Nello sport è normale che ci siano degli eventi che ne rappresentano la massima espressione: il Campionato del Mondo è l’evento più importante del calcio mondiale, il Campionato Mondiale di Formula Uno è il massimo livello delle corse automobilistiche di velocità e così via. Nel ciclismo, invece, non è possibile fare un paragone esatto con questi e altri esempi: non c’è infatti un singolo evento ciclistico che rappresenti la massima espressione del ciclismo mondiale. Sono piuttosto tre gli eventi più importanti, spesso considerati nel loro insieme e che vanno a comporre così riuniti il circuito dei Grandi Giri: si tratta ovviamente del Tour de France, del Giro d’Italia e della Vuelta a España. Fra di essi, è impossibile parlare di uno più prestigioso dell’altro: una delle poche differenze attraverso le quali potrebbero essere distinti è quella della data di istituzione, dato che proprio la sua storia è una delle caratteristiche specifiche di ogni giro.
Il più risalente, e quindi in un certo senso il giro originale, è il Tour de France. La sua istituzione risale al 1903, e la sua nascita è legata a una vicenda di cronaca che spaccò l’opinione pubblica francese dell’epoca: l’affare Dreyfus. La contrapposizione tra chi riteneva Dreyfus colpevole e chi lo riteneva innocente ebbe ripercussioni persino nella stampa sportiva: il più importante giornale specializzato dell’epoca, Le Vélo, era di proprietà di un editore che riteneva Dreyfus innocente, mentre alcuni finanziatori del quotidiano erano invece convinti della colpevolezza del militare. Questi decisero di sovvenzionare la fondazione di un giornale sportivo da porre in diretta competizione con Le Vélo, al fine di scalzarne la posizione di dominio nella stampa specializzata: una missione decisamente ambiziosa. In effetti, le vendite del neonato Auto-Vélo non furono per nulla incoraggianti, spingendo giornalisti e proprietari a cercare soluzioni. Proprio uno dei giornalisti propose l’idea di organizzare e sponsorizzare un’ambiziosa gara ciclistica, all’epoca sport amatissimo in Francia: l’aspetto originale sarebbe stato costituito dal fatto che la corsa sarebbe durata più giorni, ispirandosi ad alcune gare automobilistiche di durata che cominciavano ad avere successo all’epoca, e che si sarebbe svolta su più tappe stradali. Il successo della prima edizione fu enorme, suscitando grande interesse presso il pubblico che, per informarsi a riguardo, doveva comprare il giornale organizzatore. Da allora il Tour de France, con poche interruzioni, si è regolarmente tenuto per tre settimane durante il mese di luglio.
Il successo del Tour de France ha rapidamente superato i confini, destando interesse anche in Italia. Nella seconda metà degli anni ’10 due giornali, il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport, avevano cominciato i preparativi per organizzare una corsa ciclistica. Il Corriere si era ispirato al Giro Automobilistico d’Italia, rassegna concettualmente analoga dedicata alle quattro ruote e che era stato inaugurato pochi anni prima, mentre La Gazzetta, da sempre vicina al ciclismo anche per la sua storia editoriale, si ispirava al giovane Tour de France. Fu proprio la seconda a risultare vincitrice, annunciando nel 1908 la creazione del Giro d’Italia: la prima edizione si svolse l’anno successivo, e da allora la corsa si tiene annualmente per tre settimane a cavallo di maggio e giugno, con poche eccezioni. Una curiosità: la maglia rosa, da sempre indossata dal ciclista con il miglior tempo, deve il proprio colore proprio al quotidiano, storicamente impaginato su carta di colore rosa.
Bisogna mandare avanti il calendario di quasi trent’anni per trovare, infine, la prima edizione della Vuelta a España. Notando la popolarità del ciclismo, e soprattutto i ritorni economici per i due giornali organizzatori del Tour e del Giro, un editore spagnolo decise di replicare la fortunata formula della corsa ciclistica a tappe in terra iberica. Il giornale si chiamava Informaciones, e nel 1935 organizzò la prima edizione della Vuelta, tenutasi nella primavera del 1935. Gli inizi furono piuttosto travagliati: la difficile situazione spagnola dell’epoca fu un grosso ostacolo per l’organizzazione, che riuscì a mantenere una cadenza annuale solo dagli anni ‘50. Il periodo in cui si svolgeva la corsa, inoltre, era quasi lo stesso nel quale si teneva il Giro d’Italia: molti ciclisti preferivano partecipare a quest’ultimo, rendendo la Vuelta una sorta di competizione di seconda fascia. Negli anni ’90 si passò all’attuale finestra, con la Vuelta che si tiene in tre settimane tra agosto e settembre: un enorme guadagno per la corsa ciclistica, che guadagnò competitività e prestigio potendo entrare a pieno titolo nel gruppo dei Grandi Giri europei.
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