Oggi il campione trentino ricorda il suo speciale successo alla corsa polacca nel 2012.
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Finisseur di classe abituato a sorprendere con azioni fuori dal comune, Moreno Moser ha scritto il suo nome nel palmarès del Tour de Pologne dieci anni fa, il sedici luglio, vincendo la maglia gialla sull’iconico arrivo di Cracovia.
Oggi, dal suo nuovo ruolo di commentatore sportivo, ricorda quei giorni, confermando ancora una volta come la competizione sia un trampolino di lancio per i giovani campioni. “Vincere il Tour de Pologne è stato un passo veramente importante per la mia carriera” ha confermato Moser. “Sicuramente, da quel momento, per me è cambiato tanto, sia dal punto di vista professionale che mediatico. Ero giovane e un successo del genere a livello internazionale è stato molto importante per crescere e alzare l’asticella.”
Il trentino ha raccontato di aver partecipato altre due volte alla corsa polacca dopo la sua vittoria e conferma come il livello della corsa si sia alzato di stagione in stagione, rendendola sempre più dura e competitiva.
“Il Tour de Pologne è un giro breve ma atipico. E’ molto duro e particolarmente adatto agli scattisti, piuttosto che agli scalatori puri. Oltretutto non ci si può permettere distrazioni, perché i distacchi sono sempre brevi e quindi anche i traguardi volanti e gli abbuoni sono fondamentali per la classifica generale. Niente va sottovalutato, ogni momento e situazione richiede attenzione perché si rischia di giocarsi la vittoria davvero in pochissimi secondi.”
Moser si è anche soffermato sui ricordi più belli che lo legano alla corsa polacca, in particolar modo sulla tappa di Bukovina di dieci anni fa, dove riconquistò la leadership con una volata spettacolare. “Ricordo che quel giorno c’era molta tensione” racconta. “Due tappe prima avevo perso la maglia gialla per colpa di un traguardo volante che non avevamo calcolato. Oramai ero convinto di aver buttato la corsa per una distrazione e il morale non era dei migliori. La frazione di Bukovina è sempre molto dura e non sapevo se avrei potuto tenere un tracciato così, poi sono arrivati i crampi – proprio all’inizio dell’ultima salita – e mi sono detto che era davvero finita. Invece nel tratto che spiana sono riuscito a riprendermi, ho messo un rapporto agile per sciogliere le gambe e sono stato in grado di fare la volata. Di sicuro non mi aspettavo di vincerla, è stata una sorpresa anche per me. In questi giorni ho riguardato il video e, senza peccare di presunzione, posso dire di aver fatto proprio un bel numero.”
Ora che Moreno è in postazione di commento per una emittente internazionale e racconta le più importanti gare del circuito World Tour, è consapevole di come il ciclismo gli abbia regalato molte lezioni utili anche per la sua nuova carriera professionale. “Questo è lo sport più duro in assoluto” spiega. “Oltre alla fatica ci sono moltissime variabili – meteo, rischi, cadute – che ti insegnano ad adattarti, ad essere resiliente e disciplinato. Sicuramente impari ad organizzarti e ad essere pronto per ogni eventualità. Per esempio al Tour de Pologne si va a letto molto tardi perché le tappe sono lunghe – ricordo che spesso mangiavamo alle 23 – e questo ti aiuta a non abituarti troppo ad orari e ritmi prestabiliti ma ad essere elastico e flessibile.”
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