C’era un volta la storia di un ciclista figlio dell’Irlanda o meglio figlio di Dublino, è crescere per quelle strade non era facile. Secondo di sei figli, il piccolo Stephen ha un talento in bici va, eccome se va, già a giovanissimo vinse molte corse.
Vince il suo primo trofeo importante nel ’79 la Rás Tailteann. Il suo talento è cristallino, fiuta l’affare la formazione dilettantistica francese dell’ ACBB che se lo accaparra, con i transalpini riesce a vincere la Parigi – Roubaix dei dilettanti. La sua epopea da professionista inizia nell’81 alla Peugeot ma alla Carrera arriva la sua consacrazione.
Il corridore irlandese da l’idea d’essere in costante ascesa, ma nell’86 una caduta durante la Sei Giorni di Parigi ne compromise l’annata.
Ma la svolta, e che svolta, è dietro l’angolo, ed è qualcosa di epocale. La stagione di grazia è il 1987, la maglia è quella della Carrera, la formazione di Boifava sta letteralmente dominando la scena al Giro d’Italia ha vinto tutte le crono compresa quella a squadre è un monologo, ma come in un thriller la svolta incredibile è dietro l’angolo. La Carrera domina la maglia rosa è sulle spalle salde di Visentini, Roche è a 2’42” in generale ma dopo tanti chilometri a cronometro e in pianura arrivano le montagne, la tappa è Jesolo-Sappada, tutta la squadra è a disposizione del capitano che, ovviamente è Visentini.
Ma in corso, le gerarchie esplodono, Roche nella discesa del Forcella attacca, a fine tappa dirà che lo ha fatto solo per andare a prendere Bagot, il capitano non la prende bene (per usare un eufemismo) e mette tutte la squadra a menare per andare a riprendere l’irlandese volante. La maglia rosa rintuzza, ma è una miccia, gli avversari hanno capito che la bagarre intestina alla Carrera è di quelle importanti e attaccano tutti: Chioccioli, Vannucci, Anderson e chi più ne ha, più ne metta. Ma dopo scatti e controscatti, il momento chiave accade quando la maglia rosa si mette in coda per parlare con Boifava e decidere cosa fare, già perché davanti vanno e Roche chiuderà a 1’25” da Rominger mentre Visentini ne prenderà oltre 5. E’ l’inizio della bagarre perché giù dalla bici succede di tutto: Visentini è una furia, minaccia di abbandonare la corsa, Roche dice di non averlo fatto di proposito. Gimondi dalle colonne del Corriere della Sera, assolve Roche e invita tutti alla calma, ma i tifosi non sono dello stesso avviso e in corsa vola anche qualche pugno. La corsa poi termina con l’acuto finale di Roche che mette la ciliegina sulla torta vincendo la crono finale a Saint Vincent.
Il vincitore del Giro, è anche ai blocchi di partenza, una Tour che cerca un padrone,Hinault si è ritirato e LeMond non c’è, per un infortunio occorsogli durante una battuta di caccia. Le aspettative su di lui non vanno oltre più di qualche tappa, e una la vince. Una massacrante cronometro di 87.5km. Il tour sembra arridere a Delgado, con Roche che dopo l’arrivo all’Alpe d’Huez paga 25″ allo spagnolo. Ma il Tour gira nella crono di Digione che non arride all’irlandese, che anzi paga 1’44” ma precede di 1’01” Delgado è l’apoteosi, il corridore di Dublino fa doppietta ed entra in una ristretta cerchia di corridori che sono riusciti in questa impresa.
Ma non è ancora finita, già perché dopo il Tour, Roche corse solo qualche circuito, nulla di impegnativo, che ma che serviva a non perdere la gamba in vista del Mondiale, una corsa iridata che prendeva il via da Villach in Austria, un percorso che sembrava fatta su misura per Sean Kelly compagno di nazionale del vincitore di Giro e Tour. Roche in effetti lavorò alla perfezione per il compagno di Nazionale, rintuzzando gli attacchi e pilotando Kelly nella fuga giusta dove era presente anche Moreno Argentin. A cinque dall’arrivo il gruppo dei migliori si frazionò,Roche riuscì ad agganciarsi, quando era chiaro che Kelly e Argentin, rimasti nel secondo gruppo potevano rientrare, Roche a sorpresa partì andando a vincere la corsa, dietro di lui un furente Argentin.
Una tripletta che riuscì solo ad un certo Eddie Merckx.
A fine stagione, Roche lasciò la Carrera per ovvi motivi, ma non fu più il corridore che aveva fatto vedere in quell’incredibile, controverso 1987.
A cura di M.M.per Inbici Magazine