“Stiamo monitorando con attenzione la situazione dei corridori italiani affiliati a squadre russe. Confidiamo, dopo un confronto con il sindacato mondale della categoria, di arrivare presto ad una soluzione”.
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Così Cristian Salvato – presidente dell’ACCPI, l’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani – commenta la delicata situazione generata dal conflitto in Ucraina.
“Stiamo parlando con l’UCI – spiega Salvato – per capire, in particolare, la situazione della Gazprom. Sembra che ci siano delle aperture visto che il team, pur correndo sotto le insegne russe, ha una licenza svizzera. L’idea, condivisa da tutte le istituzioni del ciclismo, è quella di far sì che il team diventi un simbolo di questo conflitto e riesca a veicolare un messaggio di pace”.
Salvato ribadisce anche la posizione unitaria della categoria dei ciclisti nei confronti di questa guerra: “Tra tutti gli atleti, dall’inizio della guerra, si sono levati tanti appelli spontanei alla pace e, in tante occasioni, i ciclisti hanno espresso parole di grande solidarietà a sostegno del popolo ucraino. Lo sport è sempre stato ambasciatore di pace e l’auspicio è che, anche questa volta, vinca il buon senso e la guerra finisca al più presto”.
E sull’esclusione degli atleti russi dalle squadre professionistiche Salvato ha una sua idea: “Personalmente – dice – non sono d’accordo perché, capisco la necessità di lanciare un messaggio forte, ma non è con queste campagne che si risolvono le cose. Nel gruppo abbiamo avuto tanti atleti russi che, anche con gesti eclatanti, si sono dissociati dall’invasione dell’Ucraina e dunque non vedo perché dovrebbero pagare sulla loro pelle gli errori dei loro governanti”.
Qui sotto l’intervista a Cristian Salvato. A cura di Tina Ruggeri
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