Il nome di Travis McCabe non è molto conosciuto al grande pubblico italiano, ma il corridore statunitense è reduce da alcune stagioni molto importanti, al punto tale da riscontrare l’interesse della Israel Start-Up Nation, che il prossimo anno farà esordire McCabe nel World Tour all’età di 30 anni.
Abbiamo incontrato Travis al ritiro invernale della Israel Start-Up Nation che si è svolto in Croazia, e ci ha confidato che, nonostante l’età matura, “l’esperienza con la Israel sarà per me un’opportunità di crescere. Non vedo l’ora di gareggiare in Europa. Le corse sono sicuramente molto diverse rispetto agli Stati Uniti: lo scorso anno ho avuto degli ottimi risultati, e sono sicuro che il lavoro svolto porterà i suoi frutti”.
Dopo diversi anni di trafila nelle formazioni Continental americane, Travis McCabe ha militato nella formazione Professional della United Healthcare nel 2017 e nel 2018: il primo anno ha corso soprattutto negli Stati Uniti e in Canada, mentre nella seconda stagione ha preso parte a diverse semiclassiche europee. Dopo la chiusura della squadra, McCabe è stato ingaggiato dalla squadra Continental aperta da Floyd Landis, la Floyd’s Pro Cycling. Il team è durato solo 12 mesi, ma questa esperienza è servita al corridore per mettersi di nuovo in evidenza con due vittorie e un importante secondo posto nella prima tappa del Tour of California, alle spalle di Peter Sagan.
“Il 2019 è stato un grande anno per me – racconta McCabe – credo di aver fatto vedere a tutti che dopo l’esperienza con la United Healthcare sono rimasto su alti livelli. Penso di aver fatto anche un ottimo Tour of Utah, vincendo la classifica a punti, così come è successo in Langkawi. Certo, correre in Europa sarà un’esperienza diversa: in questi ultimi anni ho corso soprattutto negli Stati Uniti e in Canada, e per questo voglio ringraziare la Israel Start-Up Nation per questa grande opportunità. Non voglio deludere nessuno e voglio fare del mio meglio”.
Riguardo l’esperienza svolta lo scorso anno con la Floyd’s Pro Cycling, McCabe non ha dubbi: “Dopo la chiusura della United Healthcare sono stato ingaggiato da questa squadra, e devo dire la verità: devo ringraziare Floyd Landis. Se lui non avesse portato avanti questo progetto non so se avrei potuto continuare a gareggiare. Nonostante fossimo una squadra Continental, abbiamo fatto un ottimo calendario. Lui non è mai stato molto presente fisicamente alle corse: ha lavorato soprattutto come manager della squadra, è stato con noi corridori solo al Tour of Utah e in alcuni ritiri. Ma credo sia giusto così, lui doveva curare i suoi affari, ha fatto sì che non ci mancasse niente. In gruppo non abbiamo mai avuto nessuna pressione nel correre portando il suo nome sulle divise: abbiamo sempre potuto correre con la massima tranquillità”.
Il sogno di Travis McCabe, velocista puro, è quello di partecipare al Giro d’Italia: “Il Giro sarebbe davvero un sogno. E’ una corsa davvero molto dura, ci sono delle montagne difficili da superare ma anche tante opportunità per i velocisti: se dovessi riuscire a terminare il Giro d’Italia, potrei terminare qualsiasi grande corsa a tappe”.
A cura di Carlo Gugliotta per InBici Magazine