Il cambiamento è adesso, lo stiamo vivendo. Siamo nella storia di un percorso che apporterà senza ombre di dubbio aria nuova e idee continue innovative, perché stanno piano piano prendendo forma e la forma prima o dopo diventa vita: la bicicletta come modello sociale nella cultura quotidiana.
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Se prima la bici veniva vista un semplice passatempo o per pratica sportiva, ora si sta muovendo tra le coscienze e si sta mettendo in moto l’evoluzione di questo semplice ma completo mezzo a due ruote.
È terminato il tempo di prendere la bici da marzo ad ottobre, come se fosse un’imposizione morale, dettata da una concezione retrograda e spinta anche dalla politica a sminuire l’efficacia di questo “gioiello a due ruote” per interessi e per la poca vetrina pubblicitaria che essa sembri non possa apportare.
Sbagliato. Ora lo dicono i fatti: La parola d’ordine ora è sostenibilità che si interseca con condivisione tra la popolazione, di un nuovo interesse comune, praticità attraverso atti quotidiani, rispetto per gli spazi, i percorsi, quindi la responsabilità che ognuno immagazzina per sé stesso a beneficio del prossimo, per far rendere la sicurezza e la salute ai massimi livelli.
In questo contesto c’è una necessità primaria che deve sfociare nella creazione delle infrastrutture necessarie adeguate: le piste ciclabili.
Si è compreso che congestionare le strade è la funzionalità per eccellenza, anche per non incombere nuovamente in periodi di necessità con maggior affluenza del traffico, all’utilizzo dei mezzi pubblici in maniera sregolata (per fare un esempio).
Ci siamo: il perché del cambiamento è connesso all’aver finalmente accettato e capito che la bicicletta viaggia autonoma e collega mille fattori che prendono spunto sul valore e sull’ impatto ambientale e quindi alla sostenibilità ed è da lì che si tracciano percorsi tutti collegati tra di loro che hanno come scopo il miglioramento della qualità di vita dell’individuo e della società stessa.
a cura di Mauro Di Fabrizio-Copyright © Inbici Magazine©Riproduzione Riservata