a cura di Tina Ruggeri
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In altri momenti si sarebbe preso un volo aereo per la calda Spagna e ci si sarebbe messi di fronte agli atleti schierati dietro un tavolo ad ascoltare le loro impressioni sul debutto della stagione.
Avremmo visto di persona gli atleti, annusato il loro stato di forma, guardato i loro occhi e capito forse come sarebbe andata la stagione. Ma il virus ha azzerato anche i contatti umani mettendo un freddo schermo ai cristalli liquidi tra il giornalista e l’atleta, impedendo di percepire lo stato d’animo vero di questi corridori che si apprestano a debuttare in una nuova stagione agonistica costellata da incertezze nuove cancellazioni di gare. Una sorta di partita a scacchi con il coronavirus.
Ma quando la regina darà scacco matto alla pandemia non è ancora chiaro. Intanto si parte con le presentazioni perché le corse di inizio stagione, alle quali eravamo ormai abituati da anni, sono già state depennate. Niente Australia, niente Argentina, niente Africa. E pensare che proprio dall’Africa parte il riscatto ciclistico della Qhubeka Assos che vuole lanciare un nuovo ciclismo, che guardi alla persona, alla società, e non al solo risultato. E il solo risultato ci fa guardare direttamente Fabio Aru. Lo abbiamo ritrovato con il sorriso, sincero, dai modi gentili nello schermo in diretta da Girona, dal ritiro del team.
Lo stesso sorriso e la stessa speranza che gli avevamo letto ai campionati italiani di ciclocross. La speranza è quella imminente di poter correre i mondiali di ciclocross il 31 gennaio a Ostenda in Olanda e tornare a indossare la maglia azzurra del fuoristrada. Fabio Aru è tra gli iscritti al prossimo campionato del mondo di ciclocross. Non vuole ovviamente esporsi ma il suo desiderio è li, palpitante e glielo leggiamo negli occhi. Ma per dovere e rispetto del nuovo team ringrazia la Qhubeka Assos di averlo accolto in grembo: “Ringrazio tutti. Mi sento benvenuto alla Qhubeca Assos, e di aver conosciuto nuovi compagni. Un team che si adopera per dare speranza e opportunità a chi ne ha bisogno”. Parla poi del suo programma su strada: “Correrò come debutto il Tour de la Provence. E ringrazio la squadra per avermi dato la possibilità di cimentarmi nel ciclocross, ora però i miei obiettivi sono sull’asfalto quindi sto lavorando in questa direzione.
Attendo la eventuale convocazione dalla Nazionale per Ostenda. Sarò al mondiale di ciclocross senza ambizioni, ma solo per divertirmi. Non mi aspetto di poter rivaleggiare con campioni della specialità come Van Aert e Van der Poel”. Il fatto che Fabio Aru risulti tra gli iscritti al mondiale fa quindi ben sperare. La scommessa della Qhubeka Assoso è importante per il ciclismo mondiale. L’unica formazione africana World Tour vuole anche lanciare il messaggio che il ciclismo è uno sport universale e che crea fratellanza. Le mani nere che abbracciano e condono la vita degli atleti sulla maglia bianca hanno quasi un significato simbolico di fratellanza appunto. Il mondo può cambiare anche grazie alla bicicletta. E il segnale lo offre l’organizzazione no profit sudafricana Qhubeka Charity che ha già distribuito ben oltre 100.000 biciclette nel continente africano. Il debutto del team sarà all’Étoile de Bessèges all’inizio di febbraio. E purtroppo sembra di capire, non solo dalla Qhubeka Assos ma anche da tanti altri team, che l’attività agonistica sarà abbastanza limitata al continente europeo. Viaggiare anche nel 2021 sarà molto il messaggio del team che racconta la storia unica del gruppo sudafricano vuole essere un segnale anche in Europa. Sul collo della maglia e sui mezzi sarà evidenziato l’antico il proverbio africano “Ubuntu” ( io sono perché siamo). Cittadini del mondo che non possono esistere isolati.
Per Roche Maier, capo del centro di design creativo Assos i colori storici della ASSOS Werksmannschaft sono il bianco e il nero. Il simbolo della missione Qhubeka è una mano che aiuta: eleganza semplice ed essenziale. E’ l’orgoglio di sostenere il progetto Qhubeka Assos offrendo il contributo perché la bicicletta cambi vite e renda il futuro più sostenibile. Soddisfazione anche da parte del campione italiano ed europeo Giacomo Nizzolo. Per lui la doppia maglia non si poteva mettere. Prevarrà quella di campione europeo. Con le mani che lo abbracciano a simboleggiare chi voglia donare una bicicletta per cambiare il mondo. “La nostra maglia sarà visibile in gruppo e lotteremo per conquistare sempre le prime posizioni.
Inizierò la mia stagione a Besseges, poi in Almeria, e ancora allo UAE Tour, Parigi-Nizza e Milano-Sanremo. Punto proprio a questa classica di primavera. Spero di arrivare li davanti. Lo scorso anno mi sono accontentato del quinto posto. E ancora le classiche con la Gand Wevelgem in testa, e spero Fiandre e Roubaix. Correrò poi il Giro d’Italia”. Il programma della Qhubeka Assos per il 2021 sarà ambizioso, tenendo sempre conto del rischio di variazione del calendario. Sarà al via di circa 70 gare e 270 giorni di corsa. Il team è composto da 24 corridori di 16 nazionalità Un bell’arcobaleno di bandiere nazionali per un mondo unito, con un grande messaggio globale da trasmettere: lo sport deve fare del bene.
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