La terza tappa del Tour de France è stata un bollettino di guerra, una ecatombe sportiva: ma a differenza di quanto accadde il primo giorno, qui la colpa è tutta di organizzatori e corridori. Troppe disattenzioni e troppa imprudenza che purtroppo rischiano di rovinare anche pesantemente i piani di chi punta alla Classifica Generale della Grande Boucle.
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Si è cominciato quasi subito con Geraint Thomas e Robert Gesink: il gallese è riuscito a ripartire e a tornare sul gruppo, cosa che non ha potuto fare il suo collega olandese. Gli episodi più incredibili sono accaduti nel finale: prima un gruppettino con Miguel Angel Lopez, poi è Primoz Roglic a fare tutto da solo nel tentativo di rimontare posizioni e Colbrelli che lo manda platealmente a quel paese. La velocità troppo sostenuta anche quando non dovrebbe essere così (le strade strette e tortuose non sono come le autostrade) butta a terra anche Jack Haig e Arnaud Demare, che cadono come birilli a circa 4 km dal traguardo insieme a moltri alti corridori; preoccupavano le condizioni dello scalatore della Bahrain – Victorious. Infine nel preparare la volata Caleb Ewan prende la curva all’interno ma toccando la ruota di un avversario frana sull’asfalto investendo anche Peter Sagan. L’australiano è rimasto diversi minuti a terra ed è stata messa in dubbio fin da subito la sua ripartenza domani: Thomas De Gendt, suo compagno di squadra, ha dichiarato che c’è una sospetta frattura ad una clavicola del brevilineo velocista di Sydney, che si vede frantumare in un istante il sogno di poter vincere almeno una tappa in tutti i tre Grandi Giri in una singola stagione.
La prima settimana di Tour è quella in cui storicamente gli incidenti più o meno gravi sono all’ordine del giorno, e la raccomandazione è quella di prestare più attenzione, evitando di buttare al vento in modo drammatico tutti i vostri piani e quelli di chi sogna di fare classifica, salire sul podio o vincere il Tour anche dall’inizio della propria carriera di corridore su strada. In questo modo il vincitore del Tour rischia di essere (in senso metaforico, precisiamo) non il più costante nel rendimento ma uno dei pochi a non essere caduto.
Non è bello vedere queste scene, soprattutto in un momento in cui la sicurezza stradale, sia in gara che in allenamento, è una delle priorità che voi stessi e noi addetti ai lavori stiamo richiedendo a gran voce.
A cura di Andrea Giorgini Copyright© InBici Magazine ©Riproduzione Riservata