A due giorni dall’edizione 108 della Liegi-Bastogne-Liegi la Classica Monumento belga continua a lasciare strascichi e far parlare di sé. Non tanto per la splendida vittoria raccolta dal campioncino di casa Quick-Step Alpha-Vinyl Team Remco Evenepoel, ma soprattutto per quanto concerne la maxi-caduta che ha interessato buona parte della carovana.
Tutti hanno ancora negli occhi il momento in cui il transalpino del Team DSM Romain Bardet si fionda a bordo strada per soccorrere il connazionale Julian Alaphilippe, rimasto inerme al suolo. In un’intervista all’Equipe il corridore francese è tornato sui quei drammatici momenti fornendo dettagli raggelanti.
“Ho visto Julian che stava davvero male. Riusciva a malapena a respirare, non parlava e non si muoveva. Ho avuto come l’impressione che fossi l’unico lì a vedere che stava soffrendo e che la gara stesse continuando senza badare a lui. Ho avuto paura che rimanesse lì, tutto solo, per sempre. Temevo il peggio. Temevo che le sue vertebre fossero compromesse, che non potesse più camminare”.
Secondo Bardet il maxi-incidente occorso alla “Doyenne” è da attribuire alla eccessiva frenesia che spesso e volentieri (non solo tra i corridori) regna sovrana: “Prima c’era una sorta di Gentlemen Agreement in gruppo, non si prendeva mai il posto di un corridore che pilota un compagno. Oggi invece tutti si intrufolano ovunque, sono pronti a tutto pur di farcela. Poi dopo quella caduta torno in strada e per poco non vengo colpito da un direttore sportivo in ammiraglia completamente pazzo che voleva tornare davanti nel gruppo. Sembrano prendere quella caduta come un normale momento di corsa, come se la competizione avesse comunque precedenza sul resto”.
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