Il Tour de France 2020 prosegue attraverso il Massiccio Centrale. La tredicesima tappa propone la bellezza di 7 Gran Premi della Montagna in una frazione sicuramente esigente e importante anche per gli uomini di classifica, con un arrivo in salita impegnativo e dalle pendenze arcigne a Puy Mary.
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Il Percorso
I primi 10 chilometri di corsa dopo la partenza da Châtel-Guyon sono gli unici pianeggianti sui 191 totali: da lì in avanti, non c’è un metro di pianura, con un infinito susseguirsi di salite e discese. Il Col de Ceyssat (1a categoria, 10 km al 6% di media) è la prima vera ascesa di giornata dopo circa 25 chilometri di corsa: qui potrebbe formarsi o prendere definitivamente piede la fuga di giornata, che considerando il percorso ha ottime probabilità di arrivare al traguardo.
Seguono, al chilometro 63 e 85, le salite del Col de Guéry (7,8 km al 5%) e del Montée de La Stèle (6,8 km al 5,7%), rispettivamente di terza e seconda categoria. Dalla vetta di questa terza ascesa di giornata un lungo tratto in discesa molto dolce che comprende anche lo sprint intermedio di Lanobre. Dal chilometro 126 la Côte de l’Estiade (3,7 km al 6,9%) che di fatto introduce la parte finale della tappa, molto nervosa fin sul traguardo. Pendenza e distanza sostanzialmente identica anche per la Côte d’Anglards-de-Salers a 34 chilometri dal traguardo di Puy Mary.
La salita finale, che si divide sostanzialmente in due, inizia ai meno 15 con il Col de Neronne, un seconda categoria che assegna anche i bonus in tempo ai primi che transitano in vetta. L’ascesa misura poco meno di 3 chilometri ed ha una pendenza media del 9% piuttosto costante in tutte le sue fasi. Superato lo scollinamento ci sono 6 chilometri pianeggianti che portano all’ultima vera salita verso il traguardo con i suoi 5 chilometri all’8%: numeri ingannevoli, perché influenzati da una prima parte di salita molto pedalabile attorno al 5%. Gli ultimi 2 chilometri e 200 metri, però, presentano pendenze spesso in doppia cifra, con una media superiore all’11% e picchi al 15% dove chi ha le gambe può fare la differenza.
L’altimetria
I favoriti
I tanti Gpm, il percorso mosso e le squadre degli uomini di classifica che ancora stentano a prendere responsabilità importanti con i valori ancora in divenire fanno pensare ad un’altra tappa per una fuga da lontano. In particolar modo, il Col de Ceyssat dopo 25 chilometri potrebbe risultare decisivo nel portare via la fuga giusta, che in linea teorica dovrebbe essere composta da gente forte in salita per reggere sugli oltre 4000 metri di dislivello in programma nella tappa odierna.
Senza dubbio interessante anche la lotta tra gli uomini di classifica, che torneranno protagonisti assoluti a prescindere dalla possibilità di giocarsi il successo di tappa. Questa 13esima tappa è la prima davvero impegnativa dopo il giorno di riposo e arriva dopo un paio di frazioni non facili, nonostante non abbiano creato grossi grattacapi agli uomini di classifica. Anche le squadre potrebbero patire la fatica, e accollarsi l’onere della corsa potrebbe significare lasciare isolato il capitano già piuttosto lontano dall’arrivo.
Primoz Roglic (Jumbo-Visma), Egan Bernal (Ineos-Grenadiers) e Tadej Pogacar (UAE Emirates) sono gli uomini più attesi per quanto vedere fino ad ora. Pogacar è sembrato il più forte nelle ultime frazioni impegnative, ma per ora Roglic ha concesso ben poco. Bernal fino a questo momento ha faticato ma non ha perso tempo e già a partire da oggi potrebbe trovare terreno favorevole alle proprie caratteristiche: dovesse ingranare, diventerebbe pericolosissimo nella terza settimana. In seconda fila, sempre tra gli uomini di classifica, Mikel Landa (Bahrain-McLaren), Nairo Quintana (Arkea-Samsic) e Guillaume Martin (Cofidis), attualmente considerabili i primi outsider nella lotta per il podio ed eventualmente per la maglia gialla.