Si diffonde in Italia il fenomeno “hikikomori” (dal lessico nipponico hiku “tirare indietro” e komoru “ritirarsi”: in sostanza significa “isolarsi”). Il confinamento coatto – determinato dal lockdown pandemico – ha acuito il disagio degli adolescenti. E’ una psicoemergenza delle figure più vulnerabili che si autoesiliano nel proprio habitat tagliando i ponti con le relazioni sociali.
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Kafka scrisse “La tana” per esorcizzare il trauma del ritorno alla presunta normalità. La pandemia ha sbriciolato il castello delle nostre certezze. La quarantena ha imposto il riflusso nel privato. Fuori dalla trincea domestica imperversa un alieno xenomorfo invisibile che non giunge da un wormhole siderale come profetizzano gli ufologi, bensì evade da un criminale laboratorio terrestre per allocarsi in organismi ospiti.
Tutti diventano – nella psicosi di massa – potenziali untori della specie alloctona. Si evocano analogie inquietanti, quasi cicliche, con storiche epidemie che hanno sovvertito i cicli esistenziali ed evolutivi dell’umanità. Il nichilismo pavido di un’allarmante percentuale di adolescenti – già stremati dal disagio sociale della postmodernità – precipita nella fobica ricerca della “tana di Kafka” dove blindare un primordiale istinto di sopravvivenza.
Le degenerazioni della sindrome “hikikomori” conducono all’overdose digitale nella spasmodica individuazione di psico-guru millantatori e salvifici. Ma conducono anche all’alcolismo, alla tossicodipendenza, all’abuso di farmaci antidepressivi, all’ipocondria, al DBP (disturbo borderline di personalità) e talvolta al suicidio.
Nella sua opera “Euristica della paura” Hans Jonas – filosofo tedesco e allievo di Heidegger – è un antesignano lungimirante che mette in guardia l’umanità: è sempre più evidente l’attuale incapacità di stabilire un equilibrio simbiotico nel contesto sociale, economico, culturale, antropologico ed ambientale.
Nel vulnerabile immaginario collettivo degli adolescenti questo perverso, obnubilato conformismo autolesionista della “dominant class” conduce alla distruzione della propria specie e dell’ecosistema. Siamo allo showdown, all’estremo redde rationem. Pertanto da un’élite illuminata e consapevole deve emergere la nuova visione degli “starseed” più evoluti come auspica Sennar Karu.
Nella fase più cruenta della pandemia l’ACSI, la Fondazione Pietro Mennea ed il Comitato Nazionale “Giù le mani dai bambini” hanno avviato con successo una campagna di sensibilizzazione documentata da “ACSI Magazine”. Questi i prodromi che hanno mobilitato il target giovanile: sul n. 53 del 10 giugno 2020 la giornalista Sabrina Parsi Caporedattore di “ACSI Magazine” (Hikikomori: fenomeno sociale giapponese che investe l’Italia); sul n. 58 del 25 settembre 2020 il prof. Luca Poma Portavoce Nazionale del Comitato “Giù le mani dai bambini” (L’abuso degli antidepressivi per gli adolescenti: sport antidoto psicosociale); sul n. 59 del 10 ottobre 2020, sul n. 60 del 25 ottobre 2020, sul n. 61 del 10 novembre 2020, sul n. 62 del 25 novembre 2020, sul n. 63 del 10 dicembre 2020 il dott. Paolo Migone Condirettore della rivista “Psicoterapia e Scienze Umane” (Marketing del farmaco: come le aziende farmaceutiche condizionano la nostra vita); sul n. 63 del 10 dicembre 2020 l’avv. Manuela Olivieri Mennea Presidente della Fondazione “Pietro Mennea” (La Fondazione Pietro Mennea aderisce al progetto ACSI – Giù le mani dai bambini: SOS sport per la depressione giovanile); sul n. 64 del 10 gennaio 2021 il prof. Luca Poma Portavoce Nazionale del Comitato “Giù le mani dai bambini” (Quali sorprese per i minorenni nel 2021? Psicofarmaci per bambini e adolescenti); sul n. 67 del 25 febbraio 2021 la psicologa Barbara Franco e la psicoterapeuta Stefania Rotondo (Il superpotere della mindfulness per i bambini); sul n. 70 del 15 aprile 2021 intervista al dott. David Lazzari Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (SOS sport per la depressione minorile).
I media enfatizzano i numeri delle vaccinazioni ma ignorano il pathos emotivo e sociale della depressione giovanile che si colloca ormai ai vertici delle patologie più diffuse in Italia. Voci autorevoli documentano un allarmante trend di crescita a livello internazionale. Emblematica la ricerca – pubblicata sul Journal of Abnormal Psychology – condotta dalla prof.ssa Jean Twenge autrice del libro “iGen” e docente di psicologia presso la San Diego State University.
Lo screening ha coinvolto oltre 200.000 adolescenti di 12-17 anni e quasi 400.000 giovani di 18-25 anni. La percentuale di individui che hanno riferito sintomi depressivi è aumentata del 52% negli adolescenti e del 63% tra i giovani di 18-25 anni. In evidenza anche l’aumento del 71% dei giovani adulti che hanno manifestato un forte stress. Infine l’emergenza drammatica del 43% di giovani che hanno dichiarato di pensare ossessivamente al suicidio.
L’ACSI, la Fondazione Pietro Mennea ed il Comitato “Giù le mani dai bambini” (il più grande presidio italiano di farmacovigilanza pediatrica) hanno attivato un osservatorio permanente sollecitando l’attenzione dei media e delle istituzioni sul rischio di abuso degli antidepressivi fra i più giovani. Firme autorevoli e qualificate partecipano a questa mobilitazione orientata verso una “psicologia sostenibile”.
Lo sport di base – suffragato da un partecipe consenso plebiscitario – è ormai un diritto inalienabile profondamente radicato nelle dinamiche sociali e salutiste della nostra complessa contemporaneità. Interviene nell’area del disagio giovanile con un messaggio educativo e formativo che propizia la socialità e la condivisione. Apre un canale di comunicazione psicoterapeutica per avviare un percorso di reinserimento sociale, di autostima, di promozione valoriale.
La sua “storica” vocazione di prevenzione e di sussidiarietà consente di alleviare il carico dei costi sul Servizio Sanitario Nazionale. Sono ormai maturi i tempi – per lo sport di base – di incidere sulle scelte, di aprire tavoli di confronto con le istituzioni e con gli enti locali, di essere protagonista nelle politiche finalizzate alla tutela psicofisica degli adolescenti.
Enrico Fora
Condirettore “ACSI Magazine”
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