C’è un pizzico di trevigiano nella vittoria del Giro d’Italia da parte dell’australiano Jay Hindley che corre con la Bora Hansgrohe.
Tra gli sponsor principali del team tedesco anche Robert Spinazzè, produttore mondiale di pali di cemento e acciaio per vigneti e frutteti e produttore di vino. Robert Spinazzè ex corridore juniores, ha vestito la maglia della Rinascita Ormelle, ha ereditato la passione per il ciclismo dal papà Gianni che negli anni Sessanta fondò l’azienda a San Michele di Piave.
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Ogni giorno Robert, compatibilmente con gli impegni di lavoro, prende la sua bicicletta da corsa e da zona Piazza dei Signori, in pieno centro a Treviso, dove vive, va a pedalare sul Montello. Il papà Gianni è stato storico sponsor nel ciclismo dilettantistico: le squadre della Tiesse Spinazzé, dirette da Vendramino Bariviera vincevano in lungo e in largo nell’Italia degli anni Settanta fino agli anni Novanta. E hanno lanciato nel ciclismo fior di campioni. Poi il ciclismo si è evoluto e Robert ha scelto di frequentare il mondo del professionismo. Tra i campioni che hanno fatto parte della “scuderia” Spinazze’ anche Peter Sagan, approdato giovanissimo nella Marca Trevigiana prima da dilettante e poi lanciato nel professionismo da Stefano Zanatta in Liquigas e per ben tre volte campione mondiale: “Sono l’unico sponsor italiano in una squadra tutta tedesca dal 2017 – racconta Robert mentre è a cena fianco a fianco a Jay Hindley a Verona per festeggiare il trionfo rosa -. Sono presente sia con l’azienda di pali che con il vino. E i festeggiamenti si fanno con il nostro prosecco trevigiano, Terre di Ger.
La squadra prima era costruita in funzione di Peter Sagan. Poi lo scorso anno si è voltato pagina. E con l’arrivo bello staff tecnico del friulano tra naturalizzato svizzero, Enrico Gasparotto, in ammiraglia, la squadra l’abbiamo costruita in modo completamente diverso. E i risultati si sono visti. La vittoria al Giro d’Italia è stata costruita giorno dopo giorno con grande condizione e gli ultimi tre chilometri della Marmolada, con il cedimento di Carapaz, sono stati fondamentali per dare la fiducia necessaria Hindley per attaccare e indossare la maglia rosa.
Che emozione indescrivibile”.
L’altra faccia del Giro d’Italia è la delusione di Fausto Pinarello e Matteo Tosatto per aver perso il Giro d’Italia con Carapaz saldamente in rosa, proprio negli ultimi tre chilometri, sulla Marmolada: “Onore a Hindley che ha saputo approfittare del momento di cedimento di Carapaz – racconta Fausto Pinarello vicino al bus della Ineos mentre l’equadoregno si sta scaldando per la cronometro finale di Verona -. Del resto abbiamo vinto gli ultimi tre Giri d’Italia, non possiamo lamentarci.
Torniamo a casa da questo Giro con una tappa vinta e con il secondo gradino del podio. Mi spiace per Carapaz, non era in grande forma. Mi ha entusiasmato invece la grande impresa, proprio sulla Marmolada, di Alessandro Covi, complementi, bellissima vittoria”. Robert Spinazzè e Fausto Pinarello abitano a poche centinaia di metri di distanza in centro a Treviso e sono cresciuti insieme. E la sera di Verona il primo festeggia, il secondo pensa già al Tour.
Matteo Tosatto prima della cronometro di Carapaz fa salire in ammiraglia Fausto Pinarello: “Preferisco aspettare dopo la prova di Richard per parlare – dice dal finestrino della macchina il tecnico di Vallà di Riese Pio X -. Ormai è andata così. Il secondo posto va bene uguale”. Ma non è sincero Tosatto, la “sconfitta” gli brucia parecchio.
Si era abituato alle vittorie al Giro d’Italia. E i due trevigiani vanno mesti a seguire l’ultima o sforzo di 17 chilometri di Carapaz che fino al giorno prima si pregustava il, trionfo in rosa a Verona.
A cura di Tina Ruggeri Copyright© InBici Magazine ©Riproduzione Riservata