Proseguiamo il nostro viaggio per spiegare meglio e per capire cosa accadrà il prossimo anno, in seguito alla Riforma del ciclismo voluta dall’Unione Ciclistica Internazionale (spiegata qui nel dettaglio). Dopo aver raccolto l’idea di Francesco Pelosi, team manager della NIPPO Vini Fantini Faizanè, grande esperto di comunicazione, oggi diamo voce alla Bardiani-CSF, in modo particolare al suo team manager Roberto Reverberi.
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Il parere del manager del #Greenteam è sintetico ma incisivo: “Questa Riforma penalizza tutte le squadre. Se avessimo la garanzia di poter fare il Giro d’Italia non staremmo nemmeno a pensarci. Il problema è che ci sono tre Professional superiori a tutte le altre: la Wanty Groupe Gobert, la Cofidis e la Direct Energie. Queste tre squadre avrebbero a disposizione un budget per fare una World Tour, ma non la fanno perché con lo status di Professional riescono ad avere dei costi di gran lunga inferiori. Ma, soprattutto, hanno una certezza non da poco: a loro viene sempre offerta la possibilità di gareggiare al Tour de France. Noi squadre italiane quali certezze abbiamo?”.
Reverberi conferma che per le Professional italiane è di fondamentale importanza partecipare al Giro d’Italia, “perché è una corsa che offre un grande picco di visibilità. Se non è possibile prendervi parte, gli sponsor resisterebbero poco. Il problema dei grandi giri esiste solo in Italia, in Francia e in Spagna, nelle altre nazioni non esiste. Prendiamo, per esempio, le squadre belghe: loro sono sempre invitate al loro Giro, sono invitate anche le Continental. E comunque le Professional belghe riescono a fare tutte le classiche della loro nazione, poi sono invitate da ASO a fare la Freccia Vallone e la Liegi: pur volendo, non hanno l’esigenza di sostenere un grande giro. Anche volendo, noi non abbiamo i corridori adatti a quel tipo di corse. Insomma, vedo uno scenario preoccupante davanti a noi, anche perché in Italia ci sono poche corse di un giorno che riescono ad assegnare tanti punti per la classifica del ranking UCI”.
A cura di Carlo Gugliotta per InBici Magazine