Ho dedicato all’attività fisica un tempo medio di almeno sei o sette ore la settimana, circa un quarto rispetto a quello che facevo quando ero un professionista (una proporzione rispettata anche a tavola!)
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Si chiude il 2014, il mio primo anno da ex corridore. Numerosi cambiamenti nella mia vita. Tuttavia, con l’obiettivo di star bene e per concedermi ancora qualche vizio a tavola, ho cercato di mantenere la buona abitudine dell’attività fisica. Principalmente la bicicletta, cui ho aggiunto qualche nuotata in piscina e qualche passeggiata a piedi, soprattutto quando ero via di casa e camminare era l’unica possibilità di fare movimento.
Qualunque cosa decidessi di fare, ho cercato di dedicare all’attività fisica un tempo medio di almeno sei o sette ore la settimana. Circa un quarto di quando ero un professionista. Una proporzione che si è mantenuta nel carrello della spesa e in cucina.
Cosa è cambiato a tavola
Come accadeva durante le pause tra la fine della stagione agonistica e la ripresa degli allenamenti, l’appetito è presto tornato entro livelli “normali”. La scatola di cereali che ero solito consumare in due o tre colazioni, ora dura più di una settimana. Le porzioni di pasta? Praticamente dimezzate. Quando, per qualche ricorrenza particolare o in occasione delle festività, mangio un po’ di più sento quasi subito la pancia gonfia e un senso di pienezza, mentre prima, durante le fasi di allenamento intenso o nelle gare, mangiavo senza interruzione senza aumentare un etto. E se la cena tardava a venire, diventavo presto impaziente.
La voglia di sperimentare
Approfittando di un appetito mitigato, ho sperimentato. Ho compiuto con curiosità alcune scelte alimentari che in passato non ero disposto a fare per qualche timore. Non ero sufficientemente motivato a rischiare di cambiare abitudini consolidate che mi avevano dato buoni risultati sul piano personale.
Per un paio di settimane, ho adottato uno schema “low carb” (come meno di 100 grammi di carboidrati al giorno), prima di realizzare che tale regime non sarebbe stato sostenibile in una famiglia la cui cucina di base resta quella mediterranea.
In un periodo successivo ho escluso il glutine per circa un mese. In questo caso ho provato sensazioni migliori, forse dovute a un effetto placebo e una migliore digestione, ma niente che non mi abbia fatto pentire di non aver fatto questi cambiamenti durante la mia carriera agonistica.
Forse la brevità dei periodi di prova mi ha impedito di sperimentare ulteriori benefici. L’unica abitudine che ho mantenuto costante, e vorrei continuare a mantenere, è quella dell’esercizio fisico.
Fonte www.ciclismo.it