Termina oggi il ritiro della nazionale italiana di ciclocross ad Ardea, sul litorale laziale a pochi chilometri da Roma. Una settimana di lavoro molto intenso per i ragazzi e le ragazze che si sono potuti allenare seguendo le direttive del commissario tecnico Fausto Scotti.
La rassegna iridata si terrà a Oostende il 30 e 31 gennaio, pittoresca località belga sul mare del nord. Ed è anche per questo motivo che gli azzurri si sono allenati in riva al mare: la sabbia sarà il giudice che assegnerà la tanto ambita maglia iridata.
Qualunque sia il risultato, al termine del mondiale la nostra nazionale avrà solo un rammarico, quello di non aver potuto schierare al via gli Juniores, dove i nostri avrebbero potuto svolgere davvero una bellissima gara. Le prove riservate a questa categoria sono state cancellate dalla rassegna iridata a causa dell’emergenza Covid-19, ed è un vero rammarico per gli azzurri se pensiamo che avremmo potuto schierare corridori del calibro di Lorenzo Masciarelli, Lucia Bramati, Bryan Olivo e tanti altri.
Per il resto, la nazionale guidata da Fausto Scotti non avrà rimpianti. Un ritiro a 15 giorni dall’evento è cosa buona e giusta, poi è chiaro che la concorrenza, soprattutto in ambito Elite, è davvero molto forte. Non bisogna nascondere che le ambizioni più importanti ricadono sulle spalle di Gioele Bertolini, che vuole riconfermare almeno la top-10 conquistata ai mondiali al suo primo anno nella massima categoria.
Ma il 2020/2021 è una stagione invernale molto particolare, i ragazzi e le ragazze hanno potuto fare pochissimi viaggi all’estero per gareggiare, ed è normale che i punti di riferimento siano pochi. In campo femminile, oltre alla sempreverde Eva Lechner, è chiaro che ci siano grandi aspettative da Alice Maria Arzuffi, recente vincitrice del tricolore, e su Chiara Teocchi, che vuole riscattarsi dopo un lungo periodo buio, ma il secondo posto all’italiano ha sicuramente dato grande morale alla ragazza lombarda, che in passato ha conquistato due titoli europei di specialità.
E’ normale che questo ritiro della nazionale italiana di ciclocross ad Ardea sia stato anche caratterizzato dalla presenza di Fabio Aru, lasciato andare dalla sua squadra, la Qhubeka-Assos, dopo che quest’ultima gli aveva in un primo momento imposto di tornare ad allenarsi solo su strada. E’ chiaro che Fabio non sta facendo il ciclocross per vincere il mondiale, ma sta cercando di preparare al meglio la stagione estiva.
E’ singolare vedere come tra l’Italia e l’estero ci siano due modi di vedere completamente diversi: per molti dei nostri connazionali il ritorno di Aru al ciclocross potrebbe essere addirittura “dannoso” per via della solita storia dei percorsi italiani non all’altezza e per via del fatto che la disciplina fuoristrada sia troppo “esplosiva” per un regolarizza come lui. All’estero, invece, la presenza del sardo potrebbe far schizzare alle stelle lo share della corsa, ma soprattutto molti vedono positivamente questa sua voglia di fare fatica in una gara che dura solo un’ora. E anche la rinuncia ai soldi, secondo molti osservatori esteri, potrebbe significare che Aru abbia davvero ancora tanta fame di vittoria. Pareri diametralmente opposti: sarà la strada a confermarci la verità.
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