A poche ore dalla partenza della quinta tappa del Tour de France (la Dunkerque-Calais di 171,5 km) abbiamo raggiunto telefonicamente l’ex professionista e oggi commentatore tecnico per la tv di Stato Alessandro Petacchi per stilare un bilancio di queste prime tappe della Grande Boucle: “E’ il Tour che ci aspettavamo. C’è sempre molto nervosismo e tensione per paura di perdere del tempo prezioso per gli uomini di classifica e per chi vuole cercare di vincere una volata c’è tanta bagarre. Le prime tappe del Tour sono sempre un po’ complicate e la tappa del pavé prima delle montagne può creare molta selezione”.
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Nella cronometro sarebbe stato meglio se Ganna fosse partito più tardi? E’ stato condizionato dalla pioggia?
“Lui ha detto che gli altri sono andati più forte. Sicuramente la squadra avrà guardato il meteo ma in quei paesi il tempo può cambiare da un momento all’altro. Lampaert comunque a cronometro è sempre andato forte e ha rischiato di più e avendo una fisicità diversa con un baricentro più basso può avere impostato meglio le curve. Ganna è molto alto, le curve le fa molto bene ma avendo baricentro più altro è meno stabile. In un percorso così tecnico come quello della prima tappa non ha vinto il più forte ma quello che ha rischiato di più e ha impostato le curve meglio, un po’ per la pioggia e un po’ per fisicità”.
Quanto può influire la caduta di Dainese in vista delle prossime tappe?
“Alberto sta facendo una grandissima esperienza e, come mi sono permesso di scrivergli, deve azzardare di più quindi pensare alla sua volata e pensare meno agli altri. Se non hai la squadra per essere in testa ai 250 metri devi un po’ azzardare. La caduta nei giorni successivi si può far sentire un po’ di più ma dipende anche dalla sua gravità. La squadra gli dà fiducia e questo è importante”.
Riuscirà secondo te a centrare una vittoria di tappa e quindi a giocarsela con i migliori velocisti?
“Io glielo auguro. Non ha la squadra che ha la Quick-Step Alpha Vinyl o la Jumbo-Visma e quindi è più difficile per lui mantenere la posizione. Se ha le gambe per partire e rischiare può farlo, provare non costa nulla. E’ giovane, forte e veloce e quindi deve solo crederci di più, ha delle buone potenzialità. Al Giro ha fatto una bella volata lunga e quindi vuol dire che è nelle sue corde, non ha niente da perdere”.
Oggi è in programma la frazione del pavé. Che tappa sarà secondo te?
“Non tutti sanno andare sul pavé. Al Tour c’è gente che non ha quasi mai pedalato su quelle strade e quindi non sarà facile per quei corridori, specialmente quelli leggeri. Una foratura o un incidente meccanico può compromettere la corsa. Probabilmente la squadra più attrezzata per questa tappa è la Jumbo-Visma che in frazioni come queste vanno sempre molto forte”.
Da Damiano Caruso invece che cosa ti aspetti in ottica di classifica generale?
“Damiano ha una grande esperienza, ha dimostrato di stare bene e ha fatto un programma dedicato al Tour. La squadra ha puntato molto su di lui e quindi secondo me può provare a fare classifica. Damiano è tenace, si difende sempre bene e quindi può fare un buon risultato, magari tra i primi 10 al Tour. Poi sarà la strada a parlare”.
Chi è il tuo favorito per la vittoria finale?
“Sicuramente Tadej Pogacar è quello che negli ultimi anni ha dimostrato di avere qualcosa in più. La Jumbo invece può giocarsi due carte Roglic e Vingegaard. Sulla carta il favorito è Tadej, cercheranno di metterlo in difficoltà ma ha tutte le carte in regola per poter vincere il terzo Tour”.
In molti hanno detto che al Giro d’Italia c’era un parterre di corridori meno appetibile rispetto al Tour de France. La pensi anche tu così?
“E’ vero. Non guardiamo gli uomini da classifica, per il primi tre il Tour è il grande obiettivo stagionale. All’interno di ogni squadra ci sono i migliori e hanno fatto un avvicinamento ad hoc per questo appuntamento. Il livello al Tour è molto alto in tutto il gruppo, non solo tra gli uomini di classifica”.
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