E’ inutile nascondersi: questa e la prossima settimana saranno tra le più difficili per chi ama il ciclismo. L’assenza del Giro delle Fiandre e della Parigi-Roubaix ci impediscono di vivere uno dei periodi più belli dell’anno, quello delle classiche del pavè.
E sapete qual è la cosa più brutta? Il fatto che non si stiano disputando perché il mondo intero sta combattendo contro un male invisibile che sta producendo migliaia di morti ogni giorno. Perché il ciclismo è aggregazione, è stare tutti insieme a bordo strada a tifare per tutti. Il ciclismo è stare tutti lì ad esaltarci nei confronti di chi vince e di chi perde, senza distinzioni. Perché la fatica è uguale per tutti. E, sotto questo punto di vista, il ciclismo è davvero uno sport democratico.
E’ questo lo spirito che anima tutti i tifosi del ciclismo, ed è lo stesso spirito che anima le classiche del pavè. Ma in maniera ancora più forte, ancora più amplificata. Oggi si sarebbe dovuta svolgere la Gent-Wevelgem, una corsa che di per sé è una festa fuori dal comune. Non si tratta di una corsa, ma di un grande evento che racchiude sette corse sotto un unico grande nome. Non a caso il nome completo – e mi piace sottolinearlo – è Gent-Wevelgem, 7 races in Flanders Fields.
E poi mercoledì ci sarebbe dovuta essere la E3 Harelbeke, l’ultima prova generale prima del Giro delle Fiandre, la corsa del popolo fiammingo, la corsa dei tifosi, come a me piace definirla. Come ho spiegato nel mio libro “Giro delle Fiandre, la classica dei tifosi”, credo che la Ronde sia definibile davvero “la classica dei tifosi”, perché il pubblico è davvero quello che fa la differenza rispetto alle altre corse.
Ogni anno, secondo Sporza, sono circa 800.000 le persone che seguono a bordo strada la Ronde van Vlaanderen. E invece un maledetto virus, che ci sta portando via tutti i nostri affetti, ci impedisce di stare a stretto contatto con le persone. Così tanta gente assiepata a bordo strada favorirebbe il diffondersi della pandemia, ed è giusto quindi stare a casa. Ma quanto avremmo voglia di una vita normale, proprio in questi giorni.
Il giorno del Giro delle Fiandre non è un giorno normale per chi, come me, ogni anno lo vive in Belgio. E’ IL giorno per eccellenza. I negozi sono tutti chiusi. “Chiuso per il Giro delle Fiandre”, si legge già nei giorni precedenti. La passione è più forte, anche le attività commerciali cedono alla passione. Dal 2017, la Ronde van Vlaanderen parte dal centro di Anversa, lì le attività sono aperte ma tutti hanno comunque le televisioni accese: mentre si fa colazione con un Belgian Waffle, si guarda la presentazione delle squadre. Un palco grande come quello di un mega concerto rock attende i corridori per la firma al foglio di partenza: per montarlo ci vogliono giorni di lavoro, e altrettanti per smontarlo.
Chi conosce bene il Giro delle Fiandre è a conoscenza del fatto che esistono numerose scorciatoie per vedere più volte il passaggio dei corridori sui muri. Bisogna districarsi tra la folla, che attende la corsa e che è pronta ad alzare cori da stadio al momento del passaggio dei corridori. Non sembra di essere a una corsa di ciclismo, l’Oude Kwaremont e gli altri muri in pavè diventano degli stadi naturali sulle quali sono esposte bandiere di tutto il mondo. Se non conoscete le scorciatoie, non preoccupatevi: il comitato organizzatore mette a disposizione dei bus gratuiti per muoversi, altrimenti ci sono i maxischermi (il percorso è pieno di zone dove è possibile ammirare la corsa per intero). Se siete più temerari, affidatevi al vostro fiuto: vi basterà annusare l’odore delle patatine fritte e della birra per capire dove stanno transitando i corridori.
Oudenaarde, con il suo museo del ciclismo, accoglie in vincitore della “classica dei tifosi”. Là dove la festa dei tifosi non finisce, ma inizia: perché dopo sette giorni c’è la Parigi-Roubaix.
Lo sport è vita, il ciclismo è vita. Oggi siamo qui a piangere i nostri cari, a combattere contro un virus invisibile che ha stravolto le nostre vite. Ma, come ci insegna il ciclismo, è dai momenti di difficoltà che dobbiamo imparare la lezione, perché torneremo, e saremo davvero dei vincitori.