La storia d’amore tra Marco Villa e la pista dura da oltre 30 anni. Dilettante prima, l’esordio nel professionismo poi con i colori dell’Amore e Vita Beretta nel 1994, due volte campione del mondo (nel 1995 e 1996) nella madison insieme a Silvio Martinello, bronzo olimpico a Sydney 2000, fino ai trionfi di Tokyo 2020 ed a quelli iridati al velodromo di Roubaix come allenatore.
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Villa è taciturno di carattere e lavora con grande amore e dedizione, con tutte le energie, con l’obiettivo di tenere unito il gruppo aiutandolo a centrare gli obiettivi. Per l’uomo del rilancio della pista azzurra da quest’anno c’è un duplice impegno: insieme alla Nazionale maschile segue infatti anche quella femminile con grandi ambizioni in vista di Parigi 2024. Il lavoro è raddoppiato ma questo non spaventa quello che oggi è considerato uno dei tecnici più apprezzati del globo. Le ambizioni dell’Italia quindi raddoppiano con un gruppo di ragazzi e ragazze di grande talento e guidati da un maestro che sa trasformare in realtà i loro sogni d’oro.
La doppia fatica che ti aspetta speriamo ci regali doppie emozioni…
“Il nostro obiettivo è Parigi 2024. Sia il gruppo dei ragazzi che quello delle ragazza è molto forte. Adesso c’è un doppio lavoro, ma speriamo appunto di poter vivere doppie emozioni. Sono felice e mi piace molto quello che sto facendo. Il settore femminile per me è un mondo nuovo, tutto da scoprire, ma le sfide mi sono sempre piaciute”.
Ragazzi e ragazze si stimolano a vicenda?
“Si allenano insieme e devo dire che, fino ad oggi, c’è una buona collaborazione. Con l’Americana ho provato a fare delle coppie miste e devo dire che stiamo facendo un buon lavoro. I ragazzi stanno trasmettendo alle ragazze tutti gli insegnamenti appresi in questi anni.”
Come ti stai trovando a lavorare con il gruppo delle ragazze?
“Tratto il gruppo femminile come quello maschile. Devo solo un po’ capire le dinamiche ed i carichi di lavoro. Devo inoltre guadagnarmi la fiducia delle loro squadre e consegnarle a loro in ottime condizioni per le corse su strada così come faccio con i ragazzi. E’ un modo nuovo e da scoprire. Con le ragazze mi piacerebbe avere lo stesso rapporto che ho con i ragazzi e quindi di dialogo aperto e programmazione”.
Qual è la prima cosa che hai detto a loro?
“Visto che l’obiettivo è Parigi ho detto a loro che mi piacerebbe vincere delle medaglie, hanno le possibilità per poterlo fare. E’ un bel gruppo”.
Il programma cosa prevede?
“Iniziamo con la Coppa del Mondo in programma a Glasgow in programma dal 21 al 24 aprile e dal 12 al 15 maggio a Milton in Canada. La tappa di giugno a Cali è invece stata spostata dal 7 al 10 luglio. Poi il calendario prevede gli europei per Junior e Under23 ad Anadia, in Portogallo, dal 14 al 19 luglio e dall’11 al 16 agosto a Monaco di Baviera, le sfide continentali per gli Elite che dovrebbero rappresentare la prima prova di qualifica olimpica. Le gare di Coppa del Mondo danno la possibilità di partecipare ai Mondiali in programma ad ottobre. Devo quindi cercare, compatibilmente con gli impegni su strada, ti portare tutti ad almeno una di queste gare. Ti faccio un esempio: Filippo Ganna devo per forza portarlo a Glasgow per poi poter partecipare ai Mondiali. La settimana di Glasgow inizialmente per Filippo doveva essere di riposo e quindi di scarico dopo i primi quattro mesi di lavoro. Non sarà quindi facile conciliare la presenza con la competitività, ma sono costretto a portarlo indipendentemente dalla condizione, tendendo conto che la Coppa del Mondo di Glasgow è quattro giorni dopo la Parigi-Roubaix dove Filippo correrà”.
Quali sono i margini di crescita del quartetto campione olimpico? Si può pensare di scendere sotto il muro dei 3’40”?
“Sembrava impossibile scendere anche sotto i 3’45” e poi invece ci siamo riusciti sorprendendo anche noi stessi. Adesso cercheremo di lavorare nel migliore dei modi in vista dei primi appuntamenti di stagione con la testa rivolta alle Olimpiadi. Migliorarci? Se andiamo ad analizzare il quartetto di Tokyo dico che potevamo fare anche meglio in termini di tempo. Ganna alle Olimpiadi aveva in testa la cronometro e poi abbiamo avuto, come tutte le nazioni, solo cinque giorni di allenamenti al velodromo di Izu. Lamon invece ha fatto il suo ma l’anno prima aveva fatto meglio, Consonni e Milan possono ancora crescere, così come Ganna. I margini per migliorare quindi ci sono, ma in tre anni può succedere di tutto. Vedremo”.
Qualcosa inizia a muoversi con i più giovani anche nel settore della velocità: bisognerà attendere il 2028 per pensare in grande?
“Manlio Moro, Davide Boscaro e Mattia Pinazzi sono dei ricambi giovani per il quartetto. Michele Scartezzini e Liam Bertazzo invece possono migliorare ancora, ma è un gruppo che è partito più di quattro anni fa. Con il settore veloce cominciamo adesso e quindi i risultati li vedremo più avanti. Quello che dico sempre è che bisogna fare scouting e quindi trovare il modello di prestazione di un atleta. Bisogna cercare sin da quando sono giovani e quindi allievi altrimenti faremo sempre fatica. Dobbiamo trovare il Ganna o Viviani della velocità, ma non nelle volate Under23 ma in categorie più giovani oppure andare a cercare nelle scuole o in altri sport. Negli juniores possiamo fare tutti i test possibili ma le squadre quando trovano il velocista forte non lo cedono per fare la velocità perché lo vogliono provare per le volate su strada”.
Elia Viviani perno della pista…
“Elia è il perno di tutto, anche del quartetto. Non solo dell’Omnium e della Madison. Bradley Wiggins ha vinto le Olimpiadi di Rio 2016 che aveva già una certa età quindi non escudo niente. Elia per me resta il centro di tutto, almeno fino a Parigi 2024”.
Un corridore veloce come Milan proverà la Madison?
“Ad oggi Milan si sta concentrando su altro, ma in allenamento facciamo un po’ di tutto”.
A Tokyo si diceva che le azzurre fossero troppo giovani. A Parigi invece avranno l’età giusta per giocarsi la medaglia d’oro…
“Ho ereditato un gruppo forte che adesso farà più esperienza. Io in questi mesi ho lasciato la libertà di venire a Montichiari compatibilmente con i loro impegni su strada. Hanno degli appuntamenti che devono gestire e quindi sta a loro saper conciliare entrambe le cose, così come succede per i ragazzi. Gli allenamenti in pista servono anche per preparare gli appuntamenti su strada, la multidisciplina è molto importante. Io sarò sempre in pista ad aspettare tutti loro”.
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