Una settimana fa aveva scosso non poco il mondo del ciclismo quanto accaduto nel Tour des Pyrenées, con la cancellazione dell’ultima tappa. La corsa francese non ha visto disputare la sua terza e ultima frazione per la protesta delle cicliste, fortemente contrariate dalla sicurezza stradale nelle prime due stage. Una richiesta di annullamento, come si sa, accolta prima dal CPA, Adam Hansen, e poi dall’Unione Ciclistica Internazionale.
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Un’entrata a gamba testa dell’UCI poco gradita dall’organizzazione. Il direttore di corsa, Pascal Baudron, così si era espresso: “Quello che è successo è dovuto al fatto che le cicliste hanno pretese che non sono in linea con il loro livello. Pensano di essere al Tour de France e che tutte le strade debbano essere chiuse. Ma in Francia queste cose non si possono fare. Già sabato avevamo detto alle ragazze che avevano richieste inammissibili. Mi dico che non vale la pena organizzare una corsa e poi vedere tutti i mesi di lavoro rovinati per i capricci da bambine viziate. E se penso a tutti i volontari che si erano messi in gioco… È una catastrofe per il morale“.
A distanze di una settimana, sono arrivate le scuse e una presa di posizione molto chiara. “Le mie dichiarazioni sono state sproporzionate. Vorrei scusarmi con tutte le ciclisti che ho ferito. Mi sono espresso male in un momento in cui ero deluso, frustrato e di pessimo umore“, l’ammissione di Baudron a Sporza.
A seguire, la decisione: “Quanto successo è stato un pasticcio e continua a tormentarmi la mente. Ma non ci sarà una nuova edizione. Il Tour des Pyrénées è finito. Il passaggio a Lourdes è stato organizzato molto male ed è stata colpa nostra. Era puro caos. Se quel giorno la corsa a tappe fosse stata definitivamente interrotta, non avrei avuto alcun problema“.
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