Una tappa insidiosa, ma non pericolosa. Almeno sulla carta: se agli uomini di classifica dovrebbe bastare un minimo di attenzione per superare indenni la giornata di oggi, ai velocisti è richiesto uno sforzo supplementare per arrivare a giocarsi il successo di tappa. La 17esima frazione del Tour de France prevede un arrivo di difficile lettura al termine di 200 chilometri che potrebbero risultare adatti anche ad una fuga numerosa.
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Poco da dire sui primi chilometri di gara. Da Pont du Gard, un accenno di salita nelle primissime fasi che però lascia strada ad almeno una cinquantina di chilometri agevoli. Il primo punto di interesse della tappa è posto al chilometro 62, con lo sprint intermedio di Vaison-la-Romaine. A seguire, un lungo falsopiano verso la Côte de la Rochette du Buis, classificata come salita solo nei 2,3 chilometri finali al 5,4%, Gpm di quarta categoria. La vetta è posta a 96 dalla conclusione. Anche la fase di gara successiva non dovrebbe presentare insidie, almeno fino alla sezione conclusiva. Dai meno 14, 5 chilometri di salita al 5,4% del Col de la Sentinelle, un gran premio della montagna di terza categoria il cui scollinamento è a soli 9 chilometri dal traguardo. Di fatto, una discesa con un paio di contropendenze che introduce al tratto conclusivo, caratterizzato da una curva a destra a 200 dalla linea d’arrivo di Gap.
Sulla carta, i velocisti puri potrebbero pagare l’ultima ascesa. Anche per questo, escludiamo i vari Groenewegen, Viviani ed Ewan dal novero dei favoriti principali. Il finale dispendioso dovrebbe e potrebbe favorire atleti come Peter Sagan, Michael Matthews, Matteo Trentin e Sonny Colbrelli, capaci tanto di reggere in salita quando di sviluppare alte velocità anche in una volata ristretta. La suggestione, alla vigilia delle Alpi, sarebbe un attacco di Alaphilippe: le pendenze, forse, non sono abbastanza dure, ma la maglia gialla potrebbe aver bisogno di ogni piccolo secondino almeno per sperare di difendere la leadership fino a Parigi. Il buonsenso lo vorrebbe tranquillo in gruppo, ma il transalpino non ha niente da perdere e (forse, in questo caso) qualcosa da guadagnare.
a cura di Gianluca Santo per iNBiCi magazine