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LE ALLERGIE INDOTTE DALLA ATTIVITÀ DI ENDURANCE


Focus su un potenziale problema (anche) per il ciclista

Tra i molteplici fattori che possono compromettere un allenamento o l’immediato post allenamento la risposta allergica indotta dall’attività di endurance rappresenta un quadro piuttosto insidioso. Chi ha avuto modo di sperimentare questa condizione patologica si è trovato, infatti, a dover fronteggiare una reazione allergica più o meno grave, a seconda delle proprie caratteristiche, in seguito all’ingestione di alimenti normalmente consumati senza problemi.

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Prima di proseguire oltre nella descrizione delle conoscenze attuali su questo fenomeno, è utile definire i concetti fondamentali per la sua comprensione. Si parte dal concetto di Atopia, cioè la tendenza (o predisposizione) individuale o famigliare a produrre anticorpi (in genere IgE) in risposta a basse dosi di sostanze (in genere proteine o polisaccaridi) che normalmente non sono in grado di evocare una risposta dell’organismo, portando a manifestazioni quali asma, rinocongiuntivite e/o sindrome eczema allergico/dermatite (AEDS).

Si parla invece Ipersensibilità quando il contatto con un antigene, che non ha nessun effetto nel soggetto sano, è in grado di scatenare segni e sintomi clinici in maniera ripetibile. A questo punto è pertinente parlare di Allergia, ovvero una reazione da ipersensibilità iniziata da meccanismi immunologici anticorpo mediata (cioè dovuta ad anticorpi in genere IgE, ma sono possibili reazioni mediate anche da altre classi di anticorpi) o cellulo mediata (cioè innescata direttamente dalla risposta di cellule del sistema immunitario).

Nei casi più gravi la risposta allergica può configurare un quadro di anafilassi: una  condizione di emergenza che può culminare con uno stato di shock e – se non dovutamente e rapidamente trattato – morte del soggetto. 

foto Luca Bettini/BettiniPhoto©

Come mai quindi possono verificarsi reazioni allergiche correlate ad alimenti normalmente consumati in seguito o in concomitanza dello svolgimento di un’attività di endurance? Recenti studi (1-4) hanno iniziato a chiarire quali meccanismi vi siano alla base di questo fenomeno. Lo studio in questione è stato effettuato su 10 soggetti sani, non allergici, non fumatori, non in terapia con farmaci antinfiammatori o per patologie intestinali, che non effettuassero più di tre ore di allenamento a settimana, valutando quali variazioni nell’assorbimento fossero riscontrabili in seguito all’ingestione di uno degli alimenti maggiormente allergizzanti di cui fossero facilmente identificabili antigeni resistenti ai processi di digestione: le arachidi.

Previa astensione dal consumo di arachidi e dallo svolgimento di attività fisica, ai soggetti sono stati somministrati 100 grammi di arachidi contestualmente alle sostanze normalmente utilizzate per la valutazione della permeabilità intestinale: lattulosio e ramnosio, valutandoli a riposo e a distanza di una settimana di tempo nel corso dello svolgimento di un allenamento su ciclo ergometro della durata di un ora al 70% del proprio carico di lavoro massimale, effettuando prelievi ematici in  basale e dopo 30, 60 , 90 120 e 240 minuti dall’ingestione.

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I risultati sono stati piuttosto interessanti in quanto è immediatamente emerso un significativo incremento nell’assorbimento sia dell’allergene delle arachidi ricercato (Ara h 6) che del lattulosio quando i soggetti erano sottoposti a intenso carico di lavoro, dimostrando una significativa variazione della permeabilità intestinale, fenomeno molto probabilmente alla base di molte di queste reazioni allergiche correlate all’attività fisica. Infatti, incrementando la permeabilità intestinale, è possibile ritrovare in circolo sostanze generalmente non assorbite, in grado quindi di evocare una risposta da parte del sistema immunitario.

Altro fattore estremamente importante chiarito con questo lavoro è quello relativo alle tempistiche. Infatti, i prelievi ematici seriati hanno permesso di mettere in evidenza come il picco di allergene delle arachidi sia riscontrabile dopo i primi 30 minuti di esercizio e come in seguito tenda a decrescere gradualmente. Chiariti questi aspetti, quali sono gli alimenti maggiormente allergizzanti a cui prestare più attenzione? Tra i primi 8 troviamo:

·        latte

·        uovo

·        arachide

·        soia

·        frutta a guscio

·        crostacei

·        grano

·        pesci

Quali possibilità di trattamento esistono? Primariamente l’astensione dal consumo di alimenti potenzialmente allergizzanti prima dell’attività fisica, in secondo luogo – qualora non fosse possibile identificare con chiarezza le classi di alimenti implicati – il consulto con il medico allergologo potrà chiarire quali possibilità terapeutiche esistono in merito.

Dal punto di vista nutrizionale, una possibile strategia potrebbe essere quella di consumare nel pre-attività miscele di fibre di diversa viscosità opportunamente bilanciate per modulare, o a livello di parete intestinale o a livello di materiale in digestione, le dinamiche di assorbimento, anche se quest’ultima strategia deve essere testata esclusivamente su quei soggetti che non mostrino problemi con il consumo di fibra solubile e comunque trovando con ripetuti test, il dosaggio efficace in grado comunque di non limitare eccessivamente l’assorbimento dei nutrienti normalmente utilizzati in corso di attività.

A cura del dottor Alexander Bertuccioli e del dottor Michele Moretti (Farmacista preparatore, Esperto in nutraceutica e Atleta di Endurance) – ©Riproduzione Riservata-Copyright© InBici Magazine

chi è Alexander Bertuccioli : Medico Chirurgo, Biologo nutrizionista Perfezionato in Nutrizione in Condizioni Fisiologiche e del dottor Michele Moretti (Farmacista preparatore, Esperto in nutraceutica e Atleta di Endurance)

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