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LUCIANO RABOTTINI: “IL CICLISMO DEGLI ANNI 80 ERA PIÙ FAMILIARE, OGGI È PIÙ SPETTACOLARE. L”ITALIA RIPARTA DALLE SCUOLE”


Abbiamo raggiunto telefonicamente Luciano Rabottini, professionista dal 1981 al 1990, anni in cui ha vestito diverse maglie tra cui la Santini (squadra con cui è passato prof), la Metauro Mobili Pinarello e la Vini Ricordi. Nel suo palmarès balza all’occhio la vittoria nella generale della Tirreno-Adriatico davanti a Francesco Moser e Giuseppe Petito nel 1986. Rabottini, classe 1958, dopo il ritiro è rimasto legato al mondo del ciclismo e oggi ha un’attività commerciale a Marina di Città Sant’Angelo (in provincia di Pescara) legata al ciclismo.

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Com’è cambiato il ciclismo rispetto a quando correvi tu? 

“E’ cambiato il mondo. Come attività sportiva oggi si viaggia con una filosofia molto diversa. I preparatori, i manager erano tutte figure che anni fa non esistevano. La generazione degli anni ’80 poi ha assaggiato i primi preparatori, però erano anche figure che si affacciavano al mondo del ciclismo in punta di piedi. E’ un ciclismo quello di oggi che piace molto alla gente, è molto appetibile. Il ciclismo in questi ultimi decenni si è triplicato a livello di persone che vanno in bici e si è anche qualificato molto. E’ uno sport molto praticato e il ceto sociale è cambiato e anche quest’ultimo è cresciuto. Oggi poi ci si diverte a vedere le corse, ci manca il campione è vero, però in questo momento nemmeno il Campione potrebbe essere utile per risolvere le sorti di questo sport perchè servono i fuoriclasse. Non vedo il ciclismo in crisi, ma in ottima salute. Oggi il 30% della vendita delle bici è rivolta al pubblico femminile, a prova del fatto che ci sono anche sempre più donne che praticano questo sport”.

Ti piace più adesso o prima? 

“Avendo corso negli anni ’80 e avendo molta nostalgia di quel tipo di periodo direi prima, era un ciclismo più familiare. Oggi però è un ciclismo diverso, a livello di performance è spettacolare e affascina anche le persone che conoscono poco il nostro sport”. 

Qual è il ricordo più bello della tua carriera?

“La vittoria più bella è stata il Giro di Campania, dove ho avuto l’onore di battere Franco Ballerini con cui ci legava una forte amicizia”. 

E quello più complicato? 

“Il giorno dal Gavia 1988, è stata una giornata davvero difficile”. 

Hai ideato Velò, una rubrica di TVSEI in onda da 28 anni. Com’è nata l’idea?

“C’era un mio compagno di scuola che faceva il dj su una radio privata qui in Abruzzo, il quale mi chiese una mano per commentare le tappe del Giro di Abruzzo. I riscontri furono davvero alti e da lì l’idea di provare a proporlo in qualche tv privata. Un’avventura cominciata 28 anni fa e che cresce ogni anno di più. Negli ultimi tre anni ho iniziato a collaborare con Riccardo (Magrini, ndr) che ha qualificato molto il nostro prodotto. Non è la mia attività lavorativa, ma mi piace e mi diverto”. 

Giro d’Italia, Tirreno Adriatico e Giro Donne, tutti con vista Abruzzo: che cosa ti aspetti da questa stagione? 

“Il Giro d’Italia nel 2023, con la partenza dalla Costa dei Trabocchi, ci ha regalato una grande emozione. Ci ha dato la possibilità di aprirci al mondo e al turismo. Anche nel 2024 mi aspetto una grande stagione, con le partenze e gli arrivi di tappa. In Abruzzo viviamo il ciclismo con manifestazioni importanti e ci aspettiamo che queste diano quello slancio promozionale necessario ad una regione che a livello turistico spera di poter decollare”. 

C’è oggi un corridore che ti piace in particolar modo? 

“Mi piace Van der Poel perchè quando decide di vincere lo fa in una maniera devastante ed è il corridore che più mi emoziona. Nelle corse a tappe ci sono Pogacar, Roglic e Vingegaard che sono grandissimi atleti che, supportati da grandi squadre, non sbagliano mai gli obiettivi”. 

E il nostro movimento come lo vedi? 

“Purtroppo in crisi perchè ci mancano i campioni, ma questo non basta per contrastare i fuoriclasse che ci sono oggi. Il grosso problema è che non ne vedo all’orizzonte, ci sono Ganna e Ciccone che sono ottimi atleti, ma probabilmente non ci garantiscono niente di eclatante. Bisogna ripartire dai ragazzi e quindi dalle scuole con progetti che devono attuare le società di base, ma anche quest’ultime sono in difficoltà. In tanti criticano la Federazione, ma la classe dirigente di vertice non può fare molto, vanno sollecitate le società alla base”. 

Ti aspetti qualche vittoria nel 2024 per i nostri ragazzi?

“Da abruzzese mi auguro che Giulio Ciccone possa confermarsi, ha delle grandi qualità, ma per il momento penso che abbia dato meno di quello che realmente ha nelle sue corde. Speriamo che poi possa essere un anno per il ciclismo italiano interessante, magari con qualche giovane. Non li vedo vincenti in una Grande Classica, ci sarà da aspettare ancora un po’ “. 

A cura della redazione di Inbici Magazine e OA Sport partner– Copyright© InBici Magazine ©Riproduzione Riservata

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