In collegamento dal Passo dello Stelvio, dove si trova per rifinire la preparazione in vista del suo secondo grande obiettivo di stagione, la Vuelta a España, Domenico Pozzovivo è tornato con molto piacere ai microfoni di “Velodrome – opinioni a confronto”, ai quali si era già concesso durante l’ultima edizione del Giro d’Italia, che ha concluso al quinto posto.
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E anche con Pozzovivo, naturalmente, non abbiamo potuto iniziare che da Vincenzo Nibali, il siciliano che domenica, sugli Champs Elysées, coronerà una carriera con la conquista della corsa più importante al mondo. «In questi giorni abbiamo visto il miglior Nibali da quando ha messo nel mirino le grandi gare a tappe – assicura Domenico -. Aveva già fatto cose fantastiche al Giro l’anno scorso, ma qui al Tour è andato fortissimo e penso che anche per Froome e Contador sarebbe stato difficile batterlo. A differenza loro, Vincenzo ha puntato tutta la stagione sul Tour senza cercare prima altre vittorie, e ha avuto ragione».
Parola di Pozzovivo, quindi, che Nibali l’ha incrociato al Giro dello scorso anno. Quest’anno, alla corsa rosa, il corridore lucano ha invece battagliato con Nairo Quintana. Inevitabile chiedergli un confronto tra i due: «Vincenzo è un corridore più completo: forse sulla salita secca Quintana ha comunque qualcosa in più, ma lo stesso Nibali è capace di compiere azioni a lunga gittata quando la strada sale, e lo ha dimostrato non più tardi di due giorni fa a Hautacam».
A proposito di salite, se c’è una squadra che in questa stagione ha dimostrato di andar forte su questo tipo di terreno, tanto al Giro quanto al Tour, è proprio l’Ag2r-La Mondiale di Domenico Pozzovivo, che alla Grande Boucle ha vinto una tappa con Blel Kadri e ha due corridori tra i primi cinque: il giovanissimo Romain Bardet e Jean-Christophe Péraud. Un corridore, quest’ultimo, la cui storia è per certi versi paragonabile a quella di Domenico. Entrambi, infatti, si stanno ritagliando uno spazio importante pur essendo arrivati tardi ai vertici del ciclismo mondiale: il francese per via della precedente carriera in mountain bike, e Pozzovivo per la lunga militanza in formazioni Professional che lo hanno tenuto lontano dai grandi appuntamenti internazionali. Rimpianti? «Entrambi ci siamo chiesti dove saremmo arrivati se avessimo raggiunto certi livelli qualche anno prima, ma alla fine l’importante è guardare avanti, e puntare cioè a raccogliere il meglio dagli anni che devono ancora venire. E poi non c’è solo l’anagrafe: conta molto anche quanto un corridore si è spremuto nel fisico e, soprattutto, dal punto di vista mentale».
Giusto, guardare avanti, quindi. E guardare avanti, per Domenico Pozzovivo, significa pensare alla Vuelta a España che scatterà fra ormai meno di un mese: «È una corsa a cui punto molto, lo scorso anno al primo approccio mi sono subito trovato bene (6º, ndr) e spero di riuscire a migliorare ancora e arrivare vinco al podio». Gli avversari da battere? «Il principale sarà Purito, che ha corso il Tour proprio in ottica Vuelta, ma anche Valverde sarà affamato di rivincita. Bisognerà poi vedere se Froome avrà recuperato dall’infortunio, e naturalmente c’è Horner, corridore davvero imprevedibile: una fenice che rinasce dalle ceneri e che in poche corse riesce a ritrovare la condizione».
La speranza, magari, è quella di poter contare sulle strade di Spagna anche su un Carlos Betancur finalmente abile e arruolato, dopo la sua strana “scomparsa” dopo le classiche delle Ardenne alla quale anche Velobike, contattando il suo scopritore Franco Gini, aveva cercato di dare una risposta: «Per me – assicura Domenico – non sarebbe assolutamente un problema averlo accanto alla Vuelta, anzi, la nostra squadra è abituata a correre con due punte. Ad oggi, però, né io né il team abbiamo sue notizie».
Ma vedremo mai Pozzovivo al Tour de France? «È sicuramente una possibilità concreta per i prossimi due anni, compatibilmente con i percorsi. Proprio in questi giorni stiamo discutendo il rinnovo con la Ag2r ed è mia intenzione rimanere. Poi certo, solitamente per la corsa di casa i francesi prediligono i loro corridori, ma potrei anche ritagliarmi uno spazio diverso per puntare magari a qualche vittoria di tappa sulle Alpi o sui Pirenei, in modo fra l’altro da conciliare il Tour con il Giro d’Italia, che rimane per me un punto fermo».
Nella seconda parte della puntata, è intervenuto Stephen Farrand (la didascalia posta sull’immagine del video, riporta una trascrizione errata, per la quale chiediamo scusa). Il giornalista inglese, referente di spicco del sito web www.cyclingnews.com ha avuto modo di raccontare e di esternare impressioni e valutazioni raccolte direttamente sulle strade del Tour, dove si trovava fino a pochi giorni fa.
E con gli Champs Elysées ormai in vista, si avvicina il traguardo anche per il secondo ciclo stagionale di “Velodrome, opinioni a confronto”: appuntamento questa sera per la penultima puntata, dove ci sarà l’intervento di un (immaginiamo!!) felicissimo cittì della Nazionale, Davide Cassani. Al quale farà seguito il Senatore Riccardo Nencini. Un cognome importante quando si parla di Tour de France. Lo zio Gastone trionfò alla Grande Boucle nell’edizione del 1960. L’attuale Viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, che in passato ha ricoperto anche incarichi importanti all’interno della FCI, potrebbe svelarci in diretta telefonica alcuni retroscena tra gli scambi di sms tra il Premier Renzi e la maglia gialla. Raccontandoci magari, se fosse in previsione un incontro tra i due a Palazzo Chigi.
Roberto Sardelli | mobile +39 393 9324659 | mobile +39 328 8294742 | velodrome@velobike.it