L’Unione Ciclistica Internazionale ha inflitto pochi giorni fa una squalifica di nove mesi a Dylan Groenewegen, corridore del Team Jumbo-Visma, per aver innescato una caduta che ha ridotto quasi in fin di vita Fabio Jakobsen, portacolori della Deceuninck-QuickStep, durante il Giro di Polonia.
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I fatti risalgono alla prima tappa, la Stadion Śląski – Katowice che si è disputata il 5 agosto. Jakobsen e Groenewegen si sono giocati il successo allo sprint finale, Groenewegen ha cambiato la traiettoria della propria volata chiudendo la strada a Jakobsen, facendolo finire contro le transenne, che sono volate via. L’impatto, ad altissima velocità, ha avuto conseguenze disastrose: in un primo momento si è addirittura temuto per la vita del corridore della Deceuninck-QuickStep, ma con il passare dei giorni la situazione è migliorata sempre di più. L’olandese si è sottoposto a numerosi interventi alla mascella, l’ultimo pochi giorni fa, in cui gli è stato ricostruito l’intero osso.
Il giorno dell’incidente era presente Mattia Cattaneo, compagno di squadra di Jakobsen alla Deceuninck-QuickStep. Il corridore lombardo aveva lavorato duramente per lanciare la volata finale: “Ero stato tutto il giorno in testa al gruppo – ha spiegato nel corso della trasmissione radiofonica Ultimo Chilometro – in quanto il nostro obiettivo di squadra era quello di provare a vincere la tappa con Fabio. Negli ultimi chilometri mi sono staccato, ma non potrò mai dimenticare il momento in cui ho visto Fabio al di là delle transenne quando ho tagliato il traguardo: tutti noi avevamo capito che la situazione era molto grave. E’ un’immagine che non riuscirò mai a togliermi dalla testa. Nei giorni seguenti è stato difficile gareggiare, e sono felice che il nostro compagno Remco Evenepoel abbia dedicato il suo successo nella penultima tappa a Fabio: seppur giovane, questo ragazzo ha saputo motivarci tutti in un momento molto difficile”.
Secondo Mattia Cattaneo, reduce dalla Vuelta a Espana nella quale è risultato essere il migliore degli italiani in classifica generale, l’episodio della terribile caduta di Jakobsen deve far riflettere sulla questione sicurezza: “Sicuramente le transenne utilizzate non sono state delle migliori, non hanno retto all’impatto. Ma non solo: negli ultimi chilometri di una gara dovrebbero esserci delle transenne alte, mentre quelle posizionate al Tour de Pologne erano quelle tradizionali. Le transenne sono fondamentali per la sicurezza di noi corridori: secondo me è meglio fare economia su altre cose, ma non sulla sicurezza. Non dimenticherò mai quella giornata, è stata la più brutta da quando corro in bici, ma spero possa servire da lezione per far capire che serve investire sulla sicurezza. Nei grandi giri e nelle classiche monumento non abbiamo problemi, ma ci sono tante altre corse minori dove il problema sicurezza dovrebbe essere preso di petto. Purtroppo si pensa a migliorare le cose sempre dopo le tragedie: spero davvero che quanto accaduto non vada a finire nel dimenticatoio”.