Rientrato dai Mondiali di Zurigo, abbiamo raggiunto Edoardo Affini che in quest’ultima parte di stagione ha coronato alcuni dei sogni di una vita, che spesso possono valere anche un’intera carriera: campione europeo a cronometro, bronzo mondiale nella specialità e bronzo nella cronostaffetta mista; risultati che portano il mantovano classe 1996 in un’altra dimensione in vista delle prossime stagioni dove difenderà sempre i colori dell’olandese Visma Lease a Bike con cui, lo scorso luglio, ha rinnovato per altri tre anni, fino al 2026, portando così avanti un progetto sposato nel 2021.
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Oro agli Europei, bronzo ai Mondiali: lo avresti anche solo sognato?
“Portare a casa questi risultati mi dà sicuramente più convinzione delle mie possibilità e grinta per cercare di continuare a crescere, la voglia di far bene c’è sempre”.
Sei sempre stato un ottimo cronoman. Cosa ti ha portato a compiere quest’ ultimo salto di qualità?
“Non ho fatto niente di diverso rispetto a prima, anzi la bici da crono nell’ultimo periodo e quindi a ridosso degli appuntamenti non l’ho usata tantissimo perché ero alla Vuelta. Penso che le fatiche della Vuelta mi abbiano dato la giusta condizione in vista di Europei e Mondiali”.
Resterai un uomo al servizio dei compagni, o pensi che ora la squadra ti darà nuove responsabilità?
“Non penso che cambi niente sotto questo punto di vista, i risultati li ho fatti a crono e non in una corsa in linea”.
Hai ancora margini di miglioramento?
“Penso di sì, lavorando tutti gli anni anche il corpo migliora. Ho 28 anni e credo di avere davanti a me ancora dei buoni margini di miglioramento e spero di continuare nella stessa direzione”.
Quanto é stata importante per la tua crescita una squadra come la Visma?
“È stato uno step importante, con la squadra ci siamo dati da fare e ci siamo concentrati su ogni minimo dettaglio. Io sicuramente ci ho messo del mio negli allenamenti seguendo le indicazioni del Team nel miglior modo possibile”.
Quanto incidono i materiali nel raggiungimento di certi risultati?
“Hanno una bella incidenza, la stragrande maggioranza è sicuramente fisica, però i materiali sono fondamentali per affinare e ricercare la perfezione. La squadra ci tiene molto alla ricerca dei materiali e questo penso sia un aspetto fondamentale. All’Europeo ho fatto circa 53 km/h di media e i materiali possono fare anche la minima differenza che però cambia i risultati ad un certo livello”.
Cosa rappresenta per te Filippo Ganna?
“Filippo è un amico, a tratti anche un rivale, però alla base c’è una bell’amicizia. Ci conosciamo da quando siamo allievi e ci siamo sempre visti alle cronometro. In Nazionale abbiamo spesso condiviso la camera e quindi negli anni penso si sia creato un bel rapporto. Sicuramente è un grande stimolo per me, per cercare di alzare sempre di più l’asticella; anche se al momento è un paio di gradini sopra di me. Al Mondiale è stato bello dividere il podio con lui, mi è dispiaciuto per il suo secondo posto, avrei preferito vederlo sul gradino più alto, però sappiamo che questo è lo sport”.
C’é un sogno nel cassetto che vorresti realizzare?
“La corsa dei sogni è la Roubaix”.
L’Italia ha vissuto un brutto Mondiale in linea. Come si esce da questa situazione difficile?
“Al momento ci sono tre/quattro corridori che fanno una corsa a parte, senza parlare di quello che ha fatto Tadej Pogacar che è stato esagerato. Per il tipo di percorso che c’era probabilmente non avevamo gli uomini più adatti, non era un percorso da scalatori puri ma somigliava di più ad una Classica del Nord e noi come Italia, al momento, facciamo fatica”.
Nel Team Relay il percorso troppo duro vi ha privato dell’oro?
“Dal mio punto di vista fare una cronometro su un percorso del genere non ha molto senso, ma non li scegliamo noi e quindi ci dobbiamo adattare. Per il tipo di percorso che c’era – più adatto ad una corsa in linea – abbiamo fatto il massimo ma abbiamo speso anche tante energie per stare dietro a Cattaneo che andava davvero forte. L’abbiamo gestita alla grande, ce la siamo giocata e va benissimo così”.
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Alla Scoperta del Monferrato in BiciclettaA cura della redazione di Inbici News24 e OA Sport
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