Da che mondo è mondo è consuetudine che gli anziani contestino ai più giovani la scarsa volontà e la carenza di impegno. Se poi la discussione avviene fra ciclisti, categoria di brontoloni per eccellenza, la cosa non è assolutamente un avvenimento raro. Sono passati diverse decine di anni dal famosissimo “mantra” di Gino Bartali “L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare”, ma periodicamente qualche campione del passato, a torto o a ragione, torna a ribadire il concetto che “le cose così non vanno”, che “prima era diverso, era meglio”.
Ultimo arrivato nella lista dei nostalgici è Roger De Vlaeminck (vera leggenda del ciclismo di tutti i tempi, un titolo mondiale e 11 vittorie nelle 5 classiche monumento) che in una recente intervista ha contestato i big del ciclismo contemporaneo per la loro scelta di restringere al minimo la loro attività, partecipando a pochissime manifestazioni nel corso della stagione.
“Un campione non può correre solo una piccola parte di stagione – ha dichiarato Monsieur Roubaix – Per rispetto del pubblico, i big devono essere presenti a tutte le corse più prestigiose e la loro stagione non può ridursi ad un paio di mesi di attività all’anno.”
Da una parte un calendario sempre più fitto e la richiesta da parte degli sponsor di risultati importanti che diano visibilità al marchio, dall’altra ritmi di gara sempre più esasperati e atleti che tendono a effettuare programmazioni sempre più mirate a uno o due appuntamenti durante l’anno. Il risultato ovviamente è che in molte gare, anche di grandissimo blasone, siano solo due o tre gli atleti d’elite a darsi battaglia causando una notevole diminuzione della spettacolarità delle competizioni. Un trend che secondo il grande finisseur belga sta causando grossi danni al ciclismo e voi cosa ne pensate?
Gianluca Comandini