Patrick Lefevere è famoso non soltanto per i risultati sportivi che è solito ottenere nell’universo ciclistico, ma anche per le dichiarazioni pepate e che spesso fanno discutere. Il direttore sportivo della Soudal-Quick Step aveva superato il limite quando aveva offeso il Sud paragonandolo alla Colombia, al termine di una tappa del Giro d’Italia 2023 (eravamo all’inizio della Corsa Rosa e il suo Remco Evenepoel era in corsa, in piena lotta per la conquista della maglia rosa prima di ritirarsi in chiusura della prima settimana a causa della positività al Covid-19).
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Patrick Lefevere è presente in ammiraglia sulle strade del Bel Paese e ha avuto da ridire riguardo alla cronoscalata del Monte Lussari, che oggi risulterà decisiva per l’assegnazione del Trofeo Senza Fine. Il manager belga non ha usato mezze parole sul quotidiano Het Nieuwsblad, sulle cui colonne tiene una rubrica settimanale: “Una cronometro oggi decide il Giro, anche se possiamo anche chiamarlo una corsa da circo. Non soppeserò le mie parole: sono contrario al trecento per cento. Non capisco il fascino di cercare ad ogni costo quelle percentuali estreme in salita. Questo Giro ne ha dato la prova: più la montagna è ripida, più spesso partorisce un topolino“.
Patrick Lefevere ha poi proseguito, attaccando anche il Sindacato dei corridori: “Nella tappa di Crans Montana, il gruppo voleva un accorciamento della tappa e l’ha ottenuto. Ma non capisco perché abbiano accettato di correre la cronometro di oggi. Ilan Van Wilder monterà un 36×34, ma questa è mountain bike, non corse su strada. Penso che dovremmo stabilire i confini delle varie discipline in modo più rigoroso“.
Conclusione sopra le righe, come sua abitudine: “Negli ultimi dieci chilometri decisivi c’è un meccanico in moto dietro al corridore, con una bicicletta in spalla. Sono questi gli standard professionali che vuol diffondere come sport ciclistico? Penso che sia una farsa“.
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