Sofia Bertizzolo non sarà una portacolori della Movistar femminile nel 2020. L’atleta italiana ha dovuto rinunciare alla possibilità di passare alla squadra spagnola in quanto appartiene al gruppo delle Fiamme Oro, che è il gruppo sportivo legato alla Polizia di Stato.
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Come si legge nel comunicato rilasciato dalla Movistar, “il trasferimento della Bertizzolo è frustrato da vincoli legali, derivati dal suo rapporto contrattuale con la Polizia di Stato.
I regolamenti riguardanti le squadre WorldTour UCI femminili, una categoria che il team Movistar punta nel 2020 attraverso una licenza WWT, impediscono l’esistenza di doppi contratti di lavoro, e questo non permette alla Bertizzolo di iniziare il suo contratto con le Blues dal 1 ° gennaio. Dopo aver esplorato tutte le opzioni disponibili e stabilito che è impossibile combinare correttamente entrambe le situazioni, il team Movistar può solo augurare a Sofia il meglio con i suoi futuri impegni sportivi“.
In seguito, con un post sul proprio profilo Instagram, Sofia Bertizzolo ha spiegato che questo problema riguarda solo la Spagna, in quanto solo in quella nazione non vi è la possibilità di avere la possibilità di correre in un team professionistico femminile pur rimanendo tesserati anche per il corpo militare.
Queste le parole di Sofia Bertizzolo: “Voglio fare questo post per chiarire la situazione che mi riguarda, perché penso che le notizie non siano chiare. Se vogliamo parlare di legge, dobbiamo essere precisi e ricordare che ogni Paese ha le sue regole. La mia situazione riguarda la riforma Uci per il WWT, la legge italiana e la legge spagnola. Faccio parte della squadra ciclistica della Polizia in Italia, che mi supporta dal 2015, ed essendo una ciclista di un team femminile (che non può essere professionista per legge – per i giornalisti italiani legge 81/1991), ho bisogno di un contratto specifico UCI. Questo contratto, che devo essere accettabile in Italia, non è legale in Spagna. Per essere chiari, non posso far parte di una squadra spagnola il prossimo anno. Ogni Paese ha la sua legge ed è molto difficile capire come funziona, ecco perché lo capiamo solo ora”.
A cura di Carlo Gugliotta per InBici Magazine