Stefano Garzelli è intervenuto a Bike2U, appuntamento settimanale condotto da Gian Luca Giardini su Sport2U, web tv di OA Sport: l’ex ciclista italiano, ora commentatore tecnico per Rai Sport, ha tracciato un resoconto della stagione appena conclusa.
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Un primo bilancio sulla stagione dell’Italia: “Chiaramente con il ritiro di Nibali verrà a mancare un pezzo importante, soprattutto in prospettiva corsa a tappe, è vero che in questo momento siamo in difficoltà soprattutto in questa parte. Bisogna cercare di migliorare, crescere e capire quello che manca. Io penso di sapere un po’ quello che che manca purtroppo per fare il salto di qualità. Però in campo femminile, in pista e anche con Filippo Ganna, in alcuni settori praticamente l’Italia è la Nazione più forte al mondo“.
Il commento sulle Classiche Monumento. Milano-Sanremo: “La Sanremo è forse la corsa più bella, più difficile, più affascinante al mondo perché è una corsa, forse l’unica, che può vincere uno scalatore o un vincitore di grandi giri, come un velocista, come un uomo da classiche. Quest’anno è stato fatto sentire un capolavoro in discesa da parte di Mohoric, quello che ha fatto è impressionante, poi con questo abbassare la sella, il baricentro più basso, ha rischiato tantissimo. È un corridore che ha delle capacità uniche, sono pochi i corridori bravi come lui in discesa“.
Giro delle Fiandre: “Al Fiandre ha vinto il più forte, ma van der Poel è stato messo in difficoltà, lo abbiamo visto soffrire sull’ultimo muro per tenere le ruote di Pogacar, che ha fatto un errore molto grave nel non tirare più, infatti dopo si è giocato anche il podio, però è stata una corsa unica, bellissima da seguire“.
Parigi-Roubaix: “Dylan van Baarle secondo al Mondiale 2021, secondo al Fiandre 2022, però dopo quando vinci la Roubaix non sei più una sorpresa, è stato più forte, è arrivato con due minuti sul secondo. La Roubaix è una di quelle corse dove ci sono più fattori: andare forte, la fortuna, ci sono state diverse cadute, vince il più forte, il più bravo, il più fortunato“.
Liegi-Bastogne-Liegi: “Remco Evenepoel aveva già dimostrato di saper vincere a San Sebastian al primo anno, corsa comunque impegnativa e lunga. Alla Liegi forse non era favorito, però non ci sono parole per descrivere, aggettivi per per analizzare“.
Si passa ai Grandi Giri. Giro d’Italia: “Un Giro con un buon campo partenti, ma senza corridori, a parte Carapaz, che potevano magari dominare il Giro, quindi Jai Hindley è stato un vincitore in linea secondo me con le aspettative. Tra i partecipanti al Giro 2022 non era presente un Pogacar, un Roglic o altri corridori che possono dominare, erano presenti i corridori più o meno sulla stessa linea e dopo ha vinto il corridore più più costante, più calmo, più intelligente e forse guidato meglio da parte della squadra. Sono rimasto molto deluso dallo spettacolo al Giro d’Italia: si è deciso in due chilometri e mezzo sulla Marmolada. Non mi è piaciuto: da parte dei corridori, da parte dei direttori sportivi troppo controllo“.
Il Tour de France: “Spettacolo appagante è stato il Tour, è stato forse il più bello degli ultimi 30 anni. Jonas Vingegaard non è stato una sorpresa. Quest’anno al Delfinato praticamente ha fatto vincere Roglic. La Jumbo ha dimostrato di avere un grandissimo squadrone, ma è difficile interpretare a volte interpretarne la tattica“.
La Vuelta di Evenepoel: “Molto strano soprattutto il percorso, perché l’ultima settimana non aveva arrivi in salita, l’ultima tappa è stata la quindicesima con arrivo a Sierra Nevada la seconda domenica. A me non è piaciuta per niente l’ultima settimana della si sapeva bene chi era in maglia dopo la tappa di Sierra Nevada avrebbe vinto“.
Sul Mondiale: “Evenepoel è stato il più forte, anche il più bravo tatticamente, perché forse alcuni corridori, come alcuni italiani hanno sottovalutato quell’attacco dove era presente Evenepoel, che poi dopo ha fatto quello che ha voluto. Lui faceva uno sport e gli altri facevano un altro sport“.
Il Lombardia: “Tadej Pogacar ha un doppio merito perché è andato in Australia fare i Mondiali, a differenza di tutti gli altri che erano presenti, che non erano in Australia. Non era neppure un Pogacar al 100%“.
La stagione di Filippo Ganna: “Si tratta di un corridore di cui conosciamo tutti molto bene le qualità, cronometro, pista, inseguimento, record dell’ora: secondo me lui deve passo dopo passo completarsi e poi ci sono piccole corse adatte a lui o magari anche una Parigi-Roubaix“.
La ricetta per il movimento italiano: “Una squadra WorldTour italiana. Se un italiano corre in una squadra tedesca, la squadra tedesca non farà mai l’interesse al 100% per un corridore che non è tedesco. Abbiamo buoni talenti, serve una squadra molto forte per poter far fare loro il salto di qualità come corsa e come mentalità, perché un corridore forte italiano giovane in una squadra all’estero non sarà mai appoggiato come in una squadra italiana“.
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