 consecutivamente. Protagonista assoluto del ciclismo internazionale a cavallo degli anni ’80, riuscì ad essere Sportivo Italiano dell’Anno 1984, quando molti credevano che la sua carriera fosse al termine.

Grazie al genoma del campione e ad innovative tecniche di allenamento e preparazione – assieme a tecnici di prim’ordine quali Aldo Sassi, i professori Monte e Conconi e lo staff dell’equipe Also-Enervit, riuscì a ripetersi ad altissimi livelli e a conquistare il record dell’ora che apparteneva ad Eddy Merckx da dodici anni . In soli quattro giorni migliorò il record e stabilì il nuovo primato con 51,151km in una ora.

La preparazione del record lo portò alla vittoria nella classica di primavera cioè nella Milano –Sanremo dello stesso anno con un arrivo in solitudine. La vittoria al Giro d’Italia dello stesso anno entusiasmò tutti i tifosi di Francesco Moser che vissero l’ultima tappa a cronometro con trepidazione, fino ad esplodere di gioia nell’arena di Verona, quando il cronometro lo diede vincitore davanti ad un altro campione di quegli anni: Laurent Fignon.

Professionista dal 1973 al 1988 vinse anche un secondo Giro di Lombardia e altri due Campionati Italiani nel 1979 e nel 1981. In pista riuscì ad imporsi, oltre che nel mondiale inseguimento del 1976, anche nel Campionato Italiano inseguimento per ben 5 volte e riuscì ad imporsi in ben quindici Sei giorni .

Francesco Moser è ad oggi il ciclista italiano con il maggior numero di successi con ben 273 vittorie su strada da professionista e precede Giuseppe Saronni (193 vittorie) e Mario Cipollini (189). A livello internazionale risulta essere terzo assoluto dopo Eddy Merckx (426 vittorie) e Rik Van Looy (379).

Negli anni ottanta ogni gara lo vide protagonista e riuscì ad entusiasmare tutti i tifosi del ciclismo italiano. Moser iniziò la sua carriera di costruttore di biciclette alla fine degli anni settanta e corse nella sua carriera con biciclette Moser.

In questo articolo presentiamo due biciclette Moser del 1979 e 1985 che montano una componentistica Campagnolo Super Record. Le decalcomanie ricordano la prestigiosa vittoria al mondiale di San Cristobal del 1977 e il Record dell’Ora del 1984. L’acciaio utilizzato era della miglior qualità Columbus e permetteva ad un campione esplosivo e potente come Moser di affrontare al meglio le classiche ed i Giri di allora. Ad oggi possedere una bici F. Moser significa avere con sè un pezzo di storia del ciclismo italiano e poter – a distanza di quarant’anni – cavalcare un’ottima bici in acciaio che ha dato tante soddisfazioni a questo grande campione del ciclismo italiano.

Francesco Moser  in azione alla Parigi-Roubaix del 1980

a cura di Adriano Vispi e Dario Corsi – Copyright© InBici Magazine ©Riproduzione Riservata

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