Quella di quest’anno per Roberto Reverberi è la sua 25esima stagione a bordo dell’ammiraglia della squadra di famiglia, la Bardiani CSF Faizanè che ha la caratteristica di allevare tanti giovani corridori per poi farli sbocciare nel panorama World Tour.
Reverberi direttore sportivo di lungo corso e Team Manager di una delle formazioni italiane Professional più importanti ha alle spalle 33 Giri d’Italia, 3 Vuelta di Spagna e un Tour de France. Roberto è di poche parole con i suoi corridori, questione di chiarezza e schiettezza. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente ad Abu Dhabi al via del UAE Tour.
Qual è il segreto per alzare sempre di più l’asticella in questo lavoro?
“Non è facile perché oggi nel ciclismo c’è un livello altissimo e quindi la necessità di curare ogni minimo particolare, dalla performance, al materiale tecnico, all’alimentazione fino ad arrivare all’aspetto psicologico. Tutto è fondamentale e niente va trascurato.”
Ad oggi quali sono stati i momenti più belli vissuti in ammiraglia?
“Il prologo di Brett Lancaster al Giro d’Italia 2005 a Reggio Calabria quando indossò anche la maglia rosa e la vittoria di Giulio Ciccone nella decima tappa del Giro 2016, quella con arrivo a Sestola.”
L’aspetto più gratificante di questo lavoro?
“Vedere la vittoria di un neo-professionista e quindi un giovane che riesce a coronare il proprio sogno.”
Quello più complicato invece?
“Anni fa gestire una squadra era più semplice al giorno d’oggi invece la logistica è più complicata. Le formazioni sono formate da uno staff più numeroso e quindi non è facile gestire e coordinare sempre tutto. Il calendario è abbastanza intenso.”
Qual è la filosofia della vostra squadra?
“Portare i giovani corridori al professionismo e quindi farli crescere per poi vederli sbocciare nel panorama World Tour, come Sonny Colbrelli e Giulio Ciccone.”
Sonny Colbrelli e Giulio Ciccone che ragazzi sono?
“Sonny è un ragazzo tranquillo e senza particolari esigenze. Forse con il tempo è diventato più meticoloso ma è rimasto il ragazzo di sempre senza montarsi la testa. Giulio invece era un ragazzo molto meticoloso e credo che lo sia ancora oggi, ma molto tranquillo anche lui. Ogni tanto ci sentiamo ed è bello aver fatto parte della crescita di questi ragazzi.”
Cosa ti aspetti quest’anno dai tuoi ragazzi?
“Quest’anno – Covid-19 permettendo – mi aspetto molto dai giovani Under23, erano già ad un buon livello lo scorso anno. Da quelli con più esperienza come Sacha Modolo, Giovanni Visconti ed Enrico Battaglin mi aspetto dei piazzamenti importanti, così come da Filippo Zana credo possa fare un ulteriore passo avanti e sono molto fiducioso nella buona crescita di Luca Colnaghi. Il livello alle corse è sempre altissimo e quindi mi rendo conto che non sia semplice emergere. Noi cercheremo sempre di essere protagonisti in tutte le corse con l’obiettivo di dare il massimo.”
In che modo state collaborando con Davide Cassani per provare a diventare una squadra World Tour?
“L’idea iniziale era quella di fare una Professional di un livello un po’ più alto come la Alpecin. Per uno sponsor privato che investe molti soldi è un impegno importante e chiaramente ci devono essere anche dei risultati che possano offrire la giusta visibilità. Non sappiamo ancora se saremo pronti già dalle prossima stagione, lo capiremo nei prossimi mesi. E’ una grande ambizione ma allo stesso tempo un impegno importante e quindi è chiaro che ci deve essere un progetto chiaro e condiviso da tutti.”
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
“Penso che sia il sogno un po’ di tutti, ma sognare no costa nulla e quindi dico il Giro d’Italia. Sarebbe il massimo”.
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