Ci sono giorni difficili da dimenticare, e questo, una volta appesa la bicicletta al chiodo, sarà uno di quelli per Alessandro De Marchi. L’eterno ciclista italiano vince la seconda tappa del Tour of the Alps 2024 tornando al successo dopo due anni. L’alfiere del Team Jayco AlUla alza le braccia al cielo sotto il traguardo di Stans dopo una giornata interamente in fuga, come da prassi in una carriera fatta sempre all’attacco.
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I big si guardano, il movimento del ciclismo italiano attende i giovani, ma arriva De Marchi. Un corridore che deve essere preso d’esempio da tutti i ragazzi che vogliono diventare professionisti, per mentalità, per dedizione al lavoro e per forza mentale. Il quasi trentottenne, compirà gli anni il prossimo 19 maggio, ha trionfato dopo una gestione di corsa perfetta: è andato via con il giusto gruppo ad inizio tappa, ha aspettato il suo momento ed ha attaccato quando bisognava farlo. Non ha risposto immediatamente allo scatto dell’austriaco Patrick Gamper (BORA – hansgrohe), lo è andato a riprendere e staccare sulla salita finale, che terminava a 15 km dal traguardo. L’ultimo ad arrendersi è stato lo svizzero Simon Pellaud (Tudor Pro Cycling Team), terzo all’arrivo.
Subito dopo il traguardo era visibile l’emozione dell’azzurro: “Avevo molta fiducia, due anni fa ho trovato un nuovo ambiente bellissimo qui in Jayco. Dovevo solo aspettare il momento giusto, l’occasione giusta – esordisce De Marchi -. Già l’anno scorso al Giro eravamo lì a giocarcela. Quest’anno siamo ancora qui, ci vogliono come sempre un po’ di fortuna ed un po’ di coraggio, qualche volta succede ed oggi è andata bene“.
“Quando hai quasi trentotto anni, una vittoria come questa nel ciclismo di oggi è una delle più importanti in assoluto, proprio per il livello che c’è intorno, che dimostra quanto sia difficile vincere ogni volta“. Poche parole ma di rilievo quelle dell’azzurro, che due anni fa ha iniziato un nuovo percorso nel suo team, ed oggi è arrivato al coronamento del lavoro fatto. Tra poche settimane inizia il Giro, chissà che il Rosso di Buja non possa trovare un’altra delle sue zampate vincenti.
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